Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
Tra i vari strumenti di lavoro che utilizziamo noi giornalisti, vi è la versione moderna di quella che fino ad alcuni anni fa era chiamata la telescrivente. Ogni 5-10 secondi sul mio schermo appaiono le ultime notizie delle agenzie stampa, con informazioni più o meno importanti su quanto accade nel mondo. Puntuale come un orologio svizzero, alle 6:00 del mattino l'Associated Press dirama il dispaccio intitolato Today in History, che riassume gli eventi passati più importanti della giornata. Oggi ho così appreso che esattamente 90 anni fa la più famosa coppia di banditi americani, Bonnie Parker e Clyde Barrow, veniva uccisa in un'imboscata a Bienville Parish, in Louisiana. E da stamattina continua a risuonarmi in testa una delle onomatopee più famose della chanson francese, un brano firmato da Serge Gainsbourg e interpretato da lui stesso e da Brigitte Bardot: Maintenant, chaque fois qu'on essaie d'se ranger / De s'installer tranquilles dans un meublé / Dans les trois jours, voilà le tac, tac, tac / Des mitraillettes qui reviennent à l'attaque / Bonnie and Clyde…
Dopo questo preludio musicale, vi lascio alle altre notizie del giorno.
Dall’entrata in vigore della nuova legge nel 2018, la naturalizzazione ordinaria in Svizzera è diventata più selettiva e chi è istruito e benestante ha un vantaggio quando si tratta di ottenere il passaporto rossocrociato.
Tra il 2018 e il 2020 la percentuale di persone laureate tra le “naturalizzazioni ordinarie” è salita al 57%, rispetto al 33,5% sotto la vecchia legge. D’altra parte, invece, la proporzione di persone che hanno concluso solo la scuola dell’obbligo è scesa dal 23,9 all’8,5%. È uno dei dati contenuti in uno studio pubblicato oggi e condotto dalle università di Ginevra, Neuchâtel e Basilea, su incarico della Commissione federale della migrazione (CFM).
I risultati emersi dalla ricerca non sono del tutto sorprendenti. Nel 2018 sono stati introdotti criteri più restrittivi per la naturalizzazione, ricorda la CFM in una nota. Sono per esempio ammesse alla procedura solo le persone che vivono in Svizzera da almeno 10 anni e che possiedono un permesso di domicilio. Si devono inoltre soddisfare nuovi criteri d’integrazione, come un certo livello di conoscenze linguistiche e l’indipendenza economica. Questi rappresentano un ostacolo particolarmente ostico soprattutto per le persone poco qualificate e meno abbienti, rileva la CFM.
Una situazione che la stessa commissione, per bocca del suo presidente Manuele Bertoli, deplora: “Le persone scarsamente qualificate oppure quelle del settore dell’asilo si vedono sempre più escluse dalla procedura di naturalizzazione. Questo perché a causa di criteri e requisiti più restrittivi non sono ammesse alla procedura”.
- L’approfondimento sul tema su swissinfo.ch.
- Ne parlaCollegamento esterno anche RSI News.
- Tutto quello che c’è da sapere sulla naturalizzazione in Svizzera.
- Nella Confederazione una persona su tre non può votare perché non ha il passaporto rossocrociato. Un approfondimento del mio collega Jonas Glatthard.
- La procedura di naturalizzazione è stata più o meno standardizzata in Svizzera, ma i Comuni hanno ancora un ampio margine di manovra. Una situazione che può condurre a situazioni al limite del surreale, come potrete scoprire in questo mio articolo.
Negli ultimi 10 anni, in Svizzera la percentuale di persone stressate sul lavoro è aumentata di cinque punti percentuali, raggiungendo il 23%.
Dall’indagine sulla salute in Svizzera (ISS) condotta dall’Ufficio federale di statistica, che ha rilevato l’evoluzione tra il 2012 e il 2022 di dieci rischi fisici e di nove categorie psicosociali, emerge che lo stress sul lavoro è quello che ha registrato l’incremento maggiore.
Nel 2022, il 25% delle donne e il 21% degli uomini professionalmente attivi hanno dichiarato di essere spesso o sempre stressati sul lavoro. Rispetto a 10 anni prima, l’aumento è stato importante soprattutto tra le lavoratrici (nel 2012 il 17% di loro si dicevano stressate). In crescita pure la proporzione di donne che presentavano un maggior rischio di burnout (dal 20 al 25%), mentre quella degli uomini è rimasta stabile al 19%.
Sono per contro in leggero calo i rischi fisici. Nel 2022, il 47% degli uomini e il 43% delle donne erano esposti ad almeno tre di questi rischi sul luogo di lavoro. Per gli uomini si registra una leggera diminuzione rispetto al 2012 (50%). L’esposizione a prodotti tossici o nocivi è nettamente calata in 10 anni: il rischio è infatti passato dal 28% del 2012 al 23% nel 2022 per gli uomini. Per le donne i rischi fisici più frequenti sono il dover assumere posizioni dolorose o stancanti (il 50 contro il 45% fra gli uomini) e il dover sollevare o spostare persone (il 15 contro l’8% fra gli uomini), compiti comuni nelle professioni di cura o custodia di bambini.
La notizia su tvsvizzera.it.
Il comunicatoCollegamento esterno dell’Ufficio federale di statistica.
In Svizzera i casi di burnout sono in aumento, ma il lavoro non è l’unica causa. L’approfondimento su swissinfo.ch.
La Svizzera continua a essere in fondo alla classifica europea per la produzione pro capite di energia solare ed eolica. I progressi compiuto lo scorso anno non sono stati sufficienti a ridurre il divario con gli altri Paesi.
Nel 2023, la Svizzera si collocava al 22esimo posto nel confronto europeo, appena davanti a Malta, Romania, Repubblica Ceca, Slovenia, Slovacchia e Lettonia, ha indicato giovedì la Fondazione svizzera per l’energia. Nella Confederazione solo il 9% del consumo domestico di elettricità è coperto dalla produzione dei pannelli solari e delle turbine eoliche.
I Paesi in cima alla classifica, Danimarca e Svezia, producono da sei a sette volte più elettricità solare ed eolica pro capite della Svizzera. In Danimarca, ad esempio, queste fonti energetiche coprono il 70% del consumo domestico.
Lo sviluppo dell’energia eolica è in gran parte stagnante in Svizzera. Ma anche per quanto riguarda l’energia solare, la Confederazione è chiaramente superata dai Paesi più a nord, con meno sole.
- Il comunicatoCollegamento esterno della Fondazione svizzera per l’energia.
- La parola a chi si oppone alle turbine eoliche in questo articolo del mio collega Luigi Jorio.
- Il 9 giugno prossimo la popolazione svizzera è chiamata alle urne per pronunciarsi sulla nuova legge sull’elettricità. Le opinioni di Jürg Grossen (favorevoli) e di Marcel Dettling (contrari).
Il rincaro sta accentuando le disuguaglianze in Svizzera, stando a uno studio pubblicato giovedì che ha analizzato i dati di tre milioni di persone.
Dal 2021, i livelli dei prezzi in Svizzera sono aumentati a tassi di crescita annuali compresi tra l’1 e il 3,5%. Questa evoluzione sta lasciando tracce sulla società, che vede allargarsi il fossato tra chi ha un reddito elevato e chi deve vivere con un salario basso.
La ragione principale è l’elevata spesa per alloggi, premi della cassa malattia e beni di consumo quotidiano che pesa molto di più sulle famiglie con redditi bassi che su quelle con redditi alti. Il 10% delle famiglie “più ricche” e il 10% delle famiglie “più povere” utilizza in media rispettivamente il 31% e l’82% del reddito per coprire queste spese incomprimibili.
A incidere in modo particolare sul bilancio sono i premi dell’assicurazione malattia obbligatoria, progrediti del 140% dal 1997. Mentre il decile più ricco (10%) spende solo il 3% del reddito familiare per l’assicurazione sanitaria, quello più povero ne spende il 21%. Anche gli affitti, aumentati dell’8% tra il 2016 e il 2023, non risparmiano i portafogli della popolazione. Allo stesso tempo, l’onere fiscale per i redditi modesti e medi è rimasto costante dal 1984, intorno al 13% del reddito annuo. La pressione fiscale sui redditi molto alti (oltre un milione di franchi) è invece scesa da quasi il 39% al 32,5%.
- Lo studioCollegamento esterno pubblicato sulla rivista Social Change in Switzerland.
- La notizia su tvsvizzera.it.
- In Svizzera i salari sono elevati, ma il costo della vita lo è altrettanto. Un approfondimento della mia collega Alexandra Andrist.
- Nel 2023 l’inflazione si è mangiata tutti gli aumenti salariali in Svizzera. L’articolo su tvsvizzera.it.
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