Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
il prezzo del succo d'arancia è ai massimi storici: dall'inizio dell'anno i relativi derivati segnano un aumento di quasi il 50%. Il litro di bevanda fresca che dai rivenditori Migros e Coop prima costava 1,90 franchi, oggi viene venduto a 2,60 franchi, riferisce il foglio romando 24 Heures. Una crescita del 37% che è dovuta in particolare alla situazione catastrofica in Brasile, primo produttore mondiale, confrontato con cattivi raccolti e maltempo, ma anche ai cambiamenti di abitudini provocati dal Covid.
Pare, si legge su 24 Heures, che la pandemia di coronavirus abbia portato – soprattutto gli statunitensi – a iniziare la giornata con il pieno di vitamina C, consuetudine precedentemente evitata perché il succo d'arancia veniva considerato troppo ricco di zucchero.
Vi lascio ora alle altre notizie del giorno. Buona lettura!
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La presidente della Confederazione Viola Amherd auspica che la conferenza di pace sull’Ucraina organizzata dalla Svizzera il 15 e il 16 giugno sarà solo il preludio di ulteriori negoziati.
“Per noi è già chiaro che verrà firmato un accordo di pace alla fine della conferenza”, ha dichiarato la consigliera federale al quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung in un’intervista pubblicata oggi. Per raggiungere la pace, è però necessario che entrambe le parti siano al tavolo, ha detto, riferendosi al fatto che Mosca non partecipa al vertice. “La Russia potrebbe quindi essere presente a un’eventuale conferenza di follow-up”.
Amherd ha poi affermato che la conferenza intende creare una piattaforma di dialogo in cui il primo passo sarà quello di discutere come raggiungere la pace in Ucraina. Il vertice non riguarderà però la pace in Ucraina in senso stretto, ma le questioni umanitarie, la sicurezza nucleare, la libertà di navigazione e la sicurezza alimentare. “Vogliamo costruire la fiducia e cercare soluzioni a queste questioni, che sono importanti per la popolazione civile e poi anche per la pace in seguito”.
Intanto, il Consiglio federale ha comunicato oggi che, vista l’eccezionalità dell’appuntamento, la Confederazione coprirà l’80% dei costi (stimati in 15 milioni di franchi) per garantire la sicurezza nel resort di lusso del Bürgenstock che ospiterà l’evento.
- Ne parla ticinonews.chCollegamento esterno.
- Il comunicato stampa sui costi di sicurezzaCollegamento esterno.
- Cosa si aspetta una parlamentare ucraina dal summit per la pace in Svizzera: un approfondimento SWI swssinfo.ch.
Una discarica illegale di rifiuti nelle vicinanze del porto di Anversa, in Belgio, ha segnato l’inizio di un’indagine transfrontaliera che ha portato all’arresto di tre persone in Svizzera.
L’ingente operazione di polizia ha permesso di smantellare un’organizzazione criminale transnazionale di matrice albanese coinvolta nel traffico di droga su larga scala e nelle rapine a mano armata. Oltre alle tre persone in manette in Svizzera, ne sono state arrestate altre 14 come risultato di un lavoro coordinato tra Belgio, Italia, Paesi Bassi, Austria, Germania e la Confederazione. Due altri membri della banda (trasportatori) erano stati già arrestati nei Paesi Bassi e Svizzera durante le precedenti fasi delle indagini.
Durante l’operazione condotta martedì scorso nel nostro Paese, la polizia ha sequestrato nove chilogrammi di eroina e due di cocaina. La scoperta ad Anversa è stata seguita da altre operazioni in discariche in Belgio, durante le quali sono state trovate dozzine di confezioni vuote di cocaina ed eroina, nonché materiali di produzione e confezionamento.
Questo caso mostra chiaramente che la Svizzera fa parte dello spazio criminale europeo, ha commentato l’Ufficio federale di polizia (Fedpol). La sua posizione centrale, la sua prosperità e la sua stabilità politica la rendono un obiettivo attraente per la criminalità organizzata.
- La notizia su tio.chCollegamento esterno.
- Un articolo di TVS tvsvizzera.it sulla diffusione della criminalità organizzata in SvizzeraCollegamento esterno.
Per poter applicare gli accordi sul telelavoro dei frontalieri e delle frontaliere negoziati con la Francia e l’Italia, è necessario regolare lo scambio dei dati sui salari. È quanto prevede un progetto di legge inviato oggi in consultazione dal Consiglio federale fino al 27 di settembre.
Nel dicembre 2020 la Svizzera e l’Italia hanno negoziato nuove regole per l’imposizione di lavoratori e lavoratrici frontalieri. La Confederazione ha poi fatto lo stesso anche con la Francia nel giugno 2023. Gli accordi prevedono uno scambio automatico e reciproco delle informazioni necessarie ai fini dell’imposizione dei lavoratori e delle lavoratrici frontalieri nello Stato di domicilio.
Per poter applicare simili intese, spiega una nota governativa odierna, il Consiglio federale propone la creazione di una nuova legge che regoli lo scambio automatico di informazioni relative ai dati salariali a fini fiscali tra la Svizzera e uno Stato partner con cui esiste un trattato internazionale in materia.
Il Governo ha già stabilito nel messaggio del primo marzo scorso riguardante la legge federale sull’imposizione del telelavoro in ambito internazionale – attualmente al vaglio del Parlamento – che i datori di lavoro devono presentare alle autorità di tassazione, per ogni periodo fiscale, un’attestazione sui dati salariali dei lavoratori dipendenti che non sono domiciliati in Svizzera qualora un accordo internazionale ne preveda lo scambio.
- La notizia su ticinonews.chCollegamento esterno.
- Il comunicatoCollegamento esterno stampa della Confederazione.
- Il nuovo dossier di TVS tvsvizzera.it sulle conseguenze del nuovo accordo sui frontalieri a firma del mio collega Riccardo Franciolli.
Nel quadro dell’acquisizione di Credit Suisse (CS) da parte di UBS, i detentori di obbligazioni CS AT1 (Additional Tier 1) stanno intraprendendo un’azione legale collettiva (class action) contro la Svizzera. Essa è stata presentata presso un tribunale distrettuale di New York.
Nell’ambito del salvataggio d’emergenza di CS, nel marzo del 2023, l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) aveva azzerato le obbligazioni AT1. “Con questo ordine, la Svizzera ha interferito illegalmente con i diritti di proprietà dei ricorrenti”, comunicano i diretti interessati, riunitisi in un gruppo.
La Confederazione aveva fatto da intermediario nell’operazione, puntando su UBS per inglobare e salvare dal fallimento Credit Suisse. “Così facendo, la Svizzera ha ignorato altri potenziali acquirenti”, si lamentano i ricorrenti. Inoltre, proseguono, per rendere l’acquisizione il più attraente possibile per UBS, Berna ha cancellato le obbligazioni AT1 in circolazione, per un valore di circa 17,3 miliardi di dollari. “Ciò non era necessario”, viene aggiunto nella presa di posizione.
I ricorrenti chiedono che la Svizzera risarcisca il valore nominale delle obbligazioni. Secondo il gruppo, le autorità elvetiche si sono allontanate dal loro ruolo di regolatore dei mercati, agendo come una banca d’investimento privata e privilegiando gli interessi nazionali rispetto agli obblighi legali. Per la FINMA invece, la portata dell’evento giustificava tale azione.
- L’articolo di agenzia ripreso su TVS tvsvizzera.it.
- Le domande ancora aperte a un anno di distanza dall’acquisizione: ne parla il collega di SWI swissinfo.ch Matthew Allen.
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