La televisione svizzera per l’Italia
insegna DIE POST smantellata

Oggi in Svizzera

Care svizzere e cari svizzeri all'estero, 

anche l'Eurovision Song Contest è oggetto d'interesse per i bookmaker, ma non soltanto per quanto riguarda vincitori e sconfitti. L'edizione 2024 si è conclusa da poco e quella del 2025, grazie alla vittoria dello svizzero Nemo, si terrà nella Confederazione. Su cosa si potrà mai scommettere, visto che nemmeno si conoscono i e le cantanti in concorso? Sulla città che ospiterà l'evento, ovviamente. 

 Secondo il sito di scommesse OLGB la più papabile è Zurigo (50% di probabilità), complice la presenza di un aeroporto internazionale e dell'Hallenstadion, con i suoi 15'000 posti disponibili. Seguono Basilea e Ginevra (entrambe con il 25%). Insomma, la presenza di un aeroporto sembra essere la condizione sine qua non… Il Ticino, quindi, è escluso a prescindere. Nel mese di maggio il cantone italofono dovrà fare i conti, anche l'anno prossimo, solo con il turismo indigeno, senza doversi preoccupare delle star internazionali. Anche perché – permettetemi la battuta – non oso immaginare le colonne al San Gottardo in caso contrario! 

Buona lettura!

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letto di ospedale
Keystone / Ennio Leanza

Le due iniziative per limitare i premi delle assicurazioni malattia e contenere i costi della sanità nella Confederazione, sottoposte a votazione popolare il prossimo 9 giugno, stanno perdendo terreno: è quanto emerge dal secondo sondaggio SSR in vista dell’appuntamento alle urne il prossimo 9 giugno. 

Per quanto riguarda gli altri due oggetti in votazione, la legge per l’elettricità da fonti rinnovabili sarebbe approvata, mentre l’iniziativa contro l’obbligo vaccinale verrebbe respinta. 

Nel corso delle ultime quattro settimane, i contrari alle due iniziative sulla salute sono aumentati in maniera importante, mentre sono diminuiti i favorevoli. Una piccola parte dell’elettorato si dice invece ancora indecisa. Come spesso capita, poi, è emerso, anche in questo caso, il cosiddetto Röstigraben: il sostegno è maggiore nella Svizzera francese e italiana, rispetto alla Svizzera tedesca. Poco sorprendente anche il fatto che siano sostenute dai redditi medio-bassi, ma non da quelli alti.  

Il 73% delle oltre 12’000 persone interrogate per il sondaggio intende attualmente votare “sì” alla riforma della legge sull’elettricità che mira a promuovere lo sviluppo delle energie rinnovabili in Svizzera e a garantire l’approvvigionamento elettrico. Tre persone su quattro intendono invece respingere il testo “Per la libertà e l’integrità fisica”, nota anche con il nome “Stop all’obbligo vaccinale”. 

insegna DIE POST smantellata
Keystone / Christian Beutler

Prosegue la cura dimagrante de La Posta in Svizzera, che ha fatto sapere oggi, mercoledì, che nei prossimi quattro anni chiuderà 170 filiali gestite in proprio. Ciò significa che entro il 2028 rimarranno 2’000 sedi dotate di personale di cui 600 uffici postali. 

La ragione principale? Sono cambiate le abitudini. “Dobbiamo riconoscere che negli ultimi quattro anni il comportamento dei clienti è cambiato”, ha dichiarato il direttore generale del “gigante giallo” Roberto Cirillo all’agenzia Keystone-ATS. Le tradizionali operazioni allo sportello, come per esempio i versamenti, hanno subìto un nuovo forte calo e si tratta di una tendenza irreversibile. 

Nessun licenziamento, però: nonostante la riduzione dei posti di lavoro a seguito della chiusura delle filiali, la Posta prevede un maggiore numero di assunzioni nei prossimi anni in tutta la Svizzera, ha aggiunto Cirillo. Inoltre, ci saranno fluttuazioni naturali e un elevato numero di pensionamenti. Tuttavia, sono possibili cambiamenti di mansioni, è stato precisato. 

Non è per il momento chiaro quali sedi saranno chiuse. Quelle che restano, comunque, cambieranno di funzione: le 600 gestite in proprio diventeranno “centri di servizi” in collaborazione con banche, casse malati, compagnie assicurative e autorità pubbliche. Inoltre, si legge nel comunicato, nei prossimi quattro anni verranno investiti oltre 100 milioni di franchi in personale, modernizzazione delle filiali e nuovi formati. 

ricercatrice accovacciata in un prato prende appunti
Keystone / Gaetan Bally

Da oggi e fino al 29 agosto le ricercatrici e i ricercatori svizzeri potranno di nuovo candidarsi ad alcuni programmi di Orizzonte Europa (Horizon Europe). Il loro accesso era stato bloccato tre anni fa dopo la sospensione dei negoziati per un accordo quadro fra Berna e Bruxelles. Da allora la Svizzera viene trattata come un Paese terzo non associato ai programmi dell’UE.  

Ora, però, con la ripresa del dialogo fra le parti lo scorso marzo, la Confederazione è di nuovo considerata come un Paese terzo associato per quello che concerne gli Advanced Grants, ossia le sovvenzioni del Consiglio europeo della ricerca (CER). Esse sostengono scienziati e scienziate in stato avanzato della loro carriera che soddisfano determinati requisiti. 

“La partecipazione delle università svizzere al CER è importante per il reclutamento mondiale di ricercatori di alto livello”, ha dichiarato Martina Weiss, segretaria generale di Swissuniversities, a Keystone-ATS. La piazza elvetica aumenta dunque la sua attrattiva, dato che tali sovvenzioni costituiscono una tappa essenziale nella carriera di specialisti e specialiste. 

Tuttavia, aggiunge Weiss, l’accesso a questi sussidi non può essere visto come un valido sostituto di una piena associazione a Orizzonte Europa. L’organizzazione che raggruppa le alte scuole della Confederazione chiede quindi una volta di più che la Svizzera torni definitivamente e completamente nel giro di questi programmi. 

anziane per il clima
Keystone / Jean-Christophe Bott

La condanna non basta: ora bisogna agire. A dirlo sono le Anziane per il clima, cui la Corte europea per i diritti dell’Uomo (CEDU) ha dato ragione lo scorso 9 aprile condannando la Svizzera per non aver fatto abbastanza per proteggere la propria popolazione dai cambiamenti climatici. 

La scorsa settimana il Consiglio federale è stato invitato dalla Commissione affari giuridici del Consiglio degli Stati (CAG-S) a non dare seguito alla sentenza. La Confederazione, ha sostenuto la CAG-S, fa già abbastanza in ambito climatico e non spetta a un tribunale stabilire il contrario. 

Falso, sostiene il gruppo di attiviste che mercoledì mattina insieme ai suoi legali ha presentato e spiegato i vari elementi della sentenza. Fra questi, per esempio, il fatto che se tutti gli Stati agissero secondo gli obbiettivi di riduzione delle emissioni che si è data la Svizzera, nel 2050 il riscaldamento globale sarebbe di 3 °C, ossia il doppio del limite stabilito dagli Accordi di Parigi. La Confederazione, quindi, sostengono, non sta davvero facendo abbastanza.  

È però l’atteggiamento giudicato irrispettoso della CAG-S a irritare le anziane: l’articolo 46 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali (cui aderisce anche la Svizzera, ndr) obbliga gli Stati ad applicare le sentenze della Corte, ha spiegato Raphael Mahaim, avvocato delle attiviste. Queste chiedono inoltre che venga al più presto svolta un’analisi scientifica indipendente degli obiettivi climatici del Paese. Se la Svizzera non applicherà la sentenza, hanno aggiunto, torneranno in tribunale e non escludono di denunciare la Confederazione al Consiglio d’Europa

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