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Una mozione chiede la fine del numerus clausus in medicina nelle facoltà svizzere

dottori aal lavoro
Da anni viene puntato il dito contro il numerus clausus. Keystone / Gaetan Bally

Il consigliere nazionale vallesano Benjamin Roduit ha presentato un testo che chiede che non venga più limitato il numero d'iscrizioni nelle facoltà di medicina confederate.

L’ammissione degli studenti e delle studentesse di medicina deve basarsi in primo luogo sui criteri della competenza e della qualità dei candidati e non su un esame di selezione (numerus clausus). È quanto chiede una mozione del consigliere nazionale vallesano Benjamin Roduit (Centro) adottata lunedì anche dal Consiglio degli Stati, contro il parere del Governo, per 32 voti a 9. Per la maggioranza, la Svizzera deve formare più medici, invece di reclutarli all’estero.

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Stando al testo della mozione, il governo dovrebbe provvedere a una migliore offerta di posti di studio e di stage negli ospedali, in particolare nei settori delle cure di base e delle cure ambulatoriali, stanziando d’intesa con i Cantoni i fondi necessari.

La commissione preparatoria chiedeva di respingere la mozione. A suo avviso, la motivazione dei candidati a iscriversi alla facoltà di medicina è un criterio preponderante così come la selezione di persone che abbiano competenze idonee all’esercizio della professione medica.

Il servizio del Telegiornale della RSI:

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Pur ammettendo la necessità di approfondire le riflessioni in merito al modello di formazione e al potenziamento delle competenze cliniche, la commissione crede che una modifica della suddivisione delle competenze tra la Confederazione e i Cantoni e un cambiamento all’interno del sistema di selezione non apporterebbe necessariamente un miglioramento della situazione e necessiterebbe contributi finanziari supplementari.

In aula, però, l’ha spuntata la minoranza della commissione, secondo cui la Confederazione deve assumersi le proprie responsabilità potenziando la formazione di nuovi medici – di cui c’è assoluto bisogno, specie nelle zone discoste, stando ad alcuni oratori – anziché assumere un numero importante di medici formatisi all’estero.

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