Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
sulla vetta dell'Aconcagua, una cima vicina ai settemila metri nelle Ande argentine, sventola una bandiera svizzera. Il vessillo vi è arrivato grazie all'impresa di tre scalatori elvetici dell'organizzazione di aiuto all'infanzia CyberDodo Global: il fondatore Manuel Martin, il figlio Mallory e Aleksandar Franceschi, membro dell'organizzazione.
La scalata, è stata realizzata con l'aiuto del celebre alpinista nepalese Nirmal Purja, noto per aver raggiunto la cima di tutti gli ottomila dell'Himalaya a tempo di record (poco più di sei mesi, un'impresa immortalata anche da un documentario di Netflix). La spedizione ha ricordato la prima conquista della vetta argentina nel 1897 da parte del noto alpinista elvetico Matthias Zurbriggen, di cui abbiamo parlato recentemente.
Vi lascio ora alle altre notizie del giorno. Buona lettura!
Dovrebbe essere pubblicato entro la fine del 2024 il rapporto finale della Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) sull’operato delle autorità federali nell’ambito dell’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS.
Stando alle ultime informazioni fornite dalla CPI, nelle 15 sedute tenute finora, la commissione si è concentrata in particolare sul modo in cui le autorità hanno gestito la crisi dal suo inizio nell’estate del 2022 e durante la sua fase acuta di metà marzo del 2023. Nei prossimi mesi la CPI dedicherà la propria attenzione a quanto avvenuto a partire dal 2015, tra cui l’attuazione e l’ulteriore sviluppo della legislazione “Too big to fail” (TBTF), la gestione dei rischi e l’individuazione tempestiva delle situazioni di crisi.
Intanto, l’interesse mediatico suscitato dal lavoro della Commissione si riflette proprio nelle numerose richieste di informazioni riguardanti il contenuto della sua inchiesta. Nelle ultime due settimane i media hanno riferito a più riprese in merito a presunti contenuti di singole audizioni e alla decisione della CPI di presentare una denuncia penale. “La Commissione condanna qualsiasi violazione dell’obbligo del segreto, il quale vale non soltanto per gli stessi membri ma anche per tutte le persone che partecipano alle sedute e agli interrogatori”.
La Commissione analizza i documenti rilevanti e tiene audizioni. L’elenco comprende rappresentanti del Consiglio federale, del Dipartimento delle finanze, dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) e della Banca nazionale svizzera (BNS). La CPI, fa sapere, non divulgherà ulteriori dettagli a causa dell’obbligo del segreto a cui è sottoposta.
- Ne parla il sito del Corriere del TicinoCollegamento esterno.
- Chi fa parte della Commissione, sul sito del ParlamentoCollegamento esterno.
- Gli articoli di SWI swissinfo.ch sull’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS.
Nei due anni dall’invasione russa in Ucraina, la Catena della solidarietà ha finanziato 109 progetti con 80 milioni di franchi. Essi si concentrano principalmente sulla riparazione di edifici e infrastrutture, sull’assistenza sanitaria e sull’aiuto individuale alle persone colpite.
“Tuttavia, per garantire il nostro aiuto umanitario a lungo termine, abbiamo bisogno di ulteriore supporto”, ha dichiarato la direttrice Miren Bengoa. Nei primi mesi, il sostegno è stato esteso a Paesi vicini come Moldavia, Polonia e Romania, dove sono stati stanziati 6,8 milioni per 36 progetti. In seguito, ci si è concentrati sull’Ucraina orientale, teatro dei combattimenti, e sulle regioni dove numerose persone si sono rifugiate.
Quasi il 90% delle donazioni, prosegue la Catena della solidarietà, è stato utilizzato direttamente in Ucraina per aiutare civili con esigenze particolari. Si tratta di bambine e bambini, donne incinte e in allattamento, genitori single con più figli, persone anziani e disabili. Altri progetti riguardano ad esempio la gestione dei traumi e lo sminamento.
Nel suo lavoro, la Catena della solidarietà si appoggia su organizzazioni elvetiche e sui loro partner locali. Per questi ultimi, “gli attacchi indiscriminati e i bombardamenti continui” rappresentano un grande rischio, evidenzia la fondazione.
- La notizia su TVS tvsvizzera.it.
- Il sitoCollegamento esterno della Catena della solidarietà per ulteriori dettagli.
- L’approfondimento di SWI swissinfo.ch in occasione dei 75 anni dell’organizzazione benefica.
C’è una grave crisi nel mondo delle cure di lunga durata. Stando a uno studio, il settore sanitario potrebbe però affrontarla con tre approcci: si dovrebbe continuare a ricorrere alla manodopera dall’estero, ampliare la formazione ed esaminare le possibilità tecnologiche.
Iniziato nel 2021, lo studio della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) e del sindacato Unia, presentato oggi a Berna, è stato condotto sulla base di interviste qualitative a dipendenti di case di cura. In totale hanno partecipato 26 persone, tra cui 22 donne.
Emerge che al personale curante manca il tempo per il lavoro relazionale, che è una parte essenziale delle cure. “Un’assistenza di qualità è molto più che tenere in vita un corpo”, ha sottolineato uno dei partecipanti allo studio. Questa intensificazione del lavoro basata su obiettivi di “produzione” sta portando all’esaurimento emotivo e psicologico del personale, oltre ad avere un impatto negativo sui residenti delle case di cura. Ogni mese, da 300 a 400 assistenti alle cure lasciano la professione. Entro il 2040, il numero di persone con più di 80 anni aumenterà dell’88% e saranno necessari 35’000 posti di lavoro in più nelle cure di lunga durata.
Attualmente esistono tre risposte principali alla crisi dell’assistenza a lungo termine: il ricorso a lavoratrici e lavoratori emigrati in Svizzera, la formazione e la tecnologia. Ma queste non sono sufficienti, ha osservato il professore della SUPSI Nicolas Pons-Vignon nella sua presentazione. Le condizioni di lavoro devono quindi essere migliorate. È inoltre necessario fornire ad anziane e anziani servizi più accessibili, ad esempio sotto forma di aiuto domestico o di alloggi protetti, per ritardare la necessità di trasferirsi in case di riposo. Alla luce delle tendenze demografiche, sono inoltre indispensabili maggiori risorse finanziarie.
- L’articolo di agenzia su Blue NewsCollegamento esterno.
- La prima diminuzione del personale nelle case anziani si è verificata, dopo 15 anni, nel 2021.
Le scarse rese dei raccolti e la carenza di patate da semina hanno portato a una crisi di questo ortaggio in Svizzera.
A ciò si aggiungono anche i problemi di qualità e le continue difficoltà generali riscontrate dal settore dell’agricoltura. L’Unione svizzera dei contadini (USC) si augura che le condizioni quadro migliorino.
Nel corso dell’assemblea generale dell’Associazione svizzera dei produttori di patate, Martin Rufer, direttore dell’USC, ha chiesto al mondo politico di garantire il rafforzamento dell’agricoltura di produzione, che risulta a suo avviso indebolita dalle attuali normative, si legge sul Landwirtschaftliche Informationsdienst (LID), il servizio d’informazione del mondo agricolo.
Le difficoltà di produzione di questo tubero in Svizzera sono un sintomo di sfide più profonde nell’intero settore agricolo e alimentare, prosegue il LID. La carenza di prodotti di alta qualità per la semina e la limitata disponibilità di importazioni hanno aggravato il problema negli ultimi tre anni, conclude il servizio, sottolineando che il settore sta cercando di adattarsi e di ottimizzare l’uso delle risorse disponibili.
- L’articolo di ticinonews.chCollegamento esterno.
- Mancano 100’000 tonnellate di patateCollegamento esterno: l’appello lanciato in autunno e, prima ancoraCollegamento esterno, in agosto.
- Sul sito dei contadini e delle contadine svizzere, la pagina dedicata alle patateCollegamento esterno.
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