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Como, la guerra dei dehors tra legalità e turismo 

Una via di Como
KEYSTONE/AP/ANDREW MEDICHINI

Polemiche a Como per la decisione del sindaco Alessandro Rapinese di imporre l'eliminazione di verande e strutture fisse all'esterno dei pubblici esercizi da aprile a settembre. 

Como, meta di un turismo internazionale inarrestabile, è diventata il palcoscenico di un’aspra battaglia politica. Al centro dello scontro, i dehors di bar e ristoranti. Con una mossa decisa, il sindaco Alessandro Rapinese, eletto nel 2022 con una lista civica dopo quattordici anni passati all’opposizione, ha imposto lo smantellamento delle strutture esterne da aprile a settembre. Una decisione che, secondo il primo cittadino, serve a ripristinare la legalità in una città “che era un po’ Gotham City”, ma che per i critici è solo un “atto punitivo” nel pieno della stagione turistica. 

La “crociata” del sindaco per la legalità 

La delibera, approvata dal consiglio comunale il 27 ottobre 2025 con i voti contrari di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega e l’astensione del Partito democratico, parla chiaro: dal primo aprile al 30 settembre, tutte le verande e le strutture fisse, definite senza mezzi termini dal sindaco “sgabbiozzi totalmente illegali dal 2001”, dovranno essere rimosse. Al loro posto, solo tavolini e ombrelloni, previa autorizzazione. Le zone interessate includono il centro storico e altre aree ancora da definire. 

L’obiettivo, ha spiegato Rapinese, è applicare la legge nazionale, che prevede una durata massima di 180 giorni per le occupazioni stagionali. “Stiamo semplicemente adeguando una situazione fuori controllo alle norme in vigore”, ha dichiarato il sindaco, sottolineando come il precedente regolamento comasco, consentendo otto mesi di occupazione, avesse di fatto legittimato installazioni perenni che restavano in piedi tutto l’anno. 

La sua è una battaglia per il decoro e la legalità, per restituire piazze e vie alla cittadinanza. Non è la prima volta che il sindaco si scontra con chi occupa il suolo pubblico: già nel 2025 aveva ingaggiato una dura battaglia contro il Luna Park pasquale, persa però davanti al TAR. Ora annuncia un imminente nuovo regolamento sul Canone unico patrimoniale per mettere ordine anche nella disposizione dei tavolini. 

Le opposizioni all’attacco: “Atto punitivo” 

La linea dura del sindaco ha compattato il fronte delle opposizioni. Fratelli d’Italia ha accusato il sindaco di un “atteggiamento anticomasco”, definendo la delibera “un atto punitivo verso i commercianti, travestito da crociata moralizzatrice”. Secondo il partito, la scelta di imporre lo smontaggio proprio nei mesi di massima affluenza turistica è una decisione puramente politica, non imposta da alcuna legge nazionale o regionale. 

Anche il Partito democratico, pur astenendosi al momento del voto e riconoscendo la necessità di un riordino, ha espresso perplessità. Il PD ha evidenziato che la legge consente anche l’installazione di strutture permanenti, auspicando una riflessione più ampia “sulla situazione di vie e piazze della città che, spesso pesantemente occupate da ombrelloni e tavolini, non si possono più definire tali”.  

Le aperture semplificate dovute al Covid-19 

Durante la pandemia di Covid-19, il Governo italiano ha introdotto con il Decreto Rilancio del maggio 2020 un regime semplificato per i dehors che prevedeva procedure facilitate e l’esenzione dal pagamento del canone di occupazione del suolo pubblico, per permettere a bar e ristoranti di continuare l’attività garantendo il distanziamento sociale.  

Como ha applicato queste misure, con la giunta comunale che nell’ottobre 2020 ha prorogato l’ampliamento delle aree dehors esentando i commercianti dalla tassa. Quella che doveva essere una misura temporanea è stata prorogata continuamente a livello nazionale fino ad oggi, con l’ultima proroga (settembre 2025) che estende il regime fino al 30 giugno 2027.  

La decisione del sindaco Rapinese di eliminare i dehors va quindi controcorrente rispetto alla tendenza nazionale: mentre il resto d’Italia mantiene le facilitazioni Covid per altri due anni, Como vuole tornare alle regole pre-pandemia, revocando proprio quelle agevolazioni che erano state introdotte per sostenere i commercianti e che sono ancora valide a livello nazionale. 

Un confronto con Lugano 

Anche Lugano, città svizzera affacciata sul lago omonimo, ha vissuto una vicenda simile a quella di Como, ma con tempistiche e motivazioni diverse. Durante la pandemia di Covid-19, il Municipio luganese ha adottato misure di sostegno per bar e ristoranti, condonando le tasse di occupazione dell’area pubblica (circa 260’000 franchi svizzeri all’anno) e permettendo un’estensione del 30% delle aree esterne, con 43 esercizi pubblici che ne hanno beneficiato.  

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A differenza dell’Italia dove il regime semplificato è stato prorogato continuamente fino al 2027, Lugano ha posto fine a queste agevolazioni il 31 marzo 2024, dopo l’entrata in vigore della nuova LEAR (Legge sugli Esercizi Alberghieri e sulla Ristorazione, 15 giugno 2023), una normativa cantonale che ha tolto ai Comuni l’autonomia di prorogare ulteriormente le facilitazioni. Tutte le verande create durante la pandemia sono state smantellate, a meno che i titolari non abbiano ottenuto una licenza edilizia ordinaria per regolarizzarle.  

La decisione ha suscitato preoccupazioni tra i ristoratori e ristoratrici, con timori per la perdita di posti a sedere e di posti di lavoro, ma il dibattito è rimasto più tecnico e meno politicizzato rispetto a Como, concentrandosi sulla richiesta di un dialogo con il Cantone per trovare soluzioni, soprattutto per le coperture invernali. 

Una città che scoppia di turisti 

La polemica si inserisce in un contesto rovente: quello dell’overtourism. Como e il suo lago sono esplosi come destinazione turistica globale. I numeri del 2024 sono impressionanti: le province di Como e Lecco hanno registrato oltre 4,3 milioni di presenze, con un aumento della spesa turistica del 17%. Un boom che porta ricchezza, ma anche enormi sfide gestionali. 

Il successo non è casuale. Il territorio lariano è al centro di una strategia di promozione internazionale sempre più aggressiva. Ad aprile 2025, ormai l’ex assessore al Turismo della Regione Lombardia, Barbara Mazzali, ha presentato il Lago di Como all’Arabian Travel Market di Dubai, uno degli eventi più importanti per il turismo di lusso, con l’obiettivo di attrarre la clientela dal mondo arabo, già in testa per volume di transazioni legate al turismo dello shopping.  

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Ora però Como sta soffrendo il turismo di massa. La pressione sul centro storico, l’occupazione degli spazi pubblici, il traffico e la vivibilità per la popolazione residente sono temi all’ordine del giorno. La stretta sui dehors è, in quest’ottica, uno dei primi, decisi tentativi dell’amministrazione Rapinese di governare il fenomeno, cercando un nuovo equilibrio tra l’industria dell’accoglienza e la tutela del tessuto urbano. 

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