La sicurezza dell’ approvvigionamento elettrico passa dalle rinnovabili
Il comitato all'origine del referendum teme il moltiplicarsi di impianti giganti (nella foto un parco solare in Germania) e il conseguente impatto sul paesaggio.
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tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS
Il ministro dell’energia Albert Rösti ha lanciato la campagna in vista del referendum contro la Legge sull’approvvigionamento elettrico, in votazione il 9 giugno.
Per scongiurare il rischio di future carenze di energia, la Svizzera deve al più presto aumentare la produzione di elettricità da fonti rinnovabili. La Legge su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili, che tra meno di tre mesi sarà sottoposta al giudizio dell’elettorato, rappresenta un passo fondamentale in questo senso, stando al Governo e alla maggioranza del Parlamento.
Il fabbisogno di elettricità è in aumento, per l’industria, le automobili elettriche e le pompe di calore, ha affermato lunedì Albert Rösti in conferenza stampa a Berna. A ciò si aggiungono i cambiamenti che interessano le forniture di elettricità in Europa e i conflitti internazionali.
Rischio carenze
La Svizzera corre il rischio di carenze in inverno, quando non è possibile importare elettricità a sufficienza. “A breve e medio termine la sicurezza dell’approvvigionamento di energia elettrica può essere garantita solo potenziando la produzione nazionale da fonti rinnovabili”, ha messo in guardia, ricordando che “la legge intende accelerare questo processo attraverso misure equilibrate”.
In particolare, facilita la rapida costruzione di impianti idroelettrici, solari ed eolici di importanza nazionale. Permetterà così di ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia e anche il rischio di situazioni di approvvigionamento critiche come quelle che si sono verificate negli inverni scorsi, ha puntualizzato.
Il Parlamento ha fissato obiettivi più ambiziosi del Consiglio federale. Almeno 35 TWh di elettricità dovranno essere generati da energie rinnovabili – esclusa l’energia idroelettrica – entro il 2035, e 45 TWh entro il 2050. I requisiti per l’energia idroelettrica sono fissati a 37,9 TWh e 39,2 TWh.
Timori per l’impatto sul paesaggio
Il referendum contro la revisione è stato lanciato da una piccola alleanza alla quale si sono unite la Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio e la Fondazione Franz Weber (FFW). I contrari chiedono di sfruttare dapprima appieno il potenziale del fotovoltaico sugli edifici e sulle infrastrutture esistenti, temono una limitazione dei diritti popolari e soprattutto un pregiudizio per il paesaggio e la natura, con la costruzione per esempio di grandi impianti in montagna.
Anche il Consiglio federale e il Parlamento sono convinti che gli impianti solari su edifici e infrastrutture offrano il potenziale maggiore e tempi di realizzazione più brevi, ha rilevato Rösti, facendo notare che il progetto contiene misure mirate per sfruttare questo potenziale.
Gli impianti di grandi dimensioni rafforzano l’approvvigionamento elettrico soprattutto in inverno. Certo, hanno un impatto sulla natura e sul paesaggio, ha ammesso, ma producono elettricità e la legge garantisce che la loro pianificazione e costruzione interessi solo territori adeguati. Il consigliere federale ha poi ricordato che anche grandi associazioni ecologiste, come WWF, Pro Natura, sostengono la legge.
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Nel caso delle centrali idroelettriche, la legge cita 16 progetti concreti per la cui pianificazione valgono condizioni agevolate, che aumentano le possibilità di realizzazione anche in caso di ricorso, è stato aggiunto. Restano possibili votazioni a livello locale su altri progetti energetici.
Migliorare l’efficienza energetica
Oltre al rafforzamento della sicurezza dell’approvvigionamento in inverno, la legge punta all’aumento dell’efficienza energetica. La riduzione delle energie fossili attraverso la produzione elettrica interna aiuterà inoltre la Svizzera a raggiungere il suo obiettivo di neutralità climatica.
L’attuazione della legge richiederà investimenti da parte del settore elettrico, ha poi avvertito Rösti, sottolineando la responsabilità di Cantoni e Comuni, in quanto proprietari delle imprese elettriche. La legge crea il quadro normativo e quindi la certezza del diritto necessaria per garantire che questi investimenti vengano effettivamente realizzati.
Il progetto non prevede nuove tasse a carico dei consumatori. Il supplemento rete, destinato al finanziamento dei contributi a favore del potenziamento della produzione di energia rinnovabile, rimarrà a 2,3 centesimi per kilowattora.
In Parlamento, la maggioranza dell’Unione democratica di centro, partito a cui appartiene Rösti, ha sostenuto la riforma. Ora alcuni esponenti del partito sono contrari e lo fanno sapere anche sui media. Sabato prossimo Rösti difenderà la riforma davanti all’assemblea dei delegati del suo partito. “Metterò molta energia in questa votazione”, ha promesso, ricordando di essersi già occupato del tema quando era consigliere nazionale.
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