Il casinò di Campione lancia un’azione legale da 80 milioni contro gli ex amministratori

Il casinò di Campione d’Italia torna sotto i riflettori, non solo per la sua ripresa economica, ma anche per un'azione legale di vasta portata contro gli ex amministratori. Questa iniziativa è concomitante alle dimissioni del presidente del Consiglio d’amministrazione, Mario Venditti, coinvolto in un'indagine per corruzione non correlata alla casa da gioco. Ripercorriamo insieme gli ultimi travagliati anni della storia dell’enclave italiana.
La società di gestione del casinò ha avviato un procedimento arbitrale per richiedere un risarcimento di circa 80 milioni di euro agli ex amministratori. L’azione legale, definita come un passo obbligato, è stata formalizzata tramite una domanda di arbitrato presentata alla Camera Arbitrale di Milano.
Sebbene il concordato fallimentare, approvato a larghissima maggioranza dai creditori, avesse precisato che la società avrebbe dovuto chiedere un risarcimento danni agli ex amministratori, tale procedura ha colto di sorpresa molti degli ex amministratori.
La società, il cui unico socio è il Comune di Campione, ha indirizzato la richiesta di risarcimento verso i professionisti che hanno ricoperto ruoli nel consiglio d’amministrazione o come revisori nel periodo 2012-2018.
“Un perizia ha quantificato un danno complessivo, inclusivo del danno d’immagine, stimato in circa 80 milioni di euro”
Roberto Canesi, sindaco di Campione d’Italia
Da noi interpellato, il Sindaco di Campione, Roberto Canesi, ha così commentato l’iniziativa: “Gli amministratori della società hanno incaricato un professore di Milano di valutare i danni. La sua perizia ha quantificato un danno complessivo, inclusivo del danno d’immagine, stimato in circa 80 milioni di euro.” Questa decisione si fonda sulle conclusioni emerse dal concordato fallimentare e su perizie tecniche che hanno delineato le responsabilità relative al crac della società.
Canesi ha inoltre precisato: “I curatori fallimentari hanno accertato che lo stato di default del casinò risaliva già al 2012. Per tale ragione, il professore incaricato della valutazione dei danni ha esteso la sua analisi a partire da quel periodo”.
Il fallimento del casinò, dichiarato nell’estate del 2018, non è quindi attribuibile esclusivamente agli ultimi amministratori, ma anche a coloro che non avrebbero agito tempestivamente di fronte al deterioramento dei bilanci. “La società ha addebitato la responsabilità in solido, pro quota, a tutti gli amministratori che hanno o potrebbero aver concorso al danno, in relazione ai rispettivi ruoli e periodi di incarico”, ha aggiunto Canesi, sottolineando che il Comune ha dato il proprio assenso all’azione “a condizione che non si configuri una lite temerariaCollegamento esterno“.

Dal boom alla crisi: la parabola del Casinò
Negli anni precedenti alla chiusura, il casinò di Campione d’Italia mostrava ancora una notevole vitalità. Nel 2016, i proventi da gioco ammontavano a 92,8 milioni di euro, con oltre 741’000 presenze. Nel 2017, nonostante un leggero calo a 91,15 milioni di euro di incassi e 672’351 ingressi, il casinò manteneva una posizione di rilievo tra i più importanti d’Europa. Nel 2018, il crollo fu drastico: gli introiti si dimezzarono a 45,46 milioni di euro, le presenze calarono a 321’587, e il settore delle slot machine registrò una perdita di oltre la metà del fatturato rispetto al biennio precedente.
Il 27 luglio 2018, il Tribunale di Como dichiarò il fallimento della casa da gioco. I debiti accumulati raggiungevano i 132 milioni di euro, di cui 42 milioni verso il Comune, unico socio. Le cause principali identificate furono una gestione finanziaria insostenibile, un contributo economico eccessivo al bilancio comunale e un costo del personale sproporzionato. Nel 2018, il monte stipendi ammontava a circa 40 milioni di franchi per 486 dipendenti, mentre il Comune ne impiegava 102 con un costo di 17 milioni, in un paese di appena 2’000 abitanti. Secondo le stime del Ministero dell’Economia e delle Finanze e dell’IFELCollegamento esterno (Fondazione ANCI), il numero ideale di impiegati comunali per una realtà di quelle dimensioni sarebbe stato di soli 16.
Il dramma sociale e l’ipotesi della cessione alla Svizzera
La chiusura del Casinò ebbe ripercussioni sociali ed economiche devastanti. Tutti i 482 dipendenti furono licenziati tramite una procedura collettiva conclusa a dicembre 2018. Il Comune entrò in dissesto finanziario, avviando la mobilità per 86 dei suoi 102 dipendenti. I lavoratori, rimasti senza stipendio per mesi, organizzarono scioperi e manifestazioni, ma senza ottenere soluzioni concrete.
>>Le proteste e le manifestazioni dei lavoratori in un nostro servizio:

Altri sviluppi
Campione d’Italia, un paese destinato a morire
La gravità della crisi portò persino a considerare l’ipotesi di una cessione del territorio di Campione d’Italia alla Svizzera. Nel settembre 2018, il deputato ticinese Marco Romano presentò un’interrogazioneCollegamento esterno al Parlamento svizzero, chiedendo se, alla luce della profonda crisi economica e istituzionale di Campione, fosse opportuno avviare un dialogo con l’Italia per una possibile integrazione dell’enclave nella Confederazione Svizzera.
Romano evidenziò che la Svizzera già sosteneva costi e forniva servizi che Campione non era più in grado di garantire, proponendo di valutare la trasformazione dell’enclave in un comune svizzero, soggetto alle normative e alla gestione elvetica. Il ministro degli affari esteri svizzero, Ignazio Cassis, anch’egli ticinese, rispose che l’ipotesi era “immaginabile”, precisando che eventuali proposte avrebbero dovuto provenire dalle autorità cantonali competenti prima di essere esaminate dal Governo federale. Questa risposta generò un acceso dibattito politico, con reazioni contrarie da parte italiana. L’allora sottosegretario agli Interni, Stefano Candiani, dichiarò categoricamente: “Campione è territorio italiano, punto”.
I numeri in crescita dopo la riapertura
Dalla riapertura nel 2022, il casinò ha evidenziato una crescita costante, sebbene ancora lontano dai livelli pre-fallimentari. Nel 2023, i proventi da gioco hanno toccato i 50,56 milioni di euro, salendo a 53,49 milioni nel 2024, con un incremento del 5,8%. “Nei primi cinque mesi del 2025 – ha spiegato Canisi – l’affluenza è aumentata del 13,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e si prevede di chiudere l’anno con oltre 60 milioni di euro di proventi da gioco”.
>>La notizia della riapertura del casinò:

Altri sviluppi
Riapre il casinò di Campione, pandemia permettendo
Nel 2024, il casinò ha generato 19,2 milioni di euro di flussi di cassa operativi, superando le previsioni del piano concordatario (14,6 milioni). “Questo ha consentito di soddisfare tutti i creditori privilegiati. Entro il 2026, grazie a una gestione oculata della società, dovremmo essere in grado di estinguere tutti i debiti accumulati dal Casinò”, conclude il sindaco di Campione.
“I buoni risultati hanno consentito di soddisfare tutti i creditori privilegiati. Entro il 2026 dovremmo essere in grado di estinguere tutti i debiti accumulati dal casinò”
Roberto Canesi, sindaco di Campione d’Italia
Territorio doganale italiano, nuove complicazioni
A complicare il quadro, dal primo gennaio 2020 Campione d’Italia è stata ufficialmente inclusa nel territorio doganale dell’Unione Europea, in ottemperanza alla direttiva 2018/0124, su richiesta dell’Italia. Fino a quella data, l’enclave italiana in territorio svizzero era considerata parte dello spazio doganale svizzero, con un regime fiscale e doganale elvetico. Le merci dirette a Campione erano soggette ai dazi elvetici, e le attività economiche seguivano le normative svizzere, pur essendo il comune formalmente italiano. Il cambiamento è stato motivato da esigenze di armonizzazione normativa, semplificazione degli scambi commerciali e adeguamento alle regole europee, e non è stato causato dal fallimento del casinò, come erroneamente riportato in alcune ricostruzioni.
>>La breve storia dell’enclave:

Altri sviluppi
Campione, dal fallimento del casinò alla nuova dogana
L’integrazione nello spazio doganale UE ha tuttavia introdotto nuove complessità. Campione è stata inclusa nel territorio doganale europeo, ma esclusa dal regime IVA. Per prevenire distorsioni concorrenziali con il vicino Canton Ticino, l’Italia ha istituito una Imposta Locale sul Consumo, con aliquote equivalenti a quelle dell’IVA svizzera.
Questo sistema ha creato significative complessità operative per commercianti e professionisti, che devono gestire regimi fiscali differenziati e adempimenti specifici. Ha inoltre avuto ripercussioni sui flussi di merci e servizi dal Ticino, complicando ulteriormente i rapporti economici transfrontalieri. L’intento svizzero di evitare una “nuova Livigno” – una zona franca con vantaggi fiscali – ha condotto a un compromesso che molti residenti e operatori definiscono oggi un “cortocircuito fiscale”.
Il caso Venditti: dimissioni sotto indagine
Per tornare al casinò, la nuova gestione ha affrontato un momento critico nel settembre 2025, con le dimissioni di Mario Venditti, presidente del Consiglio di amministrazione della casa da gioco. Nominato nella tarda primavera del 2023, Venditti – già procuratore della Repubblica di Pavia – era stato scelto per rafforzare la governance e contribuire al rilancio economico della casa da gioco. La sua nomina, a titolo non oneroso, era stata accolta favorevolmente dalle istituzioni locali, interpretata come un segnale di serietà e trasparenza volto a rafforzare la credibilità del casinò dopo anni difficili.
L’amministrazione comunale e i vertici della società di gestione avevano sottolineato l’importanza di avere una figura di alto profilo, capace di dialogare con le istituzioni e guidare il processo di rilancio economico e reputazionale.
Il 30 settembre 2025, Venditti ha rassegnato le dimissioni dopo essere stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Brescia per corruzione in atti giudiziari. L’accusa ipotizza che abbia ricevuto tangenti per favorire l’archiviazione della posizione di Andrea Sempio nel caso GarlascoCollegamento esterno.
Il Sindaco di Campione, Roberto Canesi, ha definito la sua permanenza “non opportuna e non onorevole”. Venditti ha sempre dichiarato la propria estraneità ai fatti, ma ha scelto di dimettersi per tutelare l’immagine dell’istituzione e affrontare le indagini senza conflitti di interesse. Nel frattempo, il Municipio ha già lanciato un bando di concorso (una manifestazione di interesse) per la selezione del suo successore.

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