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Otto cantoni svizzeri nella top 10 delle destinazioni fiscalmente più interessanti

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Sarnen, la capitale del Canton Obvaldo, continua a essere una delle località più attraenti al mondo per le imprese, almeno dal punto di vista della pressione fiscale. © Keystone / Urs Flueeler

La classifica mondiale delle località più competitive in termini di fiscalità per le aziende continua ad essere dominata da alcuni cantoni elvetici.

Passano gli anni, ma la graduatoria rimane più o meno sempre simile: dal punto di vista fiscale, la maggior parte dei cantoni svizzeri continua a essere particolarmente attraente.

Stando ai dati pubblicati giovedì dall’istituto di ricerca svizzero Bak Economics, a livello internazionale solo Hong Kong, Ungheria e Polonia sono fiscalmente più interessanti della Svizzera. Ma essendo la Svizzera un Paese federalista, con i cantoni che dispongono di ampie competenze in ambito fiscale, impiantare un’azienda a Obvaldo, Uri o Lucerna risulta più conveniente che in Ungheria o in Polonia.

Altri sviluppi

L’anno scorso il contesto fiscale per le aziende è rimasto stabile nei vari cantoni. Secondo gli esperti e le esperte del BAK, l’attuazione della riforma fiscale delle imprese e il finanziamento dell’AVS (un progetto approvato dall’elettorato nel 2019) ha contribuito a confermare questa solida posizione dei cantoni svizzeri nel contesto internazionale.

L’indice fiscale del BAK è compilato in collaborazione con il Centro per la ricerca economica europea Leibniz (ZEW) e misura periodicamente l’onere fiscale sulle imprese. L’indice misura l’onere fiscale ordinario per le aziende, ma non tiene conto di specifici regimi di sgravi fiscali, come il sostegno alla ricerca e allo sviluppo.

Onere fiscale in leggero calo

Nel 2023, alcuni cantoni che erano già molto attraenti dal punto di vista fiscale sono riusciti a migliorare ulteriormente la loro competitività. Ad esempio, a Soletta il BAK ha registrato una diminuzione di 0,3 punti percentuali del carico fiscale.

A livello svizzero l’onere fiscale medio è passato dal 13,9% nel 2021 al 13,5% l’anno scorso. A livello internazionale, la media nei Paesi presi in considerazione dal BAK è scesa di 0,3 punti percentuali dal 2021, fissandosi al 23,6.

A registrare le diminuzioni maggiori sono state Polonia e Francia. Nel primo Paese la pressione fiscale sulle aziende è diminuita del 3,9%, mentre in Francia del 2,3%.

Sostanzialmente stabile invece l’Italia, con una differenza di -0,1% rispetto al 2021.

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Spazio ora all’imposizione minima dell’OCSE

In Svizzera, dopo l’approvazione della riforma fiscale e del finanziamento dell’AVS, è ora giunto il momento di applicare quella dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Il progetto di riforma dell’imposizione minima dell’OCSE, a cui hanno aderito circa 140 Stati, è stato approvato nel giugno 2023 dall’elettorato svizzero.

Questa riforma, in vigore nella Confederazione dal primo gennaio 2024, prevede l’applicazione di un’aliquota fiscale minima del 15% per le società con un fatturato annuo superiore a 750 milioni di euro.

Il cambiamento non dovrebbe incidere sulla classifica della competitività fiscale. Da un lato perché l’aliquota minima tocca solo una piccola parte delle oltre 600’000 imprese attive in Svizzera. Dall’altro perché il sistema di aliquota minima è già stato applicato o dovrebbe esserlo a breve praticamente dappertutto.  Hong Kong e Singapore dovrebbero seguire l’esempio a partire dal 2025, mentre Cina e Stati Uniti sono ancora in attesa.

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