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Protezione dei whistleblower, progetto “troppo complesso”

La Camera bassa del Parlamento elvetico ha bocciato a larga maggioranza un progetto del governo volto a proteggere i cosiddetti "whistleblower", i dipendenti che segnalano irregolarità sul posto di lavoro. Secondo i deputati le norme proposte sono troppo complicate.

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Le proposte sulle quali si è espressa la Camera bassa sono state formulate nel settembre 2018 dal governo che aveva rielaborato un precedente progetto giudicato pure lui troppo complesso dal Parlamento nel 2015.

Il succo del nuovo progetto del governo, bocciato oggi dalla Camera del popolo, è però rimasto invariato. In linea di massima, una segnalazione è ammessa solo se il dipendente si rivolge prima al datore di lavoro, poi a un’autorità e, in ultima istanza, al pubblico. Denunce anonime sarebbero possibili.

Anche in questo disegno il governo rinuncia a rafforzare la tutela dei lavoratori che vengono licenziati abusivamente dopo aver lanciato un allarme giudicato lecito. Le persone interessate continuerebbero a ricevere un’indennità equivalente a un massimo di sei mesi di stipendio.
Il rafforzamento insufficiente dei diritti del lavoratore-denunciante è stato criticato dalla sinistra che ha giudicato il progetto troppo sbilanciato a favore del padronato. 

Se anche la Camera alta boccerà il progetto, si rimarrà alla situazione attuale. Oggi sono i tribunali che di volta in volta decidono se una segnalazione di un’irregolarità sul posto di lavoro sia ammissibile o no.

Il miglioramento della protezione dei “whistleblower” è una questione che si trascina irrisolta da anni. Una prima bozza messa in consultazione nel dicembre 2008 sulla base di una mozione, risalente al 2003, non aveva convinto nessuno. Imprenditori e UDC l’avevano considerata superflua; la sinistra e i sindacati volevano invece misure più incisive, in particolare il reintegro di una persona ingiustamente licenziata.

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