
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
Che sia per leggere le notizie, consultare l’oroscopo o anche solo cimentarsi con un sudoku, il giornale gratuito 20 Minuti è un immancabile compagno di viaggio per molte persone pendolari in Svizzera. Ma, entro la fine dell’anno, sparirà nella sua versione cartacea.
Nel bollettino odierno parleremo anche di esercito e di come il Parlamento ha compiuto un passo verso l’introduzione della raccolta digitale di firme per iniziative e referendum.
Buona lettura!

Uno dei giornali più letti della Svizzera sparirà nella sua edizione cartacea entro la fine dell’anno. Si tratta del quotidiano gratuito 20 Minuten (20 Minuti nella Svizzera italiana e 20 Minutes in quella francofona). Lo ha annunciato oggi l’editore, TX Group.
L’offerta si concentrerà sul digitale, ha precisato il gruppo editoriale zurighese, e verrà creata una redazione centrale per la Svizzera tedesca e francese ripartita tra Losanna, Berna e Zurigo. Chiuderanno invece gli uffici regionali di Basilea, Ginevra, Lucerna e San Gallo. Si stima che circa 80 posti di lavoro verranno soppressi.
In Ticino, dove il giornale è gestito da una joint venture autonoma (la 20 Minuti Ticino SA), le attività si concentreranno sul portale di notizie tio/20 Minuti e non sono previsti tagli al personale.
In un comunicato si precisa che la decisione è dovuta al “rapido mutamento delle abitudini di fruizione dei media e del calo degli introiti dalla stampa”. 20 Minuten era stato lanciato nel 1999 come giornale gratuito per pendolari e ha goduto per molto tempo di grande successo. Negli ultimi anni si è però assottigliato sempre di più sulla scia della diminuzione delle entrate pubblicitarie che ha colpito i giornali cartacei.

La raccolta di firme per le iniziative popolari e i referendum deve potersi svolgere anche online. Lo ha deciso lunedì sera il Consiglio nazionale approvando per 95 voti a 91 una mozione del consigliere agli Stati Benjamin Mühlemann, del Partito liberale radicale (PLR, destra).
La mozione incarica il Governo di creare le basi legali e di introdurre gli strumenti necessari. La proposta era stata già approvata dal Consiglio degli Stati in dicembre, ma la Camera alta dovrà ridiscuterne, poiché il Nazionale ha voluto introdurre una modifica, precisando che la raccolta di firme con il metodo tradizionale dovrà continuare a essere possibile.
Altre sette mozioni di diversi schieramenti, tutte approvate dal Nazionale, chiedono di integrare la futura identità elettronica (la cui introduzione è prevista nel 2026) alla digitalizzazione della raccolta di firme. Il tema è molto caro a svizzere e svizzeri residenti all’estero che, con i nuovi strumenti, dovrebbero poter esercitare con più facilità i propri diritti politici.
Le discussioni attorno a questa svolta digitale si sono intensificate a partire dal settembre 2024, quando sono emersi presunti casi di frodi nella raccolta di sottoscrizioni da parte di alcune società commerciali.

La popolazione svizzera vede di buon occhio il servizio militare obbligatorio, anche per le donne, e legami più stretti con la NATO. È quanto emerge dallo studio “Sicurezza 2025”, pubblicato dall’Accademia militare svizzera e dal Centro di studi sulla sicurezza, entrambe affiliate al Politecnico federale di Zurigo.
L’81% delle persone interpellate è pessimista sulla situazione politica globale, indica il Dipartimento federale della difesa (DDPS) commentando lo studio. Nel 2024 era l’80%. È in netto calo, inoltre, la percentuale di cittadini e cittadine che si sente in generale al sicuro (l’86% rispetto al 92% dello scorso anno).
L’80% ritiene che l’esercito sia “assolutamente necessario” o “abbastanza necessario”, mentre il 60% afferma di approvare il sistema di milizia basato sull’obbligo di prestare servizio. Il 67% vorrebbe che tale dovere fosse esteso anche alle donne, lasciando loro la possibilità di scegliere tra servizio militare, civile o sociale.
A dirsi favorevole a maggiori spese per la difesa è il 24%, la percentuale più alta mai raggiunta dall’inizio dei rilevamenti, nel 1986. Una lieve maggioranza della popolazione (53%) è favorevole a una più stretta cooperazione con la NATO e il 32% è per l’adesione della Svizzera all’Alleanza atlantica.

La popolazione svizzera si dice tendenzialmente a favore della costruzione di nuove centrali nucleari. È quando emerge dal sondaggio annuale dell’Associazione delle aziende elettriche svizzere (AES).
Secondo l’inchiesta, condotta dall’istituto gfs.bern, la sicurezza dell’approvvigionamento rimane la principale preoccupazione della popolazione (45%). Seguono l’elettricità a prezzi accessibili (29%) e la neutralità carbonica (26%).
Dal punto di vista delle energie rinnovabili, godono di ampio sostegno misure come la promozione dell’efficienza energetica (sostenuta dal 94% delle persone interpellate), lo sviluppo dell’energia idroelettrica (92%) e la costruzione di impianti fotovoltaici sui tetti (94%).
Per la prima volta, la maggioranza (56%) afferma di essere favorevole o abbastanza favorevole a prendere in considerazione la costruzione di nuove centrali nucleari. Nel 2017, con l’approvazione in votazione della legge sull’energia, il popolo aveva deciso di vietare la costruzione di nuove centrali atomiche e di chiudere gradualmente quelle esistenti.

Foto del giorno
Il campo sportivo del nuovo centro per richiedenti l’asilo di Grand-Saconnex, vicino all’aeroporto di Ginevra. L’apertura del centro, che dovrebbe presto ospitare in particolare le persone la cui richiesta d’asilo è stata respinta, è da anni oggetto di accese polemiche.

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