Manifestazioni in tutta la Svizzera per il 1° maggio, pochi disordini

Il 1° maggio in Svizzera è stato caratterizzato da diverse manifestazioni in numerose parti del Paese.
Migliaia di persone sono scese nelle strade elvetiche in occasione della Festa del lavoro per chiedere salari più alti, premi di cassa malati più bassi e protestare contro il capitalismo.
Zurigo
Circa 11’000 persone hanno partecipato alla manifestazione ufficiale organizzata a Zurigo al motto “Il capitalismo fa ammalare”. A margine del corteo sono state imbrattate con vernice rossa diverse vetrine delle filiali di UBS e di altri negozi.
Il corteo è terminato sulla piazza della Sechseläuten, dove Daniel Lampart, primo segretario e capo economista dell’Unione sindacale svizzera (USS), ha tenuto un discorso. L’organizzazione sindacale zurighese mirava in particolare a mobilitare in favore di un “sì” all’iniziativa per premi meno onerosi sulla quale il popolo è chiamato a esprimersi il 9 giugno. Come spesso accade, si sono uniti al corteo anche molti altri gruppi, tra cui quest’anno un grande “Blocco per la Palestina”.
Nel pomeriggio, come accade ogni anno, diverse organizzazioni della sinistra radicale hanno lanciato un appello per una manifestazione non autorizzata nella zona della Langstrasse. La polizia ha accerchiato per diverse ore i manifestanti della “Nachdemo”, che per finire si sono allontanati. Secondo una giornalista di Keystone-ATS sul posto, le forze dell’ordine erano presenti con più di 100 agenti in tenuta anti sommossa. Gli avvenimenti sono stati seguiti da un folto numero di curiosi. Fino all’inizio della serata non sono stati segnalati danni materiali.
A Winterthur, la seconda città più popolosa del canton Zurigo, i disordini sono stati più marcati: sono stati segnalati danni per alcune decine di migliaia di franchi e tre persone sono state fermate perché sospettate di aver preso parte ai danneggiamenti.
Berna
Nel suo discorso del Primo Maggio a Bienne il sindacalista e presidente dell’USS Pierre-Yves Maillard ha denunciato i “dati sull’inflazione completamente falsati” che vengono annunciati in Svizzera. Il fatto che i premi sanitari siano esclusi dal calcolo, ha detto, offusca la realtà. Ha poi paragonato i premi sanitari a “una tassa”, l’unica “che non ha un tetto massimo e sulla quale nessuno vota mai”. E se non è una tassa, “allora perché i premi sanitari non sono presi in considerazione nelle cifre ufficiali dell’inflazione?”, ha chiesto.
A Thun, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha messo in guardia dalle conseguenze dell’ingiustizia sociale. “Solo una società giusta è una società forte”, ha dichiarato la ministra dell’interno nel suo discorso sulla piazza del municipio. Uno sguardo a numerosi Paesi, anche in Europa, lo dimostra, ha detto. I bassi salari, la mancanza di sicurezza sociale e di solidarietà sono un terreno fertile per la rabbia e il risentimento, per la polarizzazione e il populismo, ha aggiunto la consigliere federale. “Chi si batte per una società giusta rafforza anche la stabilità della Svizzera e la fiducia nella democrazia”. Secondo la consigliera federale, la questione sociale non è mai chiusa, ma si ripropone sempre. La casa, per esempio, rischia di diventare un lusso e i costi della sanità sono un problema importante per molte persone.
Sulla Piazza federale a Berna il consigliere federale Beat Jans ha lanciato un appello alla solidarietà: “insieme possiamo fare meglio”, ha sottolineato il ministro socialista, riferendosi alle numerose sfide della politica, dell’economia e della società. Tra queste figurano la riduzione dei premi delle casse malati e l’aumento dei salari. La Svizzera ha bisogno di relazioni forti con l’Europa, soprattutto per quanto riguarda la tutela dei salari. Secondo Jans, la solidarietà è necessaria perché il mondo è in cattive acque. “Crisi, clima, disastri, guerre. In Ucraina e in Medio Oriente. La gente si dispera, soffre, muore. Migliaia. Ogni giorno. È quasi insopportabile”. Il mondo brucia e la gente in Svizzera sta bene. “È pericoloso credere che non ci sia un incendio solo perché la propria casa non è in fiamme”, ha avvertito il ministro della Giustizia.
Basilea
A Basilea sono circa 2’500 le persone che hanno partecipato a un corteo autorizzato. Al grido di “Premi giù, salari su”, la manifestazione è stata tutto sommato pacifica, a parte il lancio di sacchetti di vernice colorata contro la facciata della filiale di UBS sulla Marktplatz, ha scritto la polizia cantonale su X (ex Twitter). I sindacati hanno guidato la manifestazione e sugli striscioni si leggevano tra gli altri slogan come “Prezzi in aumento? Salari in crescita!”. Il Comitato Primo maggio di Basilea Città è composto da sindacati, partiti come il PS, i Verdi e Basta, nonché da gruppi curdi e collettivi di sans-papiers.
Dietro al corteo “ufficiale”, a notevole distanza, seguiva il “blocco anticapitalista”, composto da diverse centinaia di persone che si sono accodate dietro a uno striscione che recitava “Solidarietà internazionale – lotta di classe contro la guerra, la crisi e la catastrofe climatica”. I e le manifestanti hanno acceso alcuni fuochi d’artificio e nel corteo si sono viste anche diverse bandiere della Palestina. Alla Barfüsserplatz, Lucien Robischon, copresidente dell’Unione sindacale basilese, ha affrontato nel suo discorso il tema dell’onere finanziario che grava su molte persone a causa dell’inflazione, dei premi delle casse malati e degli affitti.
Ginevra
A Ginevra circa 2’000 persone hanno partecipato in un’atmosfera tranquilla al corteo del Primo maggio. La manifestazione nella città di Calvino si è svolta in segno di solidarietà verso il popolo palestinese. Diversi striscioni pro-palestinesi sono stati posizionati in testa al corteo, caratterizzato da diverse persone che indossavano la kefiah. I e le manifestanti hanno marciato al grido di “Palestina libera”, “Siamo tutti figli di Gaza” e “Boicotta Israele”. I sindacati e la sinistra hanno approfittato della manifestazione per esporre le loro posizioni sui temi che saranno sottoposte al voto il 9 giugno.
Ticino
A Bellinzona 1’500 persone hanno partecipato al corteo organizzato da USS, partiti di sinistra e diversi collettivi. “Siamo qui per difendere salari, pensioni e lavoro di qualità”, ha detto il segretario cantonale del sindacato UNIA Giangiorgio Gargantini in occasione del suo discorso. “Lavoro di qualità significa sicurezza, diminuzione del tempo di lavoro, significa avere i mezzi per poter svolgere il proprio lavoro e avere colleghi che lo facciano assieme. Significa poter offrire un servizio di qualità alla popolazione”. Il tema scelto per la Festa del lavoro di quest’anno è stato infatti quello della “solidarietà”, un ponte tra pubblico e privato, “uniti per salari, pensioni e lavoro di qualità”. Il tema scelto per la Festa del lavoro di quest’anno è stata la solidarietà: “Uniti per salari, pensioni e lavoro di qualità”.

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