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Zurigo vista dall'alto.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

apriamo il bollettino di oggi con una notizia mesta. Un membro dell'esercito elvetico è morto questa mattina in un incidente di tiro durante un'esercitazione della Scuola reclute 45 a Bremgarten nel Canton Argovia.

Per motivi ancora sconosciuti, in un veicolo militare è partito un proiettile che ha colpito l'uomo alla testa. Il ferito è stato trasportato in elicottero in ospedale, dove è morto in mattinata.

Rubli russi in banconote.
KEYSTONE

I valori non statali appartenenti a cittadini russi bloccati in Svizzera si stanno deprezzando.

Secondo quanto comunicato da Simon Plüss, responsabile dell’applicazione delle sanzioni alla Segreteria di Stato dell’economia (Seco), a causa del deprezzamento dei titoli, a fine 2023 il valore degli averi non statali bloccati in Svizzera in seguito alle sanzioni contro la Russia ammontava a 5,8 miliardi di franchi, 1,7 miliardi in meno rispetto alle cifre comunicate nel dicembre 2022.

La Seco fa sapere che il grosso dei fondi russi in Svizzera è stato bloccato due anni fa e che finora la Confederazione ha ripreso tutte le sanzioni decise da Bruxelles che riguardano 1’703 persone e 421 società. L’evoluzione dei fondi – aggiunge Plüss – dipenderà anche da eventuali nuove misure punitive prese dall’UE.

In risposta alle critiche soprattutto internazionali, Plüss ha poi spiegato che la Svizzera ha applicato le sanzioni collaborando con numerose istanze e entità internazionali. In merito ai 150-200 miliardi stimati di patrimoni che si troverebbero ancora nelle banche elvetiche, il responsabile della Seco ha infine precisato che ciò riguarda soprattutto persone o imprese che non si trovano sulla lista delle sanzioni adottate dall’UE.

Philippe Lazzarini, Commissario generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente
KEYSTONE/© KEYSTONE / SALVATORE DI NOLFI

Il finanziamento svizzero dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi è ancora sospeso.

Il Dipartimento degli affari esteri (DFAE) sta ancora analizzando in dettaglio il rapporto di esperti indipendenti sull’operato dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA) nella Striscia di Gaza (nella foto il Commissario generale Philippe Lazzarini). Una decisione sui finanziamenti dell’organizzazione verrà presa in seguito.

La sospensione del contributo elvetico (20 milioni di franchi) era stata decisa in gennaio in attesa di maggiori informazioni sulle accuse mosse da Israele contro l’agenzia umanitaria. Secondo il Governo dello Stato ebraico alcuni membri dell’UNRWA sono stati in un qualche modo implicati nell’attentato di Hamas del 7 ottobre scorso).

Come comunica il DFAE, l’audit sull’agenzia, pubblicato lunedì, ha concluso che l’UNRWA ha “problemi di neutralità” politica. Israele però – hanno aggiunto gli esperti – deve ancora fornire la “prova” di una eventuale implicazione terroristica di alcuni membri dell’organizzazione.

Zurigo vista dall'alto.
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La popolazione in Svizzera vive soprattutto nelle regioni urbane, dove aumentano gli stranieri e la lingua inglese è sempre più diffusa.

È stata pubblicata oggi l’edizione 2024 della “Statistica delle città svizzere – Annuario statistico dell’Unione delle città svizzere” (SSV/UVS). I contenuti dell’annuario possono essere riassunti in poche parole: tre quarti della popolazione svizzera vive nelle aree urbane, dove i residenti stranieri sono più abbondanti e dove si registra un forte potenziamento dell’inglese.

Dalla rilevazione statistica si nota come l’elevata immigrazione fa dei centri elvetici anche dei luoghi multiculturali caratterizzati da una pluralità di lingue e religioni. A questo proposito per la prima volta l’annuario fornisce i dati sulle comunità musulmane: Spreitenbach (Canton Argovia) ha la percentuale più alta (21,9%). In generale la media nei centri urbani è del 7%.

Per quanto riguarda gli stranieri, oggi la percentuale di persone senza passaporto rossocrociato è del 32% nelle zone urbane (media nazionale: 26%). La quota è più alta nelle città romande, ma è a Kreuzlingen (Canton Turgovia), sul confine con la Germania, che vivono più stranieri (56,3%). A causa di questa forte presenza di stranieri, la lingua inglese è l’idioma principale dell’8,1% della popolazione residente nelle zone urbane.

Un elicottero attivo nello spegnimento di un incendio.
KEYSTONE

A causa dei cambiamenti climatici anche in Svizzera si prevedono grandi rischi di incendi a partire dal 2040.

Il clima si surriscalda e il rischio di incendi aumenta, influenzato dai cambiamenti climatici. Per le zone pedemontane delle Alpi, l’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe di Davos (SLF) prevede che, a partire dal 2040, potrebbero verificarsi roghi boschivi in luoghi che al momento sono considerati a basso rischio.

A sostenere questa tesi è uno studio condotto da ricercatori dell’SLF, i cui risultati sono stati pubblicati oggi. Le previsioni stilate dalla dottoranda Julia Miller, responsabile della ricerca, mostrano che la causa principale degli incendi boschivi sarà il cambiamento climatico a partire dal 2040, mentre fino a quel momento il motivo sarà piuttosto quello della fluttuazione naturale del clima.

Non solo. Senza voler essere troppo apocalittici, il rapporto indica anche che, con il passare del tempo, il periodo con la più alta probabilità di roghi verrà progressivamente anticipato, passando da giugno al mese di maggio. Le cause della tendenza? Ancora una volta soprattutto a causa dei fattori come il clima caldo, secco e ventoso.

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