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Un medico per le donne vittime delle guerre

Da anni dà aiuto psicologico a mogli, figlie e madri che subiscono violenze durante i conflitti; ora attivo in Siria, è stato ospite al Summit di Ginevra

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Lo chiamano il medico delle donne, perché da anni fornisce aiuto psicologico alle migliaia di mogli, figlie e madri che hanno subito violenze durante i conflitti in Bosnia e in Kosovo e da qualche mese in Siria. Da pochi giorni di ritorno dal Kurdistan iracheno, il dottor Jan Ilhan Kizilhan è stato ospite dell’ottava edizione del Summit di Ginevra per i diritti umani e la democrazia.

“La mia paziente piu’ giovane è stata una bambina di otto anni, che è stata 8 volte venduta e comprata da diversi combattenti, è rimasta 14 mesi prigioniera dei terroristi islamici, e più di 100 volte è stata violentata. Ha solo otto anni.”

Una tragedia immane che oggi coinvolge oltre 3500 le donne ancora nelle mani dell’autoproclamato Stato islamico, lo dice l’Onu e lo conferma chi nei campi profughi ogni giorno pensa di aver toccato il fondo, come Kizilhan, e che purtroppo ogni giorno deve ricredersi.

“Donne che si sono sposate decine di volte, bambini che hanno visto la propria madre morire perche’ si opponeva alle violenze sessuali dei combattenti, una donna che ora è in Germania che si è vista ammazzare davanti agli occhi tutti i membri della propria famiglia.”

Diritti violati, vite interrotte, destini sospesi, in Siria, nel kurdistan iracheno come in altre parti del mondo, ma qui, al confine con l’înferno siriano, sono milioni i rifugiati.

“Nei campi profughi non riescono piu’ ad avere la speranza, quando sentono delle notizie alla televsione su quello che fanno gli stati uniti o la russia non ci credono piu’, ci crederanno forse quando ci sarà qualcosa di concreto, e concreto per loro vuol dire quando le armi taceranno.”

E così il medico delle donne è pronto per ripartire fra poche settimane. Almeno per lui e per i suoi pazienti un piccolo grande passo concreto per uscire dall’inferno.

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