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Rallenta ancora l’inflazione in Svizzera

cestino con prodotti alimentari
In Svizzera l'inflazione è più contenuta rispetto alla maggior parte dei Paesi europei, ma il prezzo dei prodotti alimentari è spesso sensibilmente più elevato. © Keystone / Christian Beutler

In maggio la crescita dei prezzi su base annua si è attestata al +2,2%, in calo rispetto ai picchi del 2022. Il tasso rimane nettamente inferiore a quello osservato nella maggior parte dei Paesi europei.

Se in alcuni segmenti l’aumento dei prezzi continua a farsi sentire, per alcune categorie di prodotti il rincaro ha fatto segnare una sensibile frenata rispetto agli ultimi mesi.

In particolare, sono diventati più cari i prodotti alimentari, che hanno registrato un +5,3%. La crescita complessiva dei prezzi è riconducibile anche all’aumento degli affitti delle abitazioni e dei viaggi forfettari, ha indicato Collegamento esternolunedì l’Ufficio federale di statistica. Sono invece diminuiti i prezzi dei trasporti aerei e del settore para-alberghiero, come pure quelli dell’olio da riscaldamento e del diesel. Secondo l’economista di UBS Alessandro Bee, ad aver contribuito alla flessione del rincaro sarebbe stato soprattutto il calo del prezzo del petrolio, che nel maggio 2022 era di 112 dollari al barile, mentre il mese scorso di soli 76 dollari.

Negativa ancora sino a marzo 2021, l’inflazione è salita sensibilmente in Svizzera, arrivando a toccare un picco del 3,5% nell’agosto 2022, per tornare a calare lievemente e chiudere l’anno scorso con un dato (medio) del 2,8%, il massimo da 30 anni. Visto che non è stata compensata da una crescita degli stipendi nominali, l’inflazione ha comportato nel 2022 per i salariati la più forte perdita di potere d’acquisto dai tempi della Seconda guerra mondiale.

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Come noto l’indicatore rimane comunque nettamente inferiore a quello osservato in altri Paesi, che hanno peraltro pure osservato un calo. A titolo d’esempio il principale partner commerciale elvetico, la Germania, ha visto l’inflazione attestarsi al 6,1% in maggio (dal 7,2% di aprile), mentre in Italia è scesa al 7,6% (dall’8,2%) e lo stesso movimento al ribasso è stato registrato nell’intera Eurozona, che oggi segna 6,1% (dal 7,0%). Per avere il dato degli Stati Uniti bisognerà attendere qualche giorno: in aprile era del 4,9%, ai minimi da due anni.

Perché in Svizzera l’inflazione è più bassa?

Diversi i motivi che spiegano la differenza fra questa inflazione relativamente contenuta in Svizzera rispetto ad altri Stati del continente.

Prima di tutto va considerato che la Banca nazionale svizzera (BNS) è intervenuta implementando una serie di aumenti del suo tasso direttore, portandolo dal territorio negativo in cui era stato per sette anni al +1,5% dello scorso marzo. Ma poiché anche gli altri istituti centrali sono intervenuti nello stesso modo, la mossa della BNS può al massimo fornire una possibile chiave di lettura per il rallentamento del rincaro.

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Il franco e la sua forza hanno invece sicuramente contribuito a fare da cuscinetto. In tempi di crisi la moneta svizzera diventa un bene rifugio e quindi si rafforza. Ciò significa che importare beni dall’estero costa meno e l’inflazione è quindi più contenuta rispetto ai Paesi vicini.

Un altro fattore determinante sarebbe il già alto livello dei prezzi in Svizzera. “In un’isola dai prezzi elevati, è sempre difficile aumentarli ulteriormente”, affermava l’economista capo di Raiffeisen Martin Neff in un’intervistaCollegamento esterno sulle prospettive 2023. “I consumatori e le consumatrici sono molto attenti e critici al riguardo […]. Per questo la Svizzera è messa solitamente meglio dei paesi confinanti in termini di inflazione”.

Inoltre, in Svizzera i prezzi dell’energia sono meno soggetti alle fluttuazioni internazionali, grazie a un mercato regolamentato in cui parte delle tariffe è fissata in anticipo e a una quota maggiore di energia rinnovabile, prodotta dalle numerose centrali idroelettriche nazionali.

La BNS procederà a un altro giro di vite?

Gli occhi sono ora puntati sulla BNS, che nella prossima riunione del 22 giugno dovrà decidere se aumentare ancora il suo tasso direttore.

Secondo gli esperti gli ultimi sviluppi dell’indice dei prezzi al consumo dovrebbero rassicurare anche l’istituto centrale, dato che l’inflazione si sta avvicinando all’obiettivo di stabilità, che è fissato a 0-2%. Karsten Junius di Safra Sarasin si aspetta un ultimo aumento di 25 punti base del tasso guida (che salirebbe così all’1,75%).

Anche Alessandro Bee di UBS pronostica un ulteriore intervento di 0,25 punti. Nonostante il calo dell’inflazione di fondo al di sotto del 2% sia un segnale positivo, questo non dovrebbe impedire alla BNS di inasprire ulteriormente la sua politica monetaria, fra poco più di due settimane.

Secondo Alexander Koch di Raiffeisen nella riunione in questione la BNS potrebbe addirittura correggere al ribasso le sue proiezioni sull’inflazione, per la prima volta dopo molto tempo, segnalando così una minore necessità di ulteriori rialzi dei tassi. Attualmente l’istituto guidato da Thomas Jordan prevede che i prezzi saliranno del 2,6% nel 2023 e del 2,0% l’anno prossimo.


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