Cittadinanza negata: l’Italia chiude le porte ai figli degli italiani all’estero

Una riforma controversa ha cambiato radicalmente le regole sulla cittadinanza italiana per chi nasce all’estero da genitori italiani. Il decreto Tajani, convertito in legge nella primavera del 2025, ha suscitato indignazione tra milioni di italiani e italiane emigrati, che ora vedono compromesso il diritto di trasmettere la propria identità ai figli.
“Mi sento svizzera, e mi sento italiana”. Simona Travaglianti vive a Berna, ed è una delle oltre sei milioni di persone di nazionalità italiana residenti all’estero. Ha la doppia cittadinanza. E racconta la sua indignazione perché in base alle nuove regole approvate dal Parlamento italiano, non può trasmettere la cittadinanza ai suoi due bimbi, che sono nati in Svizzera.
Travaglianti è una cosiddetta “seconda”: nata nella Confederazione da genitori italiani. “Mio papà lavorava come stagionale. Statuto infelice: doveva lasciare il Paese per almeno tre mesi, e poi tornare a lavorare per un’altra stagione”. Giunto alla pensione, ha scoperto che le lacune nel versamento dei contributi previdenziali lo avrebbero condannato a una vecchiaia finanziariamente insostenibile. “Era arrabbiato, e deluso, quando ha scoperto che dopo una vita in Svizzera, non sarebbe stato in grado di rimanerci. Mi disse: Dopo 40 anni, ancora mi trattano come uno straniero”.
Travaglianti ha scoperto per puro caso che nella primavera del 2025 il Governo italiano ha emesso un decreto d’urgenza, poi convertito in leggeCollegamento esterno, che cambia le carte in tavola e colpisce proprio chi, come lei, è un’italiana all’estero e ha la doppia cittadinanza. Sulla faccenda, non ha dubbi: “Sono italiana, e anche i miei figli lo sono. Non è una questione burocratica. È un’identità culturale e affettiva fatta di ricordi, di racconti dei nonni, e della lingua che parliamo a casa. Un filo importante, che rischia di essere tagliato. Non è giusto”.
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Delusione e sconcerto
Le nuove regole hanno scatenato emozioni ad alta intensità nelle comunità italiane all’estero. Una gragnuola di aggettivi per esprimere delusione: vergognose e scellerate; un’offesa, un insulto, una ferita profonda, un patto di fiducia che si rompe. Il Corriere dell’italianità l’ha definito “il filo reciso dell’italodiscendenzaCollegamento esterno“. Sconcerto e rabbia anche nelle comunità italofone delle due Americhe, in particolare per chi aveva avviato le costose e complicate pratiche, e si ritrova con un pugno di mosche in mano.
Noto come “decreto cittadinanza” o “decreto Tajani” dal nome dell’attuale Ministro degli Affari Esteri, “Mira a temperare” lo ius sanguinis, recita la versione edulcorata offerta dal sito del Parlamento italianoCollegamento esterno. Ius sanguinis, ovvero ‘diritto di sangue’ di acquisire la cittadinanza dei genitori, o di ulteriore ascendenza familiare. In Italia, questo diritto era garantito da una circolare del 1991 e da una legge del 1992.
Ma dalla scorsa primavera, è cambiato tutto. Il decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, poi convertito nella legge 74/25, ha introdotto una serie di ostacoli che toccano milioni di famiglie italiane emigrate all’estero. Che in buona sostanza, possono garantire alla prole il passaporto tricolore solo se rispettano determinate condizioni, decisamente limitate e davvero complicate. Fra i paradossi della nuova norma, l’eccezione che consente di trasmettere la cittadinanza se si possiede “esclusivamente” quella italiana. Precisazione beffarda, perché prefigura un dilemma dilaniante. Vivere all’estero da cittadini di serie B, senza diritto di voto nel Paese di residenza, oppure avere due cittadinanze, ma non poter condividere quella italiana con la propria discendenza.
La nuova normaCollegamento esterno stabilisce che chi nasce all’estero da genitori italiani, non possa più acquisire automaticamente la cittadinanza italiana (“ius sanguinis”, ovvero diritto di sangue).
La norma ha valore retroattivo e si applica anche a creature nate prima del 28 marzo 2025, data d’entrata in vigore del decreto poi convertito in legge.
La nuova normativa prevede alcune eccezioni.
Vale la precedente legge del 1992, per chi “abbia ricevuto comunicazione di appuntamento per la presentazione di domandaCollegamento esterno” entro le 23:59 del 27 marzo 2025. Di conseguenza, per esempio, in una famiglia italiana residente all’estero ci potrà essere un figlio con passaporto italiano, perché l’ha ottenuto prima delle 23:59 del fatidico giorno, che avrà un fratello o una sorella che invece non potrà averlo, poiché nato successivamente all’entrata in vigore del decreto-legge, o semplicemente perché la pratica non era ancora stata depositata.
Può invece ottenere la nazionalità italiana chi ha almeno un genitore, un nonno o una nonna che abbiano esclusivamente la cittadinanza italiana – sono quindi escluse le persone che vivendo all’estero per anni o decenni, hanno finito per ottenere anche la cittadinanza del Paese di residenza. Infine, può ottenere il passaporto italiano chi è figlio o figlia di una persona che ha vissuto legalmente e continuativamente in Italia per almeno due anni dopo l’acquisto della cittadinanza, e prima della sua nascita.
In attesa della circolare applicativa della Farnesina, in questa pagina webCollegamento esterno ci sono le attuali indicazioni del Governo italiano.
Cittadinanza consapevole
La vicenda è intricata, e la lettura di come e perché si sia arrivati a un tale cambiamento muta radicalmente se vista dalla prospettiva della maggioranza che lo ha voluto, o da quella della minoranza parlamentare nonché delle organizzazioni degli italiani all’estero che hanno protestato – dalle ACLICollegamento esterno, ai Comites, a entità come Natitaliani, La voce degli italodiscendentiCollegamento esterno, che ha raccolto oltre 100’000 firme di protesta.
Anche Maria Chiara Prodi è un’emigrata. Prima donna a dirigere il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), era andata a Parigi da studente, e ci è rimasta. Oggi dice che l’Italia è passata “da avere la legge più generosa, alla più severa”. Ma non per caso, quella italiana era di ‘manica larga’: rendeva omaggio all’emigrazione storica italiana.
Prodi racconta che “una riforma era oggetto di riflessione, tanto che l’avevamo messa fra gli obiettivi prioritari di questo semestre. Il tema era l’armonizzazione con norme UE, e aspetti di sostanza sulla cittadinanza consapevole. Perché la capacità di integrare una comunità civile non significa solo avere un passaporto. È una questione di diritti e doveri, di lingua e cultura, e di integrazione attiva”. Prodi si rammarica perché “nel provvedimento, e nelle modalità scelte per la sua introduzione, manca una visione positiva del futuro, una visione che si nutra di percorsi di partecipazione e identificazione. E a tutt’oggi non c’è stato un dibattito nell’opinione pubblica sulle sue profonde implicazioni”.
L’influenza delle due Americhe
Eletto nella Circoscrizione Europa nelle file del PD, lo storico delle migrazioni Toni Ricciardi dice che il decreto è stato introdotto “col favore delle tenebre. Nessuno ne sapeva nulla. Presentato in conferenza stampa alle 18, con entrata in vigore alle 23:59”. Confessa di “non averci dormito per una settimana”. Ricciardi sottolinea che la scelta dello strumento decreto “significa necessità e urgenza. L’italodiscendenza come problema di sicurezza nazionale”.
La maggioranza ha giustificato il provvedimento con le difficoltà di taluni Comuni a gestire le richieste provenienti dall’estero. In particolare, con quella che Ricciardi definisce “narrazione propagandistica”, il Governo ha fatto riferimento a un caso salito lo scorso anno alla ribalta delle cronache. In Brasile, un’agenzia specializzata in pratiche consolari prometteva sconti nell’ambito del cosiddetto Black Friday, con una campagna pubblicitaria sul valore pratico di un passaporto italianoCollegamento esterno, dallo spazio Schengen al sistema sanitario del Belpaese.
Nel pasticcio sull’italodiscendenza, non poteva mancare Donald J. Trump. Secondo il Financial TimesCollegamento esterno, il presidente americano avrebbe chiesto a Giorgia Meloni di intervenire sulla materia, preoccupato per la quantità di persone che dall’America latina potevano ottenere un visto USA grazie al passaporto italiano. Ma c’è polemica anche sul peso effettivo dell’italodiscendenza oltreoceano. Ricorda Ricciardi, che “su un totale di 6,1 milioni di italiani residenti all’estero al 1° gennaio 2024, il 54,2% vive in Europa; tra le partenze più recenti, quelle dirette verso Paesi europei rappresentano addirittura il 70%”.
Portatemi due nonni
A Roma, il decreto è stato al centro di roventi dibattiti parlamentariCollegamento esterno. In Commissione Affari costituzionali del Senato sono stati presentati 106 emendamenti, 24 dei quali da parte del centrodestraCollegamento esterno. La Camera dei Deputati ha approvato il testo definitivo il 20 maggio con 137 voti favorevoli, 83 contrari e 2 astenuti. Fra le modifiche, tutte le parti celebrano come positiva la possibilità di riacquistare la cittadinanza per chi l’avesse persa quando non era consentito avere due passaporti, o per altre ragioni di natura burocratica. La nuova normativa apre una finestra per farlo – dal 1° luglio 2025 al 31 dicembre 2027; le istruzioni sono sul sito del Ministero degli Affari Esteri italianoCollegamento esterno e in questa paginaCollegamento esterno del portale ItaliaChiamaItalia ci sono ulteriori dettagli sulla procedura da seguire.
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Per la maggioranza, è stato relatore del provvedimento l’onorevole Andrea Di Giuseppe, unico eletto nella Circoscrizione Estero per Fratelli d’Italia e ritenuto il padre del nuovo corso sull’italodiscendenza. In Aula ha dettoCollegamento esterno che “essere cittadini italiani non è un favore, non è un diritto automatico da cliccare online, ma è un onore (..) In alcune zone, il modello Italia si è ridotto a un franchising del tipo: portatemi due nonni e vi do un passaporto, con lo sconto se venite in gruppo. Si facevano ricostruzioni genealogiche false con documenti fabbricati ad arte, come i pacchetti vacanze”. Le nuove regole segnerebbero, insomma, la fine di “truffe e imbrogli”, hanno commentato alcuni sindaciCollegamento esterno di centrodestra.
Toni Ricciardi, ancora una volta, dissente: “Per gli speculatori non cambia nulla, anzi faranno più soldi perché la procedura è diventata più rigida. Erano invasi Comuni e consolati? Sì, ma non da ieri. E questo provvedimento ha moltiplicato il lavoro”. Ricciardi chiama in causa un altro tema caldo per la diaspora, che ammonta al 10% della popolazione italiana: il potenziale peso del voto degli italiani all’estero, che “ha spostato l’ago della bilancia due volte in epoca recente, nella vittoria di Romano Prodi nel 2006, e nel successo di Pier Luigi Bersani nel 2013”. Per una serie di complessi tecnicismi, sostiene Ricciardi che il voto della diaspora potrebbe “influire sul premierato, molto caro al presidente Meloni”.
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Ma i giochi non sarebbero chiusi. In tutto il pianeta scaldano i motori gli studi legali. Ci sono dubbi di costituzionalità, per esempio sul fatto di applicare retroattivamente un termine di decadenza – fissato alle 23:59 del 27 marzo 2025 – oltre il quale le domande vengono respinte, anche se erano pronte per essere depositate. È probabile che si apra un’era di infiniti, e costosi, ricorsi sui quali dovrà pronunciarsi la Corte Costituzionale.
Intanto, il CGIE è stato ricevuto dal presidente della RepubblicaCollegamento esterno. Sergio Mattarella, che ha firmato il decreto e promulgato la legge, ha menzionatoCollegamento esterno “favorire una meditata considerazione – ed eventualmente anche qualche riconsiderazione”. L’assemblea plenaria della CGIE ha finito per proporre sei correttiviCollegamento esterno.

Nel frattempo, a Roma si lavora alla creazione di un nuovo ufficio dedicato, la “Direzione generale per la gestione della cittadinanza”. In un’intervista concessa ad un portale dedicato all’italianità statunitenseCollegamento esterno, Di Giuseppe ha spiegato: “Si toglie l’onere a consolati e ambasciate. Dobbiamo centralizzare questo tipo di servizio perche vanno fatte verifiche di polizia giudiziarie, come si fanno quando un cittadino italiano fa il passaporto. Non vedo perché non debba esserci lo stesso approccio: meno diplomazia e più controllo di polizia”. Del tema nelle prossime settimane si discuterà in Commissione III Affari esteri e comunitari della Camera dei deputati. L’opposizione ha presentato oltre 300 emendamenti.

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