La televisione svizzera per l’Italia

L’Italia tra orgoglio culturale, tesori contesi e sfide climatiche

Lingotti d'oro.
L'Italia possiede la terza riserva aurea più grande del mondo, dopo USA e Germania. Keystone

Mentre a Roma infuria il dibattito sulla proprietà delle immense riserve auree dello Stato, sulle Alpi si trasporta la neve con gli elicotteri, sollevando polemiche. Sotto i riflettori dei media svizzeri questa settimana anche una nota di vanto che arriva dal riconoscimento UNESCO per la cucina italiana, mentre la sciatrice Sofia Goggia, simbolo di resilienza, dichiara di essere in "missione medaglia" per le Olimpiadi di casa. 

A chi appartiene l’oro italiano?

Iniziamo la rassegna stampa di questa settimana con l’Italia e le sue 2’452 tonnellate d’oro, che collocano il Paese al terzo posto mondiale per riserve auree, dopo Stati Uniti e Germania. Un tesoro dal valore di circa 280 miliardi di euro. Questa ricchezza, cita la Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno (NZZ), è ora al centro di un acceso dibattito politico, innescato da un emendamento alla legge di bilancio proposto da Fratelli d’Italia. La proposta, spiega la NZZ, mira a stabilire formalmente che l’oro, pur essendo gestito dalla Banca d’Italia, appartenga “allo Stato in nome del popolo italiano”.  

Questa mossa ha immediatamente sollevato un’ondata di speculazioni e forti preoccupazioni. Il quotidiano zurighese scrive che molti si chiedono se l’intenzione del Governo sia quella di poter attingere alle riserve per ridurre l’enorme debito pubblico, finanziare opere infrastrutturali come il ponte sullo Stretto di Messina, o per attuare tagli fiscali. Economisti di spicco e la stessa Banca centrale europea (BCE) hanno espresso forte preoccupazione per la potenziale minaccia all’indipendenza della Banca d’Italia. La BCE, non consultata preventivamente, è intervenuta con due pareri negativi, definendo la proposta “nebulosa” nel suo scopo e potenzialmente dannosa per l’autonomia della banca centrale nazionale, invitando l’Italia a riconsiderare la questione. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dovuto gestire la delicata situazione, discutendone direttamente con la presidente della BCE, Christine Lagarde, spiega ancora la NZZ.  

La controversia nasce da un vuoto normativo nei trattati europei che non specificano esplicitamente la proprietà delle riserve auree nazionali, pur affidandone la gestione alle singole banche centrali. Con l’adesione all’euro, ricorda il foglio elvetico, l’oro italiano non garantisce più solo la stabilità finanziaria del Paese, ma contribuisce a quella dell’intera Eurozona, un vincolo spesso mal digerito dalle forze politiche euroscettiche.  

Non è un caso che la stessa Giorgia Meloni, quando era all’opposizione, avesse sostenuto l’uso delle riserve per la spesa nazionale. Sebbene da premier abbia adottato una linea più istituzionale, la proposta riaccende vecchie tensioni sovraniste. L’economista Carlo Cottarelli, sentito dalla NZZ, ha definito “folle” l’idea di vendere l’oro, considerandolo una riserva strategica da non toccare se non in casi di estrema disperazione. Con sarcasmo, ha suggerito che se l’oro è del popolo, lo è anche il debito pubblico, “per evitare che si senta troppo ricco”. Il Parlamento italiano, conclude la NZZ, ha ora il compito di dirimere la questione entro il 31 dicembre, data di approvazione del bilancio. 

Ogni settimana proponiamo un riassunto dei temi che riguardano l’Italia di cui si è occupata la stampa della Svizzera tedesca e francese. Se vi interessa riceverla comodamente nella vostra casella di posta elettronica, potete abbonarvi alla nostra newsletter gratuita “La selezione della settimana”.

Monte Bondone
Monte Bondone, in una foto d’archivio di alcuni anni fa quando la neve ancora non mancava… trentino.com

Manca la neve sul Monte Bondone, ci pensano gli elicotteri

Una notizia che stagionale non dovrebbe essere ha suscitato scalpore e indignazione. Riportata con toni simili sia dalla Berner ZeitungCollegamento esterno che dal portale WatsonCollegamento esterno, arriva dalle Alpi italiane e mette in luce le crescenti difficoltà del settore sciistico di fronte a inverni sempre più miti.  

Sul Monte Bondone, la montagna che domina la città di Trento, la società di gestione degli impianti, Trento Funivie, ha dovuto ricorrere a una misura drastica e controversa per poter avviare la stagione: trasportare la neve con l’elicottero. Come documentato da un video della Rai e riportato da entrambe le testate svizzere, l’operazione ha visto un elicottero compiere circa 40 voli per prelevare grandi quantità di neve da quote più elevate e depositarla direttamente sulle piste da sci sottostanti. L’intero intervento, come precisa la Berner Zeitung, è durato circa quattro ore e si è reso necessario a causa delle temperature insolitamente alte e, soprattutto, del forte vento che hanno reso impossibile e inefficace l’utilizzo dei tradizionali cannoni per l’innevamento artificiale.  

La decisione ha scatenato l’immediata e indignata reazione di diverse organizzazioni ambientaliste, che hanno condannato la pratica. Tuttavia, la società Trento Funivie ha difeso la propria scelta, definendola una “soluzione temporanea” indispensabile per garantire la sicurezza delle piste e salvare la stagione turistica. Fulvio Rigotti, amministratore delegato della società, ha spiegato, in dichiarazioni riprese anche da Watson, che il costo dell’operazione, quantificato in circa 6’000 euro, è stato un investimento necessario per evitare perdite economiche ben più gravi, stimate in circa 500’000 euro di mancate entrate per l’intera area.  

Il caso del Monte Bondone, una meta popolare per lo sci alpino e il fondo nella regione del Trentino, evidenzia un problema sempre più diffuso. Entrambe le testate elvetiche, infine, colgono l’occasione per ricordare un’importante novità per chiunque scelga le piste italiane per la stagione invernale: dal primo novembre è entrato in vigore l’obbligo del casco per tutti, non più solo per i minori di 18 anni. La norma si applica a sciatori, snowboarder e persino agli amanti dello slittino. Le sanzioni per chi viene sorpreso senza la protezione adeguata sono severe: multe che vanno da 100 a 150 euro e il possibile ritiro dello skipass. 

Un piatto di spaghetti
Un esempio emblematico è il piatto simbolo, gli spaghetti al pomodoro: la pasta portata dagli arabi e il pomodoro giunto dalle Americhe. Questa capacità di integrare e reinventare, codificata per la prima volta da Pellegrino Artusi nel 1891 Keystone

La cucina italiana patrimonio mondiale dell’UNESCO

Non si poteva questa settimana non parlare della cucina italiana, celebrata in tutto il mondo, che ha ricevuto il suo più alto riconoscimento ufficiale: l’iscrizione nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO. La notizia, come riportato dalla Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno (NZZ), è stata accolta con un’ondata di entusiasmo e orgoglio nazionale in Italia, consacrando quella che la testata definisce una straordinaria “soft power” del Paese e un fattore economico globale dal valore stimato di 250 miliardi di euro.  

Come sottolineato dal quotidiano della capitale Berner ZeitungCollegamento esterno, nel periodo precedente alla decisione, la candidatura non riguardava singole ricette come la pasta o la pizza (quest’ultima già patrimonio UNESCO dal 2017), ma l’intero “rito” della cucina italiana. Si tratta del valore sociale e culturale del cibo: la preparazione come gesto di cura, il pasto come momento di convivialità e di unione tra generazioni, come il tradizionale pranzo della domenica. Il dossier, curato dal professor Pier Luigi Petrillo, ha evidenziato proprio questo mosaico di tradizioni territoriali che rafforza il tessuto sociale e l’identità.  

La NZZ approfondisce le motivazioni dietro la decisione dell’UNESCO, che ha lodato la capacità della cucina italiana di “promuovere l’inclusione sociale e il benessere collettivo”. Il Governo italiano, guidato da Giorgia Meloni e dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ha investito 1,5 milioni di euro nella campagna, celebrando il risultato come una vittoria dell’identità nazionale. La NZZ ribatte però che il successo della candidatura risiede in valori opposti al nazionalismo: l’inclusività e la fusione multiculturale.  

Gli stessi promotori, come spiega ancora il quotidiano zurighese, hanno sottolineato che la forza della cucina italiana risiede nella sua natura “anarchica”, in continua evoluzione e aperta alle influenze esterne. Un esempio emblematico è il piatto simbolo, gli spaghetti al pomodoro: la pasta portata dagli arabi e il pomodoro giunto dalle Americhe. Questa capacità di integrare e reinventare, codificata per la prima volta da Pellegrino Artusi nel 1891 non con regole ferree ma con spirito narrativo, è il vero cuore di questo patrimonio. Un patrimonio che, come concordano le analisi dei media svizzeri, appartiene non solo all’Italia, ma al mondo intero. 

Sofia Goggia.
L’obiettivo sta là, dietro l’angolo: la medaglia d’oro in discesa libera alle Olimpiadi di Milano Cortina 2026. Copyright 2024 The Associated Press. All Rights Reserved

Sofia Goggia punta all’oro olimpico in discesa libera ai Giochi di casa

Concludiamo la rassegna stampa parlando di una delle possibili protagoniste dei prossimi Giochi olimpici invernali: la sciatrice bergamasca Sofia Goggia. Quando Sofia, 33 anni, partecipa ai Giochi Olimpici, è “in missione medaglia, non per discutere”. Con queste parole, riportate dal quotidiano romando 24 HeuresCollegamento esterno, la campionessa olimpica di discesa del 2018 chiarisce le sue ambizioni per i Giochi invernali di Milano-Cortina 2026.  

L’attesa di un’intera nazione non scalfisce la sua determinazione, forgiata da una carriera di trionfi e terribili infortuni. Il suo approccio, suggerisce il quotidiano romando, è quasi monastico: “Mi si può vedere passeggiare con le cuffie antirumore. Quello che conta è essere concentrata su me stessa, nel mio silenzio, perché la mia missione è sciare il più velocemente possibile e vincere una medaglia”.  

Questo sogno olimpico, sottolinea la testata di Losanna, la accompagna fin da bambina, quando a dieci anni scriveva sul suo diario di voler diventare campionessa di discesa. Un sogno realizzato il 21 febbraio 2018 sulla pista di Jeongseon, in Corea del Sud, un’impresa storica per l’Italia che non vinceva un oro nella disciplina regina dal 1952.  

La sua resilienza è leggendaria: nel 2022 a Pechino, a soli 23 giorni da un grave infortunio al ginocchio, è riuscita a conquistare una medaglia d’argento, trovando la forza decisiva proprio alla vista dei cinque cerchi olimpici. “Hanno fatto clic”, ricorda. 24 Heures ripercorre la sua carriera costellata da infortuni, con ben nove operazioni, soprattutto alle ginocchia. L’ultima, una frattura “in mille pezzi” di tibia e piatto tibiale nel febbraio 2024, l’ha quasi spezzata. “È stata chiaramente la più difficile da vivere”, ammette, raccontando di aver perso la forza di rialzarsi. A darle nuovo slancio è stato un dialogo con l’ex calciatore Roberto Baggio, che grazie al buddismo superò i suoi calvari fisici, e una successiva operazione per rimuovere placche e viti che le causavano dolore.  

Tornata a vincere in Coppa del Mondo, dove ha già conquistato quattro coppe di specialità in discesa, anche sulla pista Olimpia delle Tofane di Cortina che ospiterà le gare del 2026, “Turbo Goggia” è ora una delle atlete più attese. Nonostante la pressione, il suo focus resta immutato: il podio. L’aspetto conviviale dei Giochi, conclude 24 Heures, non le interessa: “Non sono lì per discutere”. 

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