Le esercitazioni della Svizzera con la NATO devono continuare
Secondo il Consiglio degli Stati, l'esercito svizzero dovrebbe ancora poter partecipare alle esercitazioni della NATO. La Camera alta ha così respinto, con 29 voti favorevoli, 12 contrari e 4 astensioni, la proposta di divieto di tali esercitazioni adottata dal Consiglio nazionale nella sessione estiva.
Il “senato” elvetico ha dunque seguito le raccomandazioni della sua Commissione per la politica di sicurezza (SIK-S), che all’unanimità aveva invitato il plenum a respingere la mozione della sua commissione sorella in Consiglio nazionale.
La decisione del Consiglio degli Stati è stata motivata in primo luogo perché – secondo il portavoce della SIK-S, il socialista zurighese Daniel Jositsch – le esercitazioni militari congiunte con i Paesi vicini non costituirebbero una violazione della neutralità. La partecipazione alle esercitazioni di difesa della NATO non dovrebbe simulare il coinvolgimento della Svizzera in una situazione di difesa collettiva. Per la Commissione, quindi, la questione della neutralità non si pone.
Il ragionamento di senatori e senatrici è andato oltre: se la Svizzera venisse attaccata, non sarebbe più neutrale, ma si difenderebbe. È più probabile che la difesa avvenga in collaborazione con gli Stati vicini che sono anch’essi sotto attacco. Sarebbe dunque necessario che la Svizzera si prepari a scenari di guerra realistici. Questa cooperazione, l’interoperabilità in caso di emergenza, deve essere praticata con i partner.
Altri sviluppi
Più soldi per l’esercito e più cooperazione con la NATO
La popolazione sostiene la collaborazione con la NATO
Come scrive il nostro collega Gianni Mavris nel suo articolo “La maggioranza della popolazione svizzera vuole avvicinarsi alla NATO, ma con dei chiari limiti”, in base al diritto sulla neutralità, la Svizzera non può partecipare a guerre combattute tra altri Stati. Per questo motivo, il Paese non può aderire a un’alleanza come la NATO, che prevede un dovere di assistenza in caso di conflitto bellico.
Tuttavia, continua Mavris, l’avvicinamento con altri Stati o organizzazioni sovranazionali non è escluso e anzi fa parte della politica di neutralità della Svizzera. Questa prevede esplicitamente la possibilità di creare alleanze con Paesi che condividono gli stessi valori. La Svizzera e la NATO collaborano da tempo (ad esempio nel quadro del Partenariato per la paceCollegamento esterno) e c’è stato un avvicinamento naturale dopo l’attacco russo all’Ucraina all’inizio del 2022.
Lo studio “Sicurezza 2024Collegamento esterno” dell’Accademia militare del Politecnico federale di Zurigo e del Centro per gli studi sulla sicurezza fornisce un’idea di come la popolazione vede la politica di sicurezza in generale e di cosa pensa della cooperazione internazionale della Svizzera.
Lo studio del Politecnico, precisa Mavris, si focalizza in particolare sulla NATO. Più della metà delle persone intervistate (53%) è favorevole a legami più stretti con l’alleanza di difesa. Questo dato è significativamente più alto della media decennale (43%).
Solo una minoranza (30%) sarebbe però favorevole a un’adesione. Anche in questo caso, si osserva comunque una chiara tendenza, dato che la media degli ultimi dieci anni è stata del 23%.
Sulle questioni concrete, i contatti con la NATO suscitano poca reticenza. Ad esempio, il 72% è favorevole a una collaborazione su tecnologie utilizzabili a livello militare e il 69% ritiene che la Svizzera debba puntare su sistemi d’arma compatibili con quelli della NATO. Tuttavia, la maggior parte di chi ha partecipato allo studio (58%) non vuole che la Svizzera ospiti eventi congiunti della NATO.
Anche l’idea, contrapposta, di un’autonomia militare è progredita (+6%), ma con il 39% di opinioni favorevoli è ancora ben al di sotto della media decennale del 43%. La recente decisione della Svizzera di partecipare alla European Sky Shield Initiative, un sistema di difesa aerea comune, è approvata dal 62% delle persone intervistate.
In sintesi, gli autori e le autrici del rapporto scrivono che la cooperazione politica e istituzionale con la NATO gode di un ampio consenso finché rimane a livello di colloqui e pianificazione. Lo stesso vale per la cooperazione tecnologica.
Problemi di neutralità
Nonostante il voto chiaro della Camera alta del Parlamento federale, la votazione è stata preceduta da un vivace dibattito sulla cooperazione della Svizzera con l’alleanza di difesa e sulla sua compatibilità con la neutralità elvetica. Alcuni senatori si sono espressi a favore dell’accettazione della mozione e contro la partecipazione dell’esercito svizzero alle esercitazioni dell’alleanza NATO.
I favorevoli alla mozione hanno motivato la loro posizione ricordando che l’esercito protegge la Svizzera alle proprie frontiere, non alle frontiere esterne della NATO. L’articolo 5 – cioè il caso dell’alleanza – è anche la pietra angolare dell’intera Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord. Partecipando alle esercitazioni della NATO, la Confederazione rischierebbe un graduale avvicinamento all’alleanza che potrebbe sfociare nell’integrazione. I favorevoli alla mozione non vedono come i diritti di neutralità possano essere preservati in questo modo.
Il cosiddetto caso dell’alleanza stabilisce che la NATO considera un attacco a uno dei Paesi membri come un attacco a tutti i Paesi dell’Alleanza. In tal caso, la NATO fornirebbe assistenza allo Stato attaccato.
Questione di percezione
Se proprio si vuole mantenere l’interoperabilità, secondo il democrentrista bernese Werner Salzmann, è sufficiente che le alte sfere dell’esercito svizzero scambino informazioni con le truppe della NATO. Per contro la partecipazione dei soldati di milizia svizzeri alle esercitazioni della NATO porterebbe a percepire la Svizzera come parte dell’alleanza perdendo agli occhi della gente il suo statuto di Paese neutrale. Perché secondo Salzmann la neutralità non è solo una questione di diritto, ma anche di percezione.
Governo favorevole
La ministra della Difesa Viola Amherd ha avvertito in aula che, se la mozione venisse approvata, le forze armate svizzere potrebbero partecipare solo a esercitazioni bilaterali, il che non aiuterebbe il Paese in termini di capacità di difesa. Il Consiglio federale, secondo Amherd, deve autorizzare già oggi la partecipazione a tali esercitazioni.
La ministra ha però precisato che il Consiglio federale esaminerà la partecipazione alle esercitazioni dell’Alleanza atlantica caso per caso e non approverà quelle che mettono a rischio la neutralità.
Nella sessione estiva, il Consiglio nazionale ha adottato la mozione della sua Commissione per la politica di sicurezza. Con la bocciatura da parte del Consiglio degli Stati il dossier torna dunque al Nazionale.
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