Presunti patrimoni nazisti: Credit Suisse sotto pressione negli USA
Nel 2020, Credit Suisse ha commissionato un'indagine in merito alle accuse secondo cui la banca avrebbe detenuto conti legati al nazismo e non li avrebbe rivelati.
Keystone / Czarek Sokolowski
In un nuovo rapporto, la Commissione per il bilancio del Senato statunitense accusa la banca svizzera di aver occultato i dettagli sull'assistenza di clienti nazisti e dei loro complici in un'indagine interna.
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tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS
Nuovi documenti presentati alla commissione dimostrano che un’indagine interna di Credit Suisse (CS) sulla questione, conclusa in primavera, ha portato a risultati incompleti a causa di alcune limitazioni, ha comunicato giovedì la commissione del Senato degli Stati Uniti, sulla base di un suo nuovo rapporto. Nuovi dati ricevuti da CS hanno evidenziato circa 100 conti finora non rivelati con collegamenti nazisti.
Complessivamente, secondo le accuse, circa 64’000 serie di dati potenzialmente rilevanti non sono stati presi in considerazione nell’indagine di CS. Inoltre, la banca ha impedito all’ex ombudsman Neil Barofsky di accedere a materiale importante, aggiunge la commissione statunitense.
La controversia risale alle accuse del Centro Simon Wiesenthal secondo cui i membri dell’Unión Alemana de Gremios (UAG), un’organizzazione argentina con legami con la Germania nazista, avrebbero tenuto dei conti presso l’allora Schweizerische Kreditanstalt (SKA). L’Argentina, dopo la Seconda guerra mondiale, era considerata un rifugio per i membri del regime nazista.
Credit Suisse nell’aprile 2023, ha annunciato la conclusione di una propria indagine durata più di due anni per far luce sulle accuse. In quell’occasione, ha comunicato che quanto sostenuto dal Centro Simon Wiesenthal non aveva trovato conferma. Già allora la Commissione per il bilancio del Senato degli Stati Uniti aveva criticato i risultati dell’indagine di CS ritenendoli non sufficientemente esaustivi.
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