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Raffigurazioni di donne in viola all'interno di Palazzo federale.

Oggi in Svizzera

Care svizzere e cari svizzeri all’estero,

si tratta solo di un annuncio ma, visti i precedenti (e il contesto internazionale), anche la semplice comunicazione alla controparte della disponibilità a trattare costituisce una notizia di una certa rilevanza. Di cosa stiamo parlando?

Il Governo svizzero ha fatto sapere oggi di aver approvato, dopo consultazione delle cerchie interessate, il mandato ai suoi negoziatori e negoziatrici incaricati di condurre le trattative in vista di un accordo che, dopo polemiche, rotture e irritazioni reciproche, dovrebbe stabilizzare i rapporti tra la Confederazione e l'Unione Europea.

Berna assicura di aver fatto tesoro delle osservazioni espresse durante la consultazione e ora non resta altro da fare che attendere che le due delegazioni si siedano al tavolo. Avremo modo di riparlarne. Per il resto della cronaca odierna vi invito a proseguire nella lettura.

Sostenitrici dell'iniziativa sul servizio civile davanti Palazzo federale.
KEYSTONE/© KEYSTONE / PETER KLAUNZER

Il Governo federale ha espresso oggi il suo dissenso verso l’iniziativa popolare sul servizio civico, obbligatorio anche per le donne, che andrebbe ad aggiungersi alla leva.

Per l’Esecutivo, che pure riconosce l’utilità di un servizio di milizia a favore dell’ambiente e della collettività, la proposta comporta costi eccessivi per le casse dello Stato e potrebbe pregiudicare le garanzie di sicurezza per il Paese. In particolare crea infatti troppe incertezze in merito all’apporto di un numero sufficiente di coscritti negli organici delle forze armate e della protezione civile.

Sul fronte della spesa le stime di Berna indicano un significativo incremento dei costi per il personale e un raddoppio delle indennità da pagare per la perdita di guadagno. In proposito al mercato del lavoro il Consiglio federale sostiene che l’approvazione dell’iniziativa provocherebbe un sensibile aumento dei giorni di servizio difficilmente sopportabili dall’economia.

Va comunque sottolineato che, secondo il comitato promotore della modifica costituzionale, gli effettivi destinati all’esercito e alla protezione civile dovranno essere garantiti e la tassa d’esenzione, l’indennità per perdita di guadagno e le altre disposizioni esistenti rimarrebbero invariate.

Raffigurazioni di donne in viola all'interno di Palazzo federale.
KEYSTONE/© KEYSTONE / PETER KLAUNZER

Per la giornata mondiale della donna oltre 350 rappresentanti dell’universo femminile si sono date appuntamento a Palazzo federale, su iniziativa della presidente della Camera alta Eva Herzog, per dibattere sull’indipendenza finanziaria.

Una discriminazione che, come è stato osservato durante l’incontro a Berna, costituisce ancora un importante ostacolo per un numero importante di donne nonostante le quote di partecipazione al mercato del lavoro siano analoghe tra i due sessi, in particolare tra le generazioni più giovani.

Naturalmente è stata ribadita l’annosa rivendicazione della parità salariale, che spesso è collegata con la quota rilevante di impieghi a tempo parziale (percentuale doppia di donne rispetto agli uomini). Una specificità che oltre ad avere ragioni individuali – determinate sovente dalla concomitanza di incombenze domestiche e familiari – ha spesso origini di tipo “sistemico” (disparità salariale, costi elevati per la custodia dei figli/e, diritto fiscale e ordinamento pensionistico penalizzanti).

Un ultimo tema affrontato, non certo per ordine di importanza, è stato quello della protezione delle donne, in particolare dalle violenze di natura sessuale che continuano a rappresentare un problema acuto, soprattutto in determinate aree geografiche. Ma che a dire il vero, come riferiscono le cronache quotidiane, non risparmiano nemmeno la Confederazione.

Due ricercatrici in un laboratorio del Politecnico di Losanna.
KEYSTONE

La Svizzera è in testa alle varie classifiche internazionali nell’ambito dell’innovazione tecnologica e per continuare a restare nelle posizioni di vertice il Governo federale ha deciso di stanziare 29,2 miliardi di franchi nella formazione e nella ricerca per i prossimi quattro anni.

L’importo proposto dal Consiglio federale alle Camere, sottolinea una nota della Confederazione, corrisponde a una crescita nominale annua dell’1,6% e supera di 1,3 miliardi il precedente stanziamento.

Per la prima volta tale cifra è stata sottoposta a una procedura di consultazione presso le cerchie interessate, al termine della quale l’importo è stato diminuito di 500 milioni (a giugno l’Esecutivo aveva infatti preventivato 29,7 miliardi).

In alcuni ambienti, però, l’entità del finanziamento è stata giudicata insufficiente. Proprio oggi i due Politecnici federali di Zurigo e Losanna hanno espresso il loro disappunto per il taglio una tantum di 100 milioni al contributo in loro favore, che andrà ad aggiungersi a ulteriori 100 milioni di risorse annue in meno cui saranno confrontati dal 2025. Risparmi che, a detta dei due atenei, pregiudicano l’attuazione di iniziative strategiche e alcuni progetti di rilevanza nazionale.

Agente doganale e un cane controllano un container al posto di Rotterdam.
KEYSTONE

Circa 5’000 navi attraccano ogni anno in uno dei tre porti svizzeri sul Reno, nei pressi di Basilea, dove vengono trasbordati 120’000 container. E proprio attraverso i carichi modulari entra la droga in Europa, come indicano i numeri crescenti dei sequestri da parte delle forze dell’ordine.

I controlli vengono effettuati a campione da parte dei funzionari dell’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC), consci del fatto che solo il 10-20% degli stupefacenti in transito viene intercettato. Un attenzione particolare viene riservata ai cargo provenienti da alcuni Paesi (Ecuador, Colombia, Brasile). Ma da Rotterdam, secondo quanto spiegano gli esperti, la droga giunge in Svizzera in prevalenza su strada. Le tecniche usate dalle organizzazioni criminali sono varie.

L’aspetto più inquietante che emerge dalle indagini più recenti è che la disponibilità di stupefacenti e i quantitativi in gioco sono lievitati notevolmente negli ultimi anni e allo stesso tempo i prezzi sul mercato clandestino sono crollati.

Alcune cifre aiutano a comprendere meglio la portata del fenomeno. Secondo una statistica del 2018, in Svizzera si consumano 5 tonnellate di cocaina all’anno (dopo la canapa, è la droga più consumata), generando un giro d’affari di 500 milioni: tra il 2012 e il 2022, il consumo di cocaina in Svizzera è più che raddoppiato.

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