Natalità, l’Italia fanalino di coda in Europa

La stampa svizzera s’interessa questa settimana al forte calo della natalità constatato in Italia. Sui media elvetici si parla anche del verdetto per l’attentato di Piazza della Loggia a Brescia nel 1974, di Terra dei fuochi e di quella “grandiosa imperfezione” che è l’Abruzzo.
La denatalità minaccia l’Italia
“L’Italia è a corto di bambini”, titolano questa settimana diversi giornali del gruppo Tamedia, riferendosi ai dati pubblicati qualche giorno fa dall’Istat. “Nel 2024 – scrive il Tages-AnzeigerCollegamento esterno – il numero medio di figli per donne in età fertile era di 1,18. Si tratta di un minimo storico in tutta Europa”. Mentre nel 1995 erano venuti alla luce 526’000 bambini, l’anno scorso ne sono nati solo 370’000. Inoltre, i decessi superano di 281’000 unità le nascite e l’aspettativa di vita è in rapido aumento. Nel 2024 sarà in media di 83,4 anni, cinque mesi in più rispetto all’anno precedente.
“Entro il 2060, la popolazione potrebbe scendere a 37 milioni di persone [dagli attuali 59 milioni]. Questi problemi demografici stanno causando sempre più problemi alla terza economia europea. Mettono a rischio il finanziamento del sistema sociale e indeboliscono lo slancio economico”. Tutto ciò in un Paese in cui “la situazione sociale è peggiorata”. Il 23% della popolazione è povero o a rischio di povertà.
“La coalizione di destra di Giorgia Meloni, al potere da più di due anni e che pone i valori della famiglia e le preoccupazioni della gente comune al primo posto del suo programma di politica interna, finora ha saputo fare poco per risolvere i problemi – rilevano le testate. Al contrario: li ha addirittura aggravati abolendo in larga misura l’assistenza sociale. Tuttavia, va precisato che ha anche ereditato enormi oneri di bilancio dai Governi precedenti”.

Gli strascichi svizzeri dell’attentato a Piazza della Loggia
La notizia della condanna a 30 anni di carcere per strage pronunciata dal tribunale dei minori di Brescia nei confronti di Marco Toffaloni, ritenuto uno dei due esecutori materiali della strage di Piazza della Loggia il 28 maggio 1974, è rimbalzata anche in Svizzera. La ragione è semplice: da anni Toffaloni risiede nella Confederazione e ha acquisito la nazionalità elvetica. “Il terrorista della porta accanto”, come lo ha soprannominato in questo servizio la RSI, si era rifugiato in Svizzera negli anni Ottanta. Qui aveva conosciuto quella che sarebbe diventata sua moglie, grazie alla quale ha potuto ottenere la cittadinanza svizzera.
Oggi, l’ex militante di Ordine Nuovo, che all’epoca dell’attentato a Brescia aveva 17 anni, “vive come un tranquillo pensionato a Landquart, nei Grigioni”. L’equipe della RSI ha cercato di entrare in contatto con lui, ma quando ha cercato di avvicinarlo all’uscita di un supermercato “è partito gambe in spalla per sfuggire alle domande”, scrivono i giornali del gruppo CH MediaCollegamento esterno. Toffaloni non si è mai presentato davanti alla giustizia italiana. L’anno scorso il Tribunale di Brescia aveva chiesto alle autorità elvetiche il trasferimento coattivo dell’imputato, ma Berna aveva risposto negativamente, poiché nel diritto elvetico non esistono basi legali che prevedono l’accompagnamento coattivo in aula. Anche un’eventuale domanda di estradizione non avrà successo: “I cittadini svizzeri non possono essere estradati verso un altro Stato, a meno che acconsentano loro stessi per iscritto”, ha precisato l’Ufficio federale di giustizia ai giornali di CH Media.
Vi è un’altra possibilità: la revoca del passaporto rossocrociato. Il consigliere agli Stati socialista Carlo Sommaruga ha presentato un’interrogazione al Governo svizzero in cui chiede se un giorno “il terrorista neofascista Marco Toffaloni sarà privato della sua nazionalità ed espulso verso l’Italia”. Nel suo atto parlamentare, il senatore ginevrino ricorda che ad alcune persone legate allo Stato islamico è già stata revocata la cittadinanza elvetica. A cinque per la precisione e in tre casi le decisioni sono entrate in vigore, scrivono le testate di CH Media, menzionando le informazioni della Segreteria di Stato della migrazione. Un’ultima via possibile è che l’Italia chieda alla Svizzera di farsi carico dell’esecuzione della pena, rileva la Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno. Finora, però, l’Ufficio federale di giustizia non ha ricevuto alcuna richiesta in tal senso.

Viaggio nella Terra dei fuochi
La Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca SRFCollegamento esterno s’interessa questa settimana alla Terra dei fuochi, l’area intorno a Napoli dove per anni sono stati sversati e a volte bruciati rifiuti e scarti tossici. “Un’area – ricorda la corrispondente di SRF in Italia – dove vivono circa tre milioni di persone, per decenni esposte a un massiccio inquinamento atmosferico e alla contaminazione di acqua e suolo”.
Tra di loro vi è Carla D’Amore, una donna a cui all’età di 24 anni è stato diagnosticato un cancro al seno e che ancora oggi è in cura. “Il suo destino l’ha spinta ad aiutare altre persone malate. Nel suo salone di bellezza organizza incontri con psicologhe per le donne malate di cancro della regione. D’Amore mostra loro come possono sentirsi di nuovo belle, nonostante la perdita dei capelli o l’aumento di peso”.
Anche se il fenomeno dello smaltimento illegale dei rifiuti è noto da decenni, “lo Stato italiano è rimasto sostanzialmente passivo”. La speranza è che la recente condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo faccia smuovere le acque. Interpellato dalla SRF, Sergio Costa, ex ministro dell’ambiente dei Governi Conte I e II e comandante del Corpo forestale dello Stato per la regione Campania, sottolinea che un monitoraggio esterno era indispensabile, visto che “finora l’Italia non è stato in grado di controllare sé stessa”.

“Una grandiosa imperfezione”
La SonntagsZeitungCollegamento esterno fa scoprire ai suoi lettori e alle sue lettrici un’Italia “ancora selvaggia e incontaminata”, dove “villaggi in pietra” sorgono all’ombra di “montagne imponenti” e dove è ancora possibile “scoprire il Paese lontani dal turismo di massa”. In Abruzzo, per la precisione. In questa regione sono stati registrati l’anno scorso 1,7 milioni di arrivi, una goccia d’acqua rispetto ai 134.4 milioni per l’Italia nel suo insieme.
“Le montagne non sono ancora sovraccariche di Spa, percorsi per mountain-bike, rifugi di lusso che servono sushi e stazioni di sci trasformate in parchi divertimento. La Dolce Vita chic ignora la regione e i prezzi sono relativamente bassi”, scrive la SonntagsZeitung. Anche se i disfunzionamenti non mancano (e l’articolo ne cita numerosi, ad esempio la gestione della cabinovia di Prati di Tivo, sequestrata, poi dissequestrata, chiusa poi riaperta e così via), l’Abruzzo “è una grandiosa imperfezione”.
“Paradossalmente, sono state la povertà e l’emigrazione a preservare l’integrità di molti villaggi”, prosegue il giornale. E ancora oggi l’Abruzzo, perlomeno quello appenninico, deve lottare contro lo spopolamento. Affinché questi borghi possano sopravvivere hanno bisogno di nuovi abitanti. E alcuni ve ne sono, come Ivan Mostacci, che dopo aver vissuto a lungo a Berlino ha deciso di ritornare con la moglie e il figlio nel suo villaggio natale di Raiano. Allo stress e all’anonimato della capitale tedesca, ha preferito un lavoro meno retribuito, ma in un posto dove la gente chiacchiera per strada e dove si può ancora trovare una casa al prezzo di un’automobile. “Tutti vogliono andare in Toscana, ma l’Abruzzo offre ancora la vera Italia, quella rude e non così formattata”, dice Mostacci. “Qui c’è meno di quella Bella Italia kitsch, ma più avventura – prosegue il domenicale. Chi viene in visita deve esserne consapevole: se cercate il lusso, non venite in Abruzzo”.

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