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Il rompicapo del trasporto di masserizie fra Svizzera e Italia

Una guardia di frontiera tiene in mano un pacco di formulari.
Dazi e balzelli si nutrono di formulari cartacei. Keystone / Gaetan Bally

Passare la frontiera con delle merci è materia spinosa, e altamente regolamentata. Se per beni di poco conto e dimensione non è difficile capire cosa fare, quando si tratta di mobilio e cianfrusaglie le cose si fanno complicate.

Metti che hai una casa di vacanza in Italia. Oppure vai a trovare un parente che vive nel Belpaese. Inevitabilmente ti ritroverai a varcare il confine con delle merci. Qualche regalo, e se hai oltrefrontiera un’abitazione in affitto o di proprietà, magari vorrai portarci un divano per il quale in Svizzera non hai più spazio, ma nel tuo posto del cuore italiano ci starebbe a meraviglia. Prese le decisioni, fatta la lista della spesa e ragionato sul trasporto, comincia il dilemma. A quali condizioni è consentito portare masserizie di proprietà dalla Svizzera all’Italia? E sul comodino della nonna, bisogna pagare un dazio?  

Il passaggio della frontiera nelle due direzioni è materia spinosa. In linea teorica, grazie agli accordi bilaterali, i confini fra la Confederazione e l’UE sono aperti. Nella pratica, quando si attraversano con delle merci, spesso non si sa che pesci prendere. Ci sono controlli a campione, in base a leggi e ordinanze che sono un rompicapo se non hai una laurea in legge. Per chi si volesse avventurare fra i Codici svizzeri, la normativa di riferimento è la Legge sulle doganeCollegamento esterno, con la collegata Legge sulla tariffa delle doganeCollegamento esterno.

Partiamo dalle cose semplici dal lato nord della frontiera: le regole per portare dall’Unione Europea al luogo di residenza svizzero cibarie, bevande e tabacco sono chiare, con i relativi dazi applicati alla frontiera elveticaCollegamento esterno. Dal primo gennaio 2025, a scorno di chi ama la spesa transfrontaliera, è diminuita la quota di merci libera da imposta sul valore aggiunto (IVA): il limite di franchigia ammonta ormai a 150 franchiCollegamento esterno.

Quanto al percorso inverso, se si vuole quindi portare in Italia una merce, non è semplice farsi un’idea delle regole del gioco. Soprattutto se vuoi trasferire masserizie, per esempio una vecchia poltrona, il cui valore commerciale è quasi pari a zero. Ma come viene vista la questione dalle autorità? Il sito della Confederazione parla chiaroCollegamento esterno: “Non è possibile fornire informazioni sulle prescrizioni estere in materia doganale. A tale proposito occorre contattare la rispettiva Amministrazione doganale estera”.

Guardia di frontiera svizzera.
Confine italo-svizzero, dogana di Chiasso. Keystone / Gaetan Bally

Caccia all’informazione

Il sito dell’italiana Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM)Collegamento esterno è molto ricco. Talmente ricco, che non è facile trovare un’informazione, paradosso moderno che ricorda la famosa ricerca dell’ago in un pagliaio. C’è una pagina di FAQCollegamento esterno, le domande più frequenti, dove è palpabile lo sforzo di comunicare con il popolo. Tuttavia, fra tecnicismi, aramaico burocratico e lacune, ti resta il dubbio che comunque andrà, forse sbaglierai.

Tvsvizzera.it ha chiesto lumi alle autorità italiane. In casi come questo, faccenda tecnica e giuridica su cui non si può rischiare un errore di trascrizione di una frase pronunciata al telefono, la giornalista contatta l’ufficio stampa e pone per iscritto domande puntuali, cui sempre per iscritto riceverà risposta. Una volta avveniva via fax, ai tempi nostri si fa via posta elettronica. La missione si è rivelata ardua, con risvolti kafkiani.

Da Roma, una gentile addetta stampa ha tentato di aiutarci. Con alterne fortune, perché le è stato detto dal dipartimento interessato che la giornalista svizzera doveva porre le sue domande utilizzando la schedaCollegamento esterno dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP).

Cortesi insistenze non hanno sortito alcun risultato.

E allora, che URP sia!

Due ore di tentativi hanno portato a uno spettacolare nulla. Il messaggio di errore: c’erano nel testo caratteri non ammessi. Ma il sito di ADM non specifica quali invece lo siano. E allora togli trattini e numeri. Per principio ci lasci i punti interrogativi, perché si tratta pur sempre di un formulario per.. porre domande. Provi a togliere anche quelli. Niente da fare. Solo dopo averlo comunicato all’addetta stampa, ci sono stati recapitati alcuni paragrafi di risposta, vergati in burocratese. Per intenderci, quel linguaggio che leggi tre volte, una quarta ad alta voce, e finisci col dubitare del tuo ingegno. Da ‘fattispecie sopracitate’, a ‘riliquidazione’, a ‘classificazione dei beni’, con frasi mozzafiato lunghe sette righe.

Dichiarazioni scritte, IVA e balzelli

Per tradurre in termini comprensibili l’arcano messaggio: qualunque merce di massimo 300 euro di valore (430 se si viaggia in aereo o via mare), è esente da tasse doganali. A partire da quella cifra, la questione si complica. Alla frontiera italiana sulle masserizie si paga l’IVA, ovvero il 22%. La poltrona del 1988 rischia di costare cara, anche perché a stabilirne il valore è il personale di frontiera, che ha facoltà di attribuire alle masserizie quello che ritiene… giusto.

Agenti italiani controllano un camion alla frontiera.
Agenti italiani al lavoro in frontiera. Keystone / Jean-Christophe Bott

L’ADM precisa che la Svizzera è Paese terzo – ovvero, non fa parte dell’UE – e pertanto non può beneficiare delle esenzioni previste dal Regolamento CE 1186/2009Collegamento esterno. Informazione confermata dall’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC), che via E-mail e a tempo di record precisa che “quel regolamento non è stato incluso negli accordi bilaterali fra Svizzera e Unione Europea”.

Nella pratica, come si fa? È necessaria una dichiarazione scritta, che funge da base per il calcolo del dovuto. Non farlo rende passibili di una multa più o meno salata. La questione è talmente ingarbugliata, che aziende con uffici a cavallo della frontiera gestiscono le pratiche. Intendiamoci, lavorano per lo più su esportazione e importazione di merci destinate alla vendita. Ma si occupano anche di persone che trasportano cianfrusaglie di proprietà. Percepiscono una commissione, il cui costo è fissato caso per caso.

Abbiamo dunque fatto la prova, e utilizzato una di queste agenzie per il trasporto di masserizie dalla residenza svizzera, alla casa di vacanze italiana. L’agenzia ne stima il valore a spanne, in base all’elenco da noi fornito. Riceviamo per la firma un formulario ufficiale zeppo di codici e numeri. Un tasso di tale burocratese, che sarebbe sadismo chiedere a un comune mortale di riempirlo. Risultato: presentato in frontiera, versato un balzello alla ditta e uno allo Stato italiano, e abbiamo potuto tirare un sospiro di sollievo.

Bisogna preparare una “fattura pro forma”, dove va indicato l’indirizzo svizzero di residenza, e quello di destinazione in Italia. Nel documento vanno elencate le masserizie, compreso peso e valore economico. Va aggiunta una voce “costo trasporto”, anche se questo avviene con un mezzo privato. Sulla cifra finale si calcola il 22% di IVA. Con questo documento si può andare nell’ufficio delle autorità di frontiera italiane, oppure farsi assistere da un’agenzia specializzata in pratiche doganali.

Due uomini caricano su un piccolo camion un vecchio tavolo.
Passare la frontiera con un vecchio tavolo può essere complicato. Getty images / Aj Wattamaniuk

Viceversa, ergo per il trasporto di masserizie da un Paese UE alla Svizzera, valgono le disposizioni dell’Ordinanza sulle dogane, che all’articolo 14Collegamento esterno stabilisce che sono esenti da dazio se utilizzate da una persona che abiterà nella Confederazione per almeno sei mesi. Esonerato anche chi viene in Svizzera per motivi di studio, così come sono esenti gli “oggetti di uso personale”, in base a questa listaCollegamento esterno. In tutti gli altri casi, anche qui ci vuole una dichiarazioneCollegamento esterno e il pagamento di un quantum. Le dogane elvetiche riscuotono un dazio sul mobilio di proprietà anche laddove lo si riporti nel Paese da una casa di vacanza all’estero.

Per chi valgono le esenzioni?

La Svizzera concede di non pagare balzelli sulle masserizie al corpo diplomatico, ai Capi di Stato e loro famiglie conviventi, nonché su articoli come bare con le salme e urne con le ceneri, ma anche corredi nuzialiCollegamento esterno, premi, e regali dal minimo valore economico.

In teoria, anche un computer portatile andrebbe dichiarato in dogana. Il sito delle autorità parla di “esportazione temporanea”. Chi ha la passione dell’eccesso di zelo, può fare annotare o contrassegnare l’apparecchio presso l’ufficio doganale di uscita dal Paese. La lista degli articoli pure interessati è sul sito dell’UDSCCollegamento esterno.

Altra musica per le “merci sensibili” come gioielli e scorie nucleari, farmaci e armi, soggette a specifiche regole elencate nell’Ordinanza sulle doganeCollegamento esterno. Massima attenzione va prestata al trasporto di beni culturali. È un ambito fortemente regolamentato, allo scopo di combattere il mercato di pezzi d’arte rubati. Una convenzione UNESCO ne vieta importazione ed esportazione illegale. Le informazioni dalle autorità svizzere sono quiCollegamento esterno, quelle italiane ne scrivono quiCollegamento esterno

Due uomini tengono in mano un quadro di Rembrandt.
Le opere d’arte sono soggette a rigorosi controlli in frontiera. Keystone

>> Per saperne di più sul traffico illegale di opere d’arte, e sul ruolo della Svizzera:

Altri sviluppi

Arte, musica e commercio

Se dalla Svizzera si desidera portare temporaneamente in Italia attrezzatura tecnica o legata a un’attività artistica, commerciale o sportiva, è necessario un Carnet di Ammissione Temporanea (Carnet ATA). Esenta dal pagamento di dazi o altre tasse e può essere utilizzato per campioni di merci, materiale professionale e articoli destinati a fiere e congressi.

Grazie al portale ataswissCollegamento esterno, gestito dalle Camere di commercio svizzere, gran parte della procedura può essere espletata per via informatica. Nel Carnet vanno elencati gli articoli, compreso peso e prezzo, sui quali si versa una cauzione. Si deve presentare al personale di dogana ogni volta che si passa la frontiera. La mancata riconsegna può diventare costosa: sull’attrezzatura verranno imposti dazi, tasse e costi amministrativi.

Se invece si lascia la Svizzera per stabilirsi in Italia, e si ha la cittadinanza italiana, non si pagano dazi sulle masserizie. Il sito dell’Ambasciata d’Italia a Berna ospita un dettagliato vademecumCollegamento esterno su come procedere.

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