Giuseppina Antognini, la mecenate svizzera che amava Milano

Di origini svizzere, innamorata della cultura, filantropa silenziosa ma instancabile: l’eredità di Giuseppina Antognini, anima della Fondazione Pasquinelli, vive tra i capolavori del Novecento e i progetti sociali di domani per bambini, giovani e anziani.
È morta a Milano Giuseppina AntogniniCollegamento esterno, per una vita compagna di Francesco Pasquinelli, donna discreta, il cui nome forse non suona noto a molti, eppure il cui impatto sulla vita culturale e sociale milanese è stato straordinario, dimostrando come la filantropia possa trasformarsi in un potente strumento di rinascita civica.
Una vita tra Svizzera e Milano
Nata nel 1940 in una famiglia ticinese con profonde radici nella Val di Blenio, Giuseppina cresce all’ombra della celebre fabbrica di cioccolato Cima Norma, proprietà della sua famiglia. Il destino la porta presto a Milano, dove giunge poco più che ventenne, dopo gli studi magistrali, per raggiungere la sorella. Quella che doveva essere una tappa del suo percorso si trasforma nella città d’elezione, il luogo dove costruirà la sua vita e il suo straordinario lascito.

Nella metropoli lombarda incontra Francesco PasquinelliCollegamento esterno (1922-2011), un uomo dalla duplice anima: musicista di formazione che nel 1950 abbandona le note per immergersi nel mondo industriale. La sua intuizione imprenditoriale lo porta a specializzarsi nel settore degli isolanti termo-acustici per edilizia e industria, grazie soprattutto alle concessioni delle miniere di perlite ottenute in Sardegna. Sotto la sua guida, le aziende del gruppo (le attività ben presto si ampliano in altri settori) conquistano rapidamente i mercati europei e nord-africani, costruendo un impero industriale che Pasquinelli cederà nel 1995 a un gruppo americano.
Nonostante il trasferimento a Milano, Giuseppina mantiene un legame profondo con la sua terra d’origine. Torna frequentemente in Val di Blenio e, seguendo le orme paterne, mantiene la presidenza del consiglio parrocchiale di Torre fino al 2000, testimoniando un attaccamento alle radici che non verrà mai meno.
La nascita della collezione d’arte
Il ritiro dalla vita imprenditoriale segna per Francesco Pasquinelli l’inizio di una nuova avventura, condivisa con la compagna Giuseppina: la creazione di una collezione d’arte che si rivelerà tra le più significative del panorama italiano. Seguendo la tradizione del nonno, illuminato collezionista, Francesco inizia ad acquisire capolavori del XX secolo con gusto raffinato e visione lungimirante.

Pezzo dopo pezzo, le stanze dell’elegante residenza privata di corso Magenta si popolano di opere firmate dai più grandi maestri: il Doganiere Rousseau, Picasso, Modigliani, Klee, Carrà, De Chirico, Mirò, Magritte, Chagall. Solo per citarne alcuni. Particolare attenzione viene riservata ai futuristi italiani, con acquisizioni di opere di Balla, Boccioni, Sironi e Severini, creando un nucleo di grande importanza per la storia dell’arte italiana del primo Novecento.
La svolta, da collezione privata a patrimonio condiviso
“Ho ricevuto tanto da Milano e voglio restituire qualcosa a questa città”. Questa frase, ricordata da Alberto Fossati, attuale presidente della Fondazione Pasquinelli, racchiude l’essenza del pensiero di Giuseppina Antognini e il suo profondo legame con la città meneghina.
“Ho ricevuto tanto da Milano, ora voglio restituire qualcosa a questa città”
Giuseppina Antognini
Il 2011 segna un punto di svolta nella vita di Giuseppina. Alla morte del compagno Francesco, si trova a settant’anni a ereditare un patrimonio artistico di inestimabile valore. Dove molti avrebbero visto un tesoro privato da custodire gelosamente, lei intravede un’opportunità per restituire alla città ciò che la città aveva donato alla coppia in decenni di vita milanese.
Francesco Pasquinelli, da collezionista appassionato, aveva sempre fatto fatica a separarsi dalle sue opere. Come rivela Alberto Fossati, aveva però delegato alla compagna il compito di rendere fruibile al pubblico la collezione, ma solo dopo la sua morte. Giuseppina raccoglie questa eredità morale con una determinazione rara.
La Fondazione Pasquinelli: un laboratorio di cultura e solidarietà
Nasce così la Fondazione PasquinelliCollegamento esterno, ospitata in uno spazio di 500 metri quadri completamente ristrutturato, sempre in corso Magenta. Non un semplice museo, ma un luogo vivo dove arte, musica e impegno sociale si intrecciano in un’azione culturale continua, concreta, silenziosa.
Le attività della FondazioneCollegamento esterno si sviluppano attorno a tre ambiti fondamentali: musica, arte e impegno sociale.
Musica
In ambito musicale, la Fondazione si impegna a mantenere vivo lo spirito di Francesco Pasquinelli, che da giovane fu un talentuoso concertista. Questo impegno si ispira anche al pensiero del Maestro Claudio Abbado, che affermava: “Fare musica insieme è di fatto la più efficace educazione alla vita comunitaria, al rispetto, alla disciplina e soprattutto all’ascolto reciproco.”
Arte
La profonda passione di Francesco Pasquinelli per l’arte – da lui coltivata con entusiasmo e rara competenza – è alla base delle iniziative artistiche promosse nella sede della Fondazione. Qui vengono allestite mostre pensate per un pubblico attento e curioso, con particolare attenzione ai bambini delle scuole elementari, provenienti soprattutto dalle periferie di Milano.
Sociale
La Fondazione si propone come una presenza concreta, attiva e responsabile nel contesto sociale, mettendo a disposizione risorse per sostenere progetti che rispondano a bisogni reali. Promuove inoltre il rafforzamento delle associazioni del territorio, accompagnandole verso percorsi di autonomia e sostenibilità organizzativa.
Con la lucidità e la visione, Giuseppina chiama a raccolta figure di primo piano del panorama culturale milanese: Daniela Volpi per ripensare gli spazi, lo storico dell’arte Antonello Negri per la curatela delle mostre, la musicologa Maria Majno per sviluppare una scuola di musica destinata ai bambini delle scuole primarie, con un’attenzione particolare per chi vive situazioni di fragilità.
In tutto questo fermento di iniziative, Giuseppina mantiene il suo stile discreto ma efficace, sintetizzato nel motto che la rappresenta: “A me interessa che le cose si facciano, e bene. Non che se ne parli”.
Il grande dono a Milano: nasce “Novecentopiùcento”
Nel 2019, consapevole dell’assenza di eredi e preoccupata per il destino della collezione, Giuseppina compie un gesto di grande generosità civica. Si presenta negli uffici del sindaco Giuseppe Sala con un obiettivo chiaro: donare al Comune l’intero corpus di opere, a condizione che si preveda l’ampliamento del Museo del NovecentoCollegamento esterno, un progetto che lei stessa definiva “assolutamente necessario”. E per dimostrare che le sue non sono parole vuote, deposita immediatamente un assegno da 5 milioni di euro.

Questo gesto catalizzatore dà vita a “Novecentopiùcento”, un concorso internazionaleCollegamento esterno per la creazione di un nuovo grande polo museale nell’ex Secondo Arengario di Piazza Duomo, da collegare all’attuale Museo del Novecento. La competizione attira quasi 100 studi di architettura da tutto il mondo e viene vinta dallo studio Calzoni architetti. L’obiettivo del progetto vincitore è raggiungere una sintesi architettonica tra i due edifici gemelli dell’Arengario milanese in modo da formare un unico organismo.
Il sogno di Giuseppina Antognini prende così forma concreta: due palazzi gemelli, uniti in un unico percorso museale destinato a diventare uno dei più importanti al mondo per l’arte del Novecento, con particolare riferimento al Futurismo. A lavori conclusi, l’Arengario 2 offrirà uno spazio espositivo di circa 4’100 metri quadrati, mentre le due ali gemelle dell’Arengario saranno probabilmente collegate da una suggestiva passerella in vetro posta a 20 metri di altezza.

Il progetto è attualmente in fase di realizzazione, Giuseppina non potrà vederne il completamento. “Pazienza. L’importante è che venga fatto”, avrebbe commentato.
La speranza iniziale era di inaugurare la nuova ala del Museo del Novecento entro febbraio 2026, in concomitanza con l’apertura dei Giochi olimpici invernali Milano-Cortina. Purtroppo, con tutta probabilità, questa scadenza non potrà essere rispettata.
Un patrimonio già visibile
Nonostante i tempi dilatati del progetto complessivo, parte della straordinaria collezione Pasquinelli-Antognini è già fruibile dal pubblico. Le opere di Boccioni (“Crepuscolo”, 1909), Severini (“Paesaggio toscano”, 1912-13), Sironi (“Figura”, 1913), Balla (“Velocità di automobile+luce”, 1913), Savinio (“Jour de réception”, 1930) e De Chirico (“La sala di Apollo”, 1920) sono entrate definitivamente nel percorso di visita del Museo del Novecento, arricchendo ulteriormente (con le opere dei primi quattro artisti citati) quella che è considerata la più importante collezione al mondo dedicata al Futurismo.
Il resto della collezione, composta da una trentina di capolavori firmati dai più grandi maestri del XX secolo, diventerà il nucleo dell’Arengario 2, la nuova ala del Museo del Novecento, completando così il disegno visionario di Giuseppina.
Un’eredità che va oltre l’arte
Il lascito di Giuseppina Antognini trascende la pur straordinaria collezione d’arte o il museo in costruzione. La sua vera eredità risiede in una visione limpida della cultura come bene condiviso, in un’idea di filantropia concreta e silenziosa, radicata nel rigore morale della sua terra natale e fiorita nel cuore pulsante di Milano. Con il suo esempio, ha tracciato un percorso per le nuove generazioni di mecenati, e la “semina” ha già dato frutti rigogliosi.
La Fondazione che porta il nome del compagno, nata nel 2011 e oggi guidata da Alberto Fossati, continua a onorare la memoria di Francesco Pasquinelli attraverso il sostegno a progetti sociali e culturali. L’attenzione si concentra soprattutto sull’ambito artistico e musicale, con particolare riguardo per le iniziative didatticheCollegamento esterno interdisciplinari rivolte ai bambini, per insegnare loro la bellezza attraverso l’arte. Ma il raggio d’azione si estende anche ai giovani, attraverso borse di studio alla Bocconi e all’Accademia Teatro della Scala, e agli anziani, con progetti mirati a combattere la solitudine.
Tra l’autunno 2013 a oggi la Fondazione ha promosso:
15 mostre allestite in sede con laboratori
22 progetti per laboratori con le scuole con la partecipazione di 26’912 bambini
22 progetti per laboratori per le famiglie famiglie con 720 bambini coinvolti
102 istituti scolastici di Milano città
52 istituti dai comuni dell’Hinterland milanese
L’impegno della Fondazione si è poi esteso oltre i confini dell’arte e della musica, abbracciando il campo educativo e della legalità, come dimostra ad esempio il sostegno alle iniziative di Gherardo Colombo nelle scuole. Significativo anche il contributo dato alle famiglie con figli affetti da sindrome di Asperger, a testimonianza di una sensibilità che non lascia indietro nessuno. Ma sono solo dei piccoli esempi.
Oggi Milano e la Svizzera salutano con profonda gratitudine questa donna straordinaria. Giuseppina Antognini ha dimostrato, con la sua vita e le sue scelte, che la bellezza può trasformarsi in un potente atto civile. E che anche una sola persona, armata di determinazione e amore per la cultura, può cambiare il volto di una città.

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