Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
mentre molte persone non sono ancora partite per le vacanze estive, c’è chi lancia già l’allarme influenza per la stagione invernale. Questo perché l’Australia, dove attualmente è inverno, sta registrando un’epidemia influenzale che preoccupa. Ad ammalarsi, inoltre, non è solo la popolazione più anziana, ma il virus è diffuso anche nelle fasce più giovani della popolazione. E poiché l’Australia è l’indicatore della Svizzera, come spiega un infettivologo, la Confederazione deve prepararsi a un’ondata per questo inverno.
Devo dire che con il caldo che ci sta attanagliando in questi giorni mi risulta difficile pensare all’influenza invernale, ma non mi resta che prendere nota e aspettare di vedere cosa succederà. Per ingannare l’attesa, vi consiglio la lettura della nostra selezione di notizie del giorno.
Il Consiglio federale ha proposto nella sua seduta odierna di finanziare la tredicesima AVS tramite un aumento dell’IVA, il cui importo non è ancora stato deciso. Le trattenute salariali rimarranno invece invariate. L’Esecutivo ha anche confermato la diminuzione del contributo della Confederazione alle uscite dell’AVS.
In una nota, il Governo afferma che durante la consultazione la maggioranza dei pareri espressi era a favore della variante che combinava il rialzo dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) e l’aumento dei contributi salariali. In base alle prospettive finanziarie rettificateCollegamento esterno, il fabbisogno di finanziamento è tuttavia inferiore al previsto. Per questo motivo il Consiglio federale ha ritenuto che “aumentare soltanto l’IVA sia la soluzione più adatta”. Anche rinunciando all’incremento dei prelievi salariali si potrà far fronte alle spese supplementari derivanti dalla 13a rendita.
I nuovi tassi IVA, indica ancora il comunicato, saranno fissati dal Governo il prossimo autunno “in base alle nuove prospettive finanziarie dell’AVS”.
Nei parametri fissati oggi, l’Esecutivo ha anche confermato la volontà di ridurre la partecipazione della Confederazione alle uscite annue dell’AVS, e ciò, come da lui stesso ammesso, “nonostante i pareri contrari di una maggioranza dei partecipanti alla consultazione”. La misura, spiega il comunicato, si giustifica con l’attuale stato delle finanze federali. Nella consultazione il Consiglio federale proponeva di ridurre la sua quota dal 20,2% al 18,7%. Ora il calo è limitato al 19,5%.
- La notizia riportata da tvsvizzera.it.
- Dagli archivi di tvsvizzera.it, un contributo del mio collega Leonardo Spagnoli: “Pensioni svizzere, la tredicesima arriverà presto anche in Italia”.
- Dagli archivi di SWI Swissinfo.ch: “Perché in Svizzera si va in pensione a 65 anni?”.
- Il comunicatoCollegamento esterno del Consiglio federale.
Dal prossimo 1° settembre saranno vietate le telefonate indesiderate da parte degli assicuratori svizzeri e delle società intermediarie. È quanto ha stabilito il Consiglio federale adottando nella sua seduta odierna un’ordinanza che rende obbligatori i punti dell’accordo settoriale, finora applicabili su base volontaria. Tra questi, appunto, il divieto delle cosiddette acquisizioni telefoniche a freddo.
Finora, ricorda l’Esecutivo in una nota, l’intesa che disciplina le pratiche assicurative era vincolante solamente per gli assicuratori che la sottoscrivevano e le autorità di vigilanza non avevano la facoltà d’intervenire in caso di mancato rispetto. Ora si potrà agire nei confronti degli inadempienti.
Come detto, saranno vietate le acquisizioni telefoniche a freddo, ossia quelle chiamate indesiderate che consistono nel contattare una persona che non è mai stata assicurata presso la compagnia o che non lo è più da 36 mesi. Inoltre, in occasione dei colloqui di consulenza con i clienti, gli intermediari dovranno redigere un verbale e farlo firmare.
Gli assicuratori che contravverranno alle regole dichiarate obbligatorie potranno ricevere una multa sino a 100’000 franchi, sottolinea il Governo. La legge federale e la relativa ordinanza entreranno in vigore il 1° settembre 2024 e si applicheranno ai premi del 2025 e, conseguentemente, al prossimo periodo di cambiamento della cassa malati.
- La notizia riportata dal portale RSI InfoCollegamento esterno.
- Il comunicatoCollegamento esterno del Consiglio federale.
- Come tutelarsi dalle telefonate indesidetate: i consigli della RSICollegamento esterno.
Nonostante i problemi incontrati durante la pandemia, negli ultimi 10 anni il numero di negozi è cresciuto in Svizzera, sulla scia della crescita generale della popolazione. Dal 2014 al 2023 sono state aperte 32’300 attività commerciali, mentre 26’900 hanno dovuto chiudere, il che significa che si è registrato un incremento di oltre 5’300 insegne.
Se si paragonano le costituzioni di nuove ditte al dettaglio con le cancellazioni, gli anni dal 2014, 2015, 2016 e 2019 hanno registrato una flessione, mentre nel 2017, nel 2018 nonché dal 2020 al 2023 le aperture sono tornate a superare in numero le chiusure. I dati – rilevati in base al registro di commercio – sono stati pubblicati oggi da CRIF, società attiva nel campo dell’azione anti-frode, dei controlli di solvibilità e dell’informazione per aziende e privati.
Tra le nuove aperture prevalgono quelle specializzate in generi alimentari (2’500 in 10 anni), seguite dalle boutique di abbigliamento (2’200), da altri negozi relativi al settore alimentare e dalle edicole (1’800 in entrambi i casi).
Nel periodo in esame il maggior numero di chiusure si è verificato per i negozi di abbigliamento (1’800), le edicole, (1’600), i negozi al dettaglio di generi alimentari specializzati (1’400), i negozi di fiori e piante (1’000), i rivenditori al dettaglio di apparecchiature informatiche e software (900) nonché i rivenditori di articoli sportivi (pure 900).
- La notizia riportata dal portale tio.chCollegamento esterno.
- Lo studioCollegamento esterno di CRIF.
- Dagli archivi di tvsvizzera.it: “Il difficile momento dei commerci al confine”.
A partire da oggi la Svizzera ospiterà, nella regione di Ginevra, una serie di riunioni sul Sudan, condotte dagli Stati Uniti e co-organizzate dalla Confederazione.
Lo scopo di queste discussioni è quello di raggiungere un cessate il fuoco dopo 16 mesi di conflitto civile, nel corso dei quali quasi 11 milioni di persone sono state costrette alla fuga, e di assicurare un migliore accesso agli aiuti umanitari, attualmente fortemente ostacolati.
Tuttavia, dei dubbi persistono sulla presenza dei rappresentanti dei due campi che si affrontano come pure sul successo di questi incontri. Intanto il Paese sta vivendo una delle peggiori crisi umanitarie del pianeta, nonché una delle più ignorate, sottolineano le agenzie umanitarie dell’ONU, che criticano la comunità internazionale per la sua inazione. Circa 25 milioni di persone, ovvero più della metà della popolazione sudanese, ha bisogno di aiuto.
Ancora martedì, davanti ai giornalisti e alle giornaliste del Palazzo delle Nazioni, diversi rappresentanti dell’ONU hanno descritto gli orrori che vive quotidianamente la popolazione civile, tra cui bambine e bambini, non risparmiati dalla fame, dalle bombe e dalle violenze sessuali.
- Tutto quel che c’è da sapere sui negoziati in questo articolo del mio collega Dorian Burkhalter.
- Dagli archivi di SWI swissinfo.ch: “Il caso del Sudan: cosa c’è da sapere sull’evacuazione dalle aree di crisi”.
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