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Le montagne delle Alpi si stanno rimpicciolendo

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La Punta Parrot, nel massiccio del Monte Rosa, è stata la montagna che ha fatto registrare la regressione più importante. Wikipedia

Negli ultimi 60 anni, la maggior parte delle cime svizzere coperte da ghiacciai hanno perso da uno a 29 metri di altezza.

Durante le lezioni di geologia abbiamo imparato che le Alpi crescono di qualche millimetro all’anno perché la placca tettonica africana si spinge verso nord. Allo stesso tempo, la superficie delle montagne si erode leggermente. Ciò significa che l’altezza delle montagne rimane più o meno costante.

Ma è solo una mezza verità. Come mostra una ricerca del settimanale Sonntagszeitung, negli ultimi decenni molte montagne svizzere hanno perso decine di metri. Il motivo: lo strato di ghiaccio sulle cime si sta sciogliendo a causa dei cambiamenti climatici.

Per questo motivo, già nel XX secolo il Fletschhorn, nel Canton Vallese, ha perso lo status di vetta di 4’000 metri. Oggi la sua altitudine è di 3985 metri.

A subire l’arretramento maggiore è stata la Punta Parrot, nel massiccio del Monte Rosa, al confine tra il Vallese e l’Italia: dall’inizio delle misurazioni nel 1960 ha perso 29 metri.

La Tête Blanche, sempre al confine con l’Italia, è regredita di 13 metri in 63 anni. Le differenze sono ancora maggiori se confrontate con le misurazioni effettuate all’inizio del secolo scorso, anche se i vecchi metodi di misurazione erano relativamente inaffidabili.

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Questa evoluzione non è così banale come si potrebbe pensare: Per molto tempo, chi si occupa di ricerca sul clima non era sicuro dell’impatto che il cambiamento climatico avrebbe avuto sulle Alpi. Una teoria prevedeva che le precipitazioni aggiuntive nei mesi invernali potessero compensare lo scioglimento dei ghiacciai nei mesi estivi.

La neve aggiuntiva non è sufficiente

Tuttavia, le ultime scoperte vanno nella direzione opposta. “L’accelerazione del processo di scioglimento negli ultimi anni è stata estrema”, ha dichiarato il glaciologo del Politecnico di Zurigo Matthias Huss, citato dalla Sonntagszeitung. Anche se in futuro dovesse tornare a cadere più neve in inverno, ciò non basterà per compensare l’arretramento. La ragione è semplice: le temperature estive sono in aumento e l’anno scorso l’isoterma di zero grado è stato per diversi giorni al di sopra dei 5’000 metri.

Su circa due dozzine di cime ricoperte dai ghiacci, praticamente tutte hanno perso da uno a 29 metri di altezza.

Il Mönch cresce nonostante tutto

C’è però un’eccezione: la cima del Mönch, nell’Oberland bernese, è oggi più alta di ben 11 metri rispetto al 1960, quando furono effettuate le prime misurazioni esatte. La sua particolare posizione geografica fa sì che violente tempeste, combinate con precipitazioni incredibilmente abbondanti, permettano di accumulare neve sulla vetta.

palazzo federale con montagne sullo sfondo
La vista sulle cosiddette Tre sorelle da Berna. Da destra a sinistra: Jungfrau, Mönch e Eiger. Il Mönch è l’unica montagna la cui altezza non si è ridotta. © Keystone / Christian Beutler

Cosa succederà ora? Huss e il suo team hanno calcolato la velocità con cui i ghiacciai si ritireranno entro la fine del secolo. Anche con misure di protezione del clima efficienti, entro il 2100 la maggior parte di loro scomparirà.

Questa evoluzione potrebbe costare al Weissmies il suo status di vetta di oltre 4’000 metri d’altezza, un duro colpo per il turismo nella Valle di Saas.

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Ma non vi è solo l’aspetto turistico: lo scioglimento dei ghiacciai rende anche più pericoloso scalare la montagna.

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