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Il federalismo elvetico può essere un modello per l’Ue?

I portavoce dei gruppi di lavoro (trasporti, Ue, scienza e tecnologia e turismo) che hanno partecipato al Forum per il dialogo tra Italia e Svizzera a Genova. tvsvizzera

La futura creazione di un Campus virtuale è verosimilmente la proposta più concreta uscita dalla quinta edizione del Forum per il dialogo tra Italia e Svizzera che si è tenuto lo scorso fine settimana a Genova.


Il gruppo di lavoro riguardante “Scienza e tecnologia: Salute e Big Data” ha infatti posto le premesse per la definizione di un progetto di massima entro il mese di settembre che individui ambiti di collaborazione tra i due paesi nel campo della formazione e del trasferimento tecnologico.

Si tratta di un’iniziativa – cui partecipano a vario titolo la Società accademici italiani in Svizzera (Sais), l’Alta scuola specializzata Svizzera occidentale (Hesso), l’Università della Svizzera italiana (Usi), Humanitas, l’Istituto italiano di tecnologia (Iit) e il Centro ospedaliero universitario vodese (Chuv) – destinata a incrementare la già ricca cooperazione tra Roma e Berna.

I possibili sbocchi del Campus virtuale

Sono infatti 740, è stato ricordato a palazzo Ducale, i progetti comuni finanziati nel quadro del programma europeo Horizon 2020 per un totale di 7,2 miliardi di euro e 1’100 i progetti svizzeri con partecipazione italiana dal 2011. Con il Campus virtuale si prefigura ora un salto di qualità nelle relazioni accademiche, con particolare accento al settore farmaceutico-sanitario.

Alcuni ambiti di collaborazione sono già stati individuati, in particolare riguardo alle cartelle cliniche elettroniche con standard condivisi, alla telechirurgia e alla condivisione dei dati. Ulteriori possibili sviluppi, ci ha specificato l’economista Antonietta Mira (Università della Svizzera italiana), emergeranno dalla discussione tra i partecipanti al progetto.

Altri sviluppi

Dopo le infrastrutture serve l’intermodalità

Un altro settore nel quale sono storicamente estese le sinergie tra i due Stati è quello dei trasporti. Dopo anni di annunci, è stato sottolineato a Genova, molto è stato fatto e siamo alla vigilia di importanti realizzazioni. Con l’inaugurazione nel 2021 del Terzo valico e il completamento di AlpTransit, con l’apertura della galleria di base del Monte Ceneri alla fine del prossimo anno, sarà posto un fondamentale tassello lungo l’asse Reno-Alpi che collegherà su rotaia il porto di Genova a Rotterdam, attraverso la Svizzera. 

Ma non bastano le reti, è stato evidenziato al Forum italo-svizzero, occorre un deciso sviluppo dell’intermodalità. Per questo gli scali liguri di Genova, Voltri e Vado – che oggi subiscono la concorrenza del Nord Europa e della vicina Trieste – necessitano urgentemente di un efficiente retroporto per attività logistiche. E a Genova, il porto marittimo più vicino alla Svizzera, guarda con attenzione la Svizzera, interessata a uno sbocco meridionale per i suoi traffici che oggi si indirizzano quasi esclusivamente lungo la direttrice del Reno.

Per il gruppo di lavoro, oltre a un collegamento diretto Milano-Zurigo, al completamento di AlpTransit verso sud e al potenziamento del nodo di Milano (verso Genova e Venezia), è indispensabile una governance coordinata e una programmazione attenta che debba coinvolgere Italia, Svizzera e Germania. Da parte sua Remigio Ratti, economista e esperto di politica dei trasporti (Usi), ha rilevato che le tre gallerie di AlpTransit (Loetschberg, San Gottardo e Monte Ceneri), concepite per il trasporto delle merci, non sono sfruttate in modo adeguato nel traffico passeggeri. La velocità media dei convogli, nonostante le tre trasversali alpine, è infatti sempre di 80 chilometri orari.

Altri sviluppi

Svizzera-Ue: via bilaterale da rinnovare

Un altro ambito di discussione tra i rappresentanti dei due paesi ha coinvolto i rispettivi rapporti nei confronti dell’Unione europea. Se da un lato nella Penisola è aumentato in pochi anni (dal 15 al 30%) la quota dei cittadini favorevoli al ritorno alla lira, dall’altro la Confederazione è alle prese con complicate discussioni relative all’accordo istituzionale quadro negoziato lo scorso anno con Bruxelles.

Un’intesa che come è noto, dovrebbe stabilizzare le relazioni giuridiche tra Confederazione e Ue, in particolare agevolando l’applicazione “dinamica” (e non automatica) delle norme europee riguardanti il mercato unico nell’ordinamento elvetico ma che nel paese incontra vaste opposizioni a destra e a sinistra.

Riguardo alla crisi che sta attraversando l’Unione europea è stato sostenuto che occorrono un maggiore coinvolgimento dei cittadini europei e una migliore comunicazione dell’attività dell’Ue. Come testimoniano le circoscritte ripercussioni sul sistema finanziario della grande crisi del 2008 e l’accresciuta tutela dei consumatori nei confronti dei colossi tecnologici internazionali.

È stato inoltre posto il quesito relativo alla spendibilità del modello federale svizzero in ottica europea. In questo senso, ha spiegato Marco Salvi (Avenir Suisse), se il referendum è diventato un’arma a doppio taglio a livello europeo, come ha messo in luce il caos del dopo-Brexit, la democrazia diretta elvetica conosce una serie di contrappesi istituzionali e politici (check and balance) destinato a mantenere in equilibrio il sistema. 

Riguardo infine ai rapporti Svizzera-Ue il gruppo di lavoro ha registrato divergenze sulla cosiddetta via bilaterale – l’alternativa all’adesione perseguita dal governo svizzero per garantire l’accesso al mercato unico – che non si riferiscono però alla sua incontestata utilità ma all’eventuale urgenza della stessa. In ogni caso “il mantenimento dello status quo – ha osservato Marco Salvi – non costituisce una valida opzione”.  

Altri sviluppi

Sviluppo turistico

Un ultimo settore di indagine concerneva il settore turistico, in merito al quale sono state identificate aree ad alto potenziale di sviluppo e tra di esse, in particolare, sono state approfondite le tematiche riguardanti la cooperazione transfrontaliera (infrastrutture di trasporto, Interreg), la mobilità sostenibile, la digitalizzazione e la comunicazione.

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