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banconote in franchi

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

ormai si sa, siamo tutti, o quasi, diventati un po’ dipendenti dal cellulare. Stando ai risultati di un sondaggio del sito Galaxus, lo smartphone è infatti un compagno fedele per oltre il 90% degli svizzeri e delle svizzere perfino nelle pause in gabinetto (il 54% di chi ha partecipato usa il telefono sempre o spesso in bagno, mentre il 39% lo fa a volte).

I cittadini e le cittadine della Confederazione si inseriscono nella media europea, che è però dominata dagli italiani: nella penisola il 28% traffica con il dispositivo elettronico sempre, il 37% spesso e il 33% a volte. Cosa resta da dire, se non augurarmi e augurarvi che si tratti di un uso ludico e non lavorativo!

Vi lascio ora alle altre notizie del giorno. Buona lettura!

banconote in franchi
© Keystone / GAETAN BALLY

Nel 2023 gli stipendi in Svizzera sono aumentati, ma l’inflazione si è mangiata tutto l’incremento e i cittadini e le cittadine si ritrovano quindi in tasca meno soldi di prima, come negli anni precedenti.

Stando ai rilevamenti dell’Ufficio federale di statistica (UST), l’anno scorso i salari nominali sono saliti in media dell’1,7%, il maggior incremento dal 2009. L’inflazione si è però attestata al 2,1%: questo vuol dire che i salari reali sono scesi dello 0,4%. È il terzo anno di fila che ciò accade: nel 2022 le retribuzioni reali erano scese addirittura dell’1,9%, una contrazione che non si era mai vista dai tempi della Seconda guerra mondiale (-4,5% nel 1942).

Nel dettaglio, nel 2023 le buste paga sono cresciute del 2,1% nel settore secondario e dell’1,6% nel terziario: tenendo conto del rincaro, i lavoratori e le lavoratrici del primo ramo vedono i loro compensi stabili, mentre chi opera nei servizi subisce una perdita reale dello 0,5%.

Lo spettro a livello di singoli rami economici è però molto variegato: si va dal -2,7% dei salari reali nelle attività professionali scientifiche e tecniche al +1,5% dell’amministrazione pubblica, passando – per avanzare alcuni esempi – dal -2% della sanità e assistenza sociale, il -1,1% dei servizi finanziari, il -0,5% delle assicurazioni, il -0,4% del commercio al dettaglio, il +0,2% delle costruzioni e il +0,5% della fabbricazione di macchinari.

medico all'opera
© Keystone / GAETAN BALLY

Un quinto dei costi sanitari sopportati dalle casse malati nell’assicurazione di base sono inutili e i premi potrebbero quindi essere inferiori del 20%. Lo sostiene il “sorvegliante dei prezzi” Stefan Meierhans.

In un’intervista pubblicata oggi dal Tages-Anzeiger, Meierhans – che rappresenta un’autorità federale garante della concorrenza – traccia un bilancio desolante di quello che è stato realizzato delle 38 misure di riduzione dei costi proposte da un gruppo di esperte ed esperti nominati sette anni fa dal Consiglio federale. “In una sua valutazione l’Ufficio federale della sanità pubblica è giunto alla conclusione che circa una dozzina dei provvedimenti da noi suggeriti sono stati almeno parzialmente attuati, ma questo fa sembrare le cose migliori di quello che siano in realtà. Nessuna delle misure che avrebbero fatto davvero la differenza è stata messa in pratica”.

“Il 20% di tutti i costi dell’assicurazione sanitaria obbligatoria sono superflui: con oneri totali di 40 miliardi di franchi, si parla di 8 miliardi di franchi di risparmio”. “Quindi i premi potrebbero essere del 20% inferiori?”, chiede il giornalista del foglio svizzerotedesco. “Esatto, e senza intaccare la qualità, magari addirittura migliorandola. Un esempio: se ci fossero meno ospedali ma più grandi, il numero di casi affrontati per i singoli trattamenti aumenterebbe e i risultati sarebbero migliori”.

“C’è chi dice che dovremmo potercelo permettere, visto che siamo una delle nazioni più ricche del mondo: ma in questo Paese non sono tutti i milionari”, ricorda “mister prezzi”. “Quasi un terzo delle persone dipende già dai sussidi per pagare i premi dell’assicurazione malattia. La questione è da anni in cima al barometro delle preoccupazioni: bisogna tenerne conto”, conclude l’esperto.

educazione sessuale a scuola
La questione di cosa debba essere insegnato a scuola suscita il dibattito – Approfondite e discutete il tema con “dialogo”. SSR SRG

L’educazione sessuale a scuola è un tema che fa nascere ciclicamente accese discussioni, dibattiti e levate di scudi.

Recentemente un docente omosessuale di Pfäffikon è stato licenziatoCollegamento esterno su pressione dei genitori degli allievi proprio dopo aver dato lezioni di educazione sessuale. Non si tratta di un caso isolato: da un lato c’è chi vorrebbe bandire la materia da scuola, o quanto meno esentarne i propri figli; dall’altro chi, in particolare tra i più giovani, reclama un’informazione più completa, che non si limiti agli aspetti biologici, e al passo con i tempi.

La Radiotelevisione svizzera in lingua tedesca SRF è andata a chiedere ai diretti interessati come vorrebbero che fosse l’educazione sessuale a scuola. La richiesta principale è che si superino i tabù. Attraverso i link qui sotto, paragonate anche voi la vostra posizione a quella del resto delle e degli abitanti in Svizzera rispondendo ad alcune domande.

Al contempo, è stata lanciata oggi e partirà ufficialmente domani la nuova campagna dell’Ufficio federale della sanità pubblica: “Tutto pronto! Fai il tuo safer sex check”, che contiene raccomandazioni di protezione e test personalizzati. L’obiettivo? Prevenire l’insorgere di nuove infezioni sessuali come HIV/AIDS, epatite B e C e altre patologie sessualmente trasmissibili, come la sifilide.

ape
Keystone

Nonostante le notevoli perdite che si registrano annualmente, il numero di colonie di api allevate in Svizzera è leggermente aumentato negli ultimi dieci anni. Il numero di apicoltori e apicoltrici è invece in calo.

Dopo un crollo delle colonie di api a partire dagli anni ’90, l’ultimo decennio ha segnato una svolta, secondo una nuova pubblicazione di Agroscope. Nel 2022, nella Confederazione si contavano più di 183.000 colonie, rispetto alle 165.000 del 2014. Anche la densità delle colonie è aumentata nell’ultimo decennio, garantendo un’impollinazione efficace delle piante coltivate e selvatiche nella maggior parte delle regioni elvetiche.

La produzione di miele per colonia è aumentata notevolmente negli ultimi 120 anni, passando da circa 8 a oltre 20 chilogrammi per colonia all’anno. Le quantità raccolte variano tuttavia notevolmente da un anno all’altro. Con 7,2 chili per colonia, il 2021 è stato l’anno in assoluto peggiore dall’inizio dell’indagine. Il 2020 con 29,9 e il 2022 con 23,9 chili hanno invece registrato quantità superiori alla media del periodo 2013-2022 (20,1).

A favorire l’incremento della raccolta sono stati diversi fattori, come l’estensione della transumanza, la coltivazione della colza e l’aumento delle aree di compensazione ecologica. Il ruolo del progresso zootecnico e del riscaldamento climatico rimane invece poco chiaro.

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