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Il complesso alberghiero del vertice sull'Ucraina.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

dopo 378 anni, i frati cappuccini hanno lasciato definitivamente questa mattina il loro convento nel centro storico di Olten, nel Canton Soletta. I sei religiosi, tutti ultraottantenni, verranno ospitati in strutture analoghe sparse nel Paese.

Per il convento solettese, che fungeva da base per missioni in Africa, Indonesia e Sud America, si è compiuto l'ultimo atto. Un destino che comunque era segnato: il numero di frati in Svizzera è sceso dagli anni '60 da 800 a meno di cento. E le nuove leve sono rare.

La città, che rileva la struttura, intende utilizzarla per iniziative di natura pubblica. Per le altre notizie di giornata vi invito a proseguire nella lettura.

schede di voto
Keystone / Christian Beutler

In controtendenza con il resto dell’elettorato elvetico, la comunità delle e degli espatriati ha votato favorevolmente, seppure di stretta misura, all’iniziativa che intendeva introdurre un tetto ai premi delle assicurazioni sanitarie obbligatorie, esplosi negli ultimi decenni.

I sì alla proposta socialista si sono fissati al 50,9% tra le persone che hanno partecipato dall’estero alla votazione federale dello scorso fine settimana. L’iniziativa, come è noto, è stata respinta dal 55,5% dell’elettorato. Un divario che a detta delle e degli analisti non denota una spaccatura significativa tra le due categorie di elettori.

Riguardo alla seconda iniziativa sulla salute, promossa questa volta dal Centro, la bocciatura del cosiddetto freno ai costi della sanità è stata analoga (61,8% dei no degli svizzeri/e all’estero e 62,8% del totale dei partecipanti al voto) mentre è stata plebiscitata la legge sull’approvvigionamento elettrico sicuro (76,2% dei favorevoli tra gli espatri/e a fronte del 68,7% del totale delle svizzere e degli svizzeri).

Scarso sostegno anche all’estero dell’iniziativa contro i trattamenti sanitari obbligatori che ha raccolto solo il 28,8% dei consensi tra questo gruppo di elettrici ed elettori, vale a dire 2,5% in più rispetto al risultato globale.

In definitiva la comunità degli svizzeri/e all’estero è rimasta sostanzialmente fedele alla consuetudine di votare in linea con le indicazioni espresse dalle autorità federali. Semmai c’è da evidenziare la scarsa partecipazione alle urne: solo il 23,3% di loro ha infatti votato (per corrispondenza), una percentuale inferiore alla media quinquennale che è del 26%.

  • L’approfondimento della collega Pauline Turuban.
  • Sui possibili rimedi ai problemi emergenti nel sistema sanitario svizzero, dopo il voto di ieri, l’articolo di swissinfo.
  • Le reazioni all’esito della consultazione federale del 9 giugno e tutti i risultati in dettaglio.
  • L’analisi del voto dell’esperto Urs Bieri, intervistato da Balz Rigendinger.
Il complesso alberghiero del vertice sull'Ucraina.
Keystone / Urs Flueeler

È iniziato il conto alla rovescia per il vertice sull’Ucraina al Bürgenstock (Nidvaldo), cui prenderanno parte, secondo quanto ha reso noto in mattinata a Berna la presidente della Confederazione Viola Amherd, oltre novanta Paesi che hanno già confermato la loro presenza.

Per la consigliera federale l’alta partecipazione all’incontro testimonia “l’apprezzamento internazionale all’iniziativa della Svizzera”. Viola Amherd ha anche precisato la portata reale dell’evento che consiste nell’elaborare una tabella di marcia comune su come entrambe le parti in guerra possano essere coinvolte in un futuro processo di pace.

Sullo sfondo resta la controversa questione dell’assenza al tavolo delle trattative della Russia e della Cina. Su questo aspetto il ministro degli Esteri Ignazio Cassis ha spiegato che il mancato invito rivolto a Mosca è dovuto al fatto che il Cremlino ha sempre sostenuto di non essere interessato alla conferenza. Inoltre, ha aggiunto, l’Ucraina non è ancora pronta a un incontro diretto con la controparte russa.

Affermazione, quest’ultima, che ha rinfocolato le polemiche. In proposito però Ignazio Cassis ha voluto sottolineare che continuerà a lottare fino all’ultimo per portare Mosca al Bürgenstock, anche se non è “un’ipotesi realistica”.

mezzo militare capovolto
Keystone / Alexandra Wey

Sono diminuiti dell’8% i danni causati dalle forze armate svizzere l’anno scorso ma la fattura è più salata.

Il Centro danni del Dipartimento federale della difesa (DDPS) ha censito 6’174 casi di sinistro di varia natura nel 2023, vale a dire 565 in meno rispetto ai dodici mesi precedenti, in cui si era già notata una flessione.

Il costo di questi eventi è ammontato però a 14,92 milioni di franchi, quasi due in più (+1,93 milioni) rispetto al 2022, restando però all’interno della forchetta pluriennale che si situa tra i 12 e i 15,5 milioni (2017).

Nel dettaglio la voce principale dei danneggiamenti ha riguardato i veicoli della Confederazione e dell’esercito (10,93 milioni) e quelli a veicoli di terzi (1,41 milioni). Per la liquidazione di sinistri a colture e dei danni materiali cagionati dall’esercito sono stati spesi 22,22 milioni mentre le lesioni personali a terze persone riconducibili sostanzialmente a eventi avvenuti nella circolazione stradale sono costati 360’000 franchi.   

Convoglio cargo vicino a Luino
keystone

La Confederazione ha distribuito ingenti somme ai paesi vicini per potenziare il traffico ferroviario transalpino ma i risultati sono tutt’altro che incoraggianti, tanto che a livello politico c’è chi critica la politica di Berna.

Uno degli ultimi casi, riportati dalla SonntagsZeitung, riguarda varie infrastrutture sulla sponda sinistra del Lago Maggiore che a detta di un ingegnere specializzato in questo tipo di manufatti, Heinz Aeschlimann, versano in condizioni preoccupanti. E questo nonostante la Confederazione abbia finanziato con 133 milioni l’adeguamento della linea di Luino, su cui viene convogliato parte del traffico merci proveniente dalla trasversale alpina del San Gottardo.

In particolare, sostiene l’ingegnere, un ponte situato a Porto Val Travaglia, a pochi chilometri dal confine svizzero, presenta evidenti segni di usura e degrado che ne mettono a rischio la stabilità. Da parte sua l’Ufficio federale dei trasporti asserisce che gli interventi di manutenzione sono di esclusiva competenza del gestore dell’infrastruttura italiana mentre le Ferrovie dello Stato non hanno risposto alle sollecitazioni del settimanale del gruppo editoriale Tamedia.

Naturalmente la polemica infuria proprio mentre la Commissione dei trasporti della Camera bassa si appresta ad approvare uno stanziamento da mezzo miliardo di franchi per la linea d’accesso alle trasversali ferroviarie alpine sulla sponda sinistra del Reno in territorio francese.

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