Alla fine del 2023, le persone che rappresentavano un rischio per la sicurezza pubblica erano 41 in tutto il Paese. Lo ha fatto sapere il Consiglio federale in risposta a un'interpellanza.
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tvsvizzera.it/MaMi/Keystone-ATS
A fine novembre 2023, le persone che rappresentano un rischio tenute d’occhio dal Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC, l’intelligence elvetica) erano 41. Lo ha reso noto oggi il Consiglio federale rispondendo a un’interpellanzaCollegamento esterno del consigliere nazionale ticinese Lorenzo Quadri (Lega dei Ticinesi).
Il Governo ha anche precisato che non è riscontrabile attualmente “un aumento significativo del numero di persone radicalizzate” in merito al crescente numero di migranti in procedura di asilo.
In relazione all’interpellanza del consigliere nazionale ticinese formulata in seguito all’attentato contro un ebreo ortodosso, avvenuto lo scorso marzo per mano di un 15enne di origini tunisine, il Governo non fornisce ulteriori informazioni su queste persone – tipo di permesso e nazionalità e, in caso di cittadini svizzeri, origine – per “motivi di protezione dei dati e di sicurezza”.
Personale preparato
In merito al pericolo di radicalizzazione, l’esecutivo rammenta l’esistenza di un Piano d’azione nazionaleCollegamento esterno, il secondo, che si propone di coinvolgere e coordinare tutti gli operatori sociali al fine di combattere efficacemente questo fenomeno, di individuare le minacce e di prevenire i pericoli. Ciò avrebbe permesso, secondo il Governo, di sensibilizzare maggiormente il personale che opera nelle strutture d’asilo a livello federale e cantonale.
Per il Consiglio federale, i fattori che conducono alla radicalizzazione sono molteplici e possono riguardare sempre più spesso anche adolescenti o giovani adulti che vivono già in Svizzera – e quindi non solo migranti – e che tramite contatti con ambienti estremisti nelle reti sociali rischiano di cadere nella radicalizzazione violenta.
Governo pronto a un piano d’azione
Il piano d’azione tiene conto di questo aspetto. Per quanto attiene all’attacco di Zurigo e all’antisemitismo in crescita, il Governo è disposto a lanciare una strategia e un piano d’azione contro il razzismo e l’antisemitismo come chiesto dal Parlamento mediante una mozione.
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Circa il giovane attentatore, secondo l’esecutivo una revoca della cittadinanza è possibile se la persona in questione possiede anche la cittadinanza di un altro Stato e se la sua condotta è di grave pregiudizio agli interessi o alla buona reputazione della Svizzera.
Nel marzo scorso, durante l’ora delle domande, il Consiglio federale aveva indicato che l’attentatore, naturalizzato nel 2015, non era noto alla polizia e ai servizi segreti svizzeri prima del suo gesto. Il giovane si trova attualmente in carcere preventivo.
Il 24 dicembre scorso, il SIC aveva sostenuto che lo scenario terroristico più plausibile in Svizzera è legato all’estremismo di matrice jihadista, che potrebbe ispirare singole persone. L’attacco di Hamas a Israele e il conseguente conflitto scoppiato in Medio Oriente, secondo il SIC, potrebbero inoltre esporre al pericolo obiettivi ebraici o islamici.
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