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Qualità dello sperma e telefoni cellulari, legame confermato?

Spermatozoi umani al microscopio.
Spermatozoi umani al microscopio. Keystone / Str

I risultati di uno studio su quasi 3'000 reclute svizzere indicano una possibile correlazione. Una nuova ricerca è stata ora lanciata per confermare o smentire l'ipotesi.

Sul tema ferve da anni il dibattito nella comunità scientifica: esiste un legame fra l’utilizzo del telefono cellulare e la qualità dello sperma? Uno studio realizzato in Svizzera e appena pubblicato in un giornale medico-scientifico fornisce una prima risposta – non definitiva. E ora un nuovo progetto di ricerca ha lanciato un appello per trovare uomini che si offrano come volontari, per approfondire la questione e tentare di giungere a conclusioni più solide.

I dati dello studio appena pubblicato sono stati raccolti fra il 2005 e il 2018, su quasi 3’000 reclute di età compresa fra i 18 e i 22 anni. I primi risultati erano stati resi pubblici nel 2019 dal giornale biomedico AndrologyCollegamento esterno, e indicavano una netta diminuzione della quantità e della qualità di spermatozoi, collocando la Svizzera fra i Paesi con i peggiori numeri in materia.

Ai partecipanti allo studio era stato richiesto di compilare diversi questionari, in particolare sulle abitudini quotidiane. Fra le domande, alcune riguardavano la frequenza nell’utilizzo di un telefono cellulare. Le risposte sono state in seguito analizzate e messe in relazione con le misurazioni effettuate attraverso la raccolta di campioni di sperma. E sono i risultati di questa nuova analisi a essere appena stati pubblicati sulla rivista Fertility & SterilityCollegamento esterno.

Correlazione osservata

È stata messa a confronto la concentrazione di spermatozoi in uomini che utilizzassero frequentemente un telefono cellulare, con quella di quanti invece lo facessero solo sporadicamente. Secondo il gruppo di ricerca, l’uso del cellulare sembrerebbe correlato alla diminuita concentrazione di spermatozoi, ma non con la motilità – la caratteristica che permette la risalita delle vie genitali femminili per dare inizio alla fecondazione – né con la morfologia degli spermatozoi. Alla trasmissione radio La Matinale della Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS Serge Nef, professore presso la Facoltà di medicina dell’Università di Ginevra, ha spiegato che grazie a questa ricerca, durata 14 anni: “è stata osservata una diminuzione del 20% della concentrazione di spermatozoi in uomini che utilizzassero un telefono cellulare almeno 20 volte al giorno. Tradotto in cifre assolute, si trattava di 44 anziché 50 milioni di spermatozoi per millilitro di sperma”.  

Giovani militari di leva svizzeri ritratti nel 2013.
Giovani militari di leva svizzeri ritratti nel 2013. © Keystone / Christian Beutler

Lo studio svizzero si inserisce in un vasto filone di ricerche internazionali che hanno dimostrato che la qualità dello sperma è diminuita nei Paesi industrializzati. Sul banco degli imputati ci sono un mix di fattori ambientali (interferenti endocrini, pesticidi, radiazioni) e comportamentali (dieta, alcol, stress, fumo). Il numero di spermatozoi per millilitro è così passato in media da 99 milioni a 47 milioni. Si ritiene che le possibilità di una gravidanza diminuiscano quando si scende sotto i 40 milioni, mentre secondo i calcoli dell’Organizzazione mondiale della sanità, un uomo può metterci oltre un anno a concepire un bambino se la sua concentrazione di spermatozoi è inferiore ai 15 milioni per millilitro.

Onde e cervello

Rita Rahban, prima firmataria dello studio appena pubblicato, racconta che non sarebbe determinante se gli uomini tengano il telefono in tasca, quindi vicino ai testicoli: sarebbero le onde trasmesse al cervello, a incidere sulla produzione di spermatozoi. “Questo fornisce un’indicazione interessante sul meccanismo di azione. L’ipotesi cui siamo arrivati è che i telefoni cellulari possano agire sul funzionamento degli ormoni, e quindi dei testicoli”.

Il telefono intelligente, onnipresente nella vita di un adolescente.
Il telefono “intelligente”, onnipresente nella vita di un adolescente. © Keystone / Christian Beutler

A giocare un ruolo sembrerebbe invece essere l’evoluzione tecnologica. La correlazione registrata è stata infatti più pronunciata fra il 2005 e il 2007, ma è poi progressivamente diminuita nei periodi 2008-2011 e 2012-2018. “Tale tendenza corrisponde al passaggio dal 2G al 3G dapprima, e al 4G poi, che hanno provocato una diminuzione delle emissioni”, ha dichiarato in un comunicato stampaCollegamento esterno Martin Röösli, professore presso l’Istituto salute tropicale e pubblica svizzero Swiss TPH.

Limitazioni dello studio

Ricercatori e ricercatrici sottolineano che i risultati di questo studio non possono essere considerati conclusivi, né definitivi. Anzitutto perché la correlazione è emersa in base a risposte a un questionario, e non in base a misurazioni oggettive. Notoriamente, quando una persona viene sollecitata con domande prestabilite non sempre risponde in maniera accurata. Inoltre, si tratta di una moltitudine di dati raccolti nel quadro di uno studio che non era stato disegnato per rispondere alla specifica domanda di ricerca su quale sia l’influsso dell’utilizzo di telefoni cellulari sulla qualità e quantità degli spermatozoi.

Per andare a fondo alla questione, il gruppo di ricerca ha dunque ora cominciato a cercare partecipanti per una nuova fase dello studio, che punta a misurare l’effetto di diverse modalità di utilizzo dei telefoni cellulari: chiamate, navigazione, invio di messaggi. I dati saranno raccolti attraverso una App che i partecipanti dovranno installare sul loro telefono. Lo studio è finanziato dall’Ufficio federale dell’ambiente, in collaborazione con i Servizi medico-militari dell’esercito, la Fondazione di ricerca dell’Ospedale universitario di Ginevra (HUG) e il Centro svizzero di tossicologia umana (SCAHTCollegamento esterno). I volontari possono da subito segnalare la loro disponibilità iscrivendosi presso il portale web dell’Università di GinevraCollegamento esterno.

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