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La Cina respinge le accuse del Consiglio federale di pressioni su tibetani e uiguri

bandiera cinese e bandiera svizzera ai lati di una porta
Keystone-SDA

Il ministero degli esteri cinese ha respinto il rapporto del Consiglio federale divulgato mercoledì secondo cui ci sono alte probabilità che Pechino eserciti pressioni su uiguri e tibetani che vivono in Svizzera. Le informazioni sono state bollate come "false".

Stando al rapporto governativo, stilato in risposta a un postulato del Parlamento, la Cina “molto probabilmente incoraggia i tibetani e gli uiguri in Svizzera a spiare e a fare pressione sui membri delle loro stesse comunità”. Ci sono indizi di sorveglianza sistematica, fotografie e riprese di attivisti politici.

La sorveglianza delle comunità tibetane in Svizzera e in altri Paesi assume varie forme, prosegue il documento. Ad esempio, i raduni sono monitorati dai servizi segreti cinesi. Gli agenti si fingono giornalisti, turisti o studenti. Il problema si pone anche per gli uiguri, che però sono relativamente pochi nella Confederazione.

La risposta di Pechino non si è fatta attendere. Giovedì, un portavoce del ministero degli esteri ha affermato durante una conferenza stampa che il governo svizzero è obbligato a “rispettare gli interessi fondamentali della Cina e a smettere di diffondere false informazioni al mondo esterno”.

“La manipolazione politica delle questioni del Tibet e dello Xinjiang e la denigrazione della Cina contraddicono i fatti”, ha dichiarato il portavoce, secondo quanto riportato dall’agenzia francese AFP.

Il rapporto dell’Esecutivo si basa su una ricerca dell’Università di Basilea. Per il Consiglio federale, le conseguenze dello spionaggio e dei tentativi di pressione transnazionali non sono facilmente riconoscibili, ma a lungo termine rappresentano una minaccia significativa per la sovranità della Svizzera.

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