Il gruppo ginevrino Richemont rileva il marchio italiano Vhernier
Cartier è uno dei fiori all'occhiello del gruppo Richemont.
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Il colosso svizzero del lusso si espande in Italia, acquisendo il produttore di gioielli con sede a Milano Vhernier.
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tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS
Fondata nel 1984 a Valenza, in Piemonte, Vhernier produce tutti i suoi gioielli nel suo stabilimento italiano e li vende poi attraverso una rete di boutique mono e multimarca, principalmente in Europa e negli Stati Uniti.
Vhernier è nelle mani della famiglia Traglio dal 2001. L’azienda gestisce anche De Vecchi Milano 1935, un produttore specializzato in gioielli in argento. Quest’ultimo marchio è noto per la sua partnership in Formula 1 con Pirelli, oltre che con Loro Piana (LVMH), Poltrona Frau e Armani Casa.
L’azienda con sede a Milano offre “un design eccellente e inconfondibile che combina forme moderne, semplici ed eleganti”, afferma Johann Rupert, presidente del Consiglio d’amministrazione di Richemont e azionista principale, citato nella nota in cui il gruppo svizzero comunica l’acquisizione della società italiana.
Richemont intende sfruttare il pieno potenziale dell’azienda in un mercato considerato fiorente come quello della gioielleria.
L’operazione – di cui non vengono rivelati i contorni finanziari – non avrà un impatto rilevante sul patrimonio netto o sul risultato operativo per l’esercizio finanziario 2024/25, iniziato in aprile, fa sapere la società elvetica. Vhernier sarà integrata nella divisione gioielleria del gruppo. La transazione deve ancora essere approvata dalle autorità competenti.
Un’operazione stimata tra i 150 e i 250 milioni di euro
Per Patrik Schwendimann della Banca Cantonale di Zurigo (ZKB), si tratta di una “piccola ma buona acquisizione” nel settore della gioielleria, con Vhernier che opera in un “segmento di prezzo molto interessante”, vendendo gioielli nella fascia tra i 1’500 e i 15’000 euro. A suo avviso, questo segmento è il più interessante in termini di margine, con un numero potenzialmente elevato di pezzi venduti.
Schwendimann calcola che l’azienda italiana nel suo insieme abbia un fatturato compreso tra i 40 e i 70 milioni di euro. Una somma minima per un gruppo come Richemont, che ha chiuso l’esercizio 2022/2023 con vendite per quasi 20 miliardi di euro.
Secondo l’analista della ZKB, il gruppo ginevrino ha dovuto sborsare tra i 150 e i 250 milioni di euro per acquisire Vhernier. Una cifra non elevata se si considera che alla fine di marzo Richemont disponeva di liquidità per 7,7 miliardi.
Richemont, un gigante del lusso
La holding Richemont è stata fondata nel 1988 dall’imprenditore e miliardario sudafricano Anton Rupert (1916-2006). Johann Rupert è suo figlio, nato nel 1950: l’indice dei miliardari di Bloomberg gli attribuisce in data odierna un patrimonio di quasi 13 miliardi di dollari, facendo di lui la 168esima persona più ricca del pianeta.
Il gruppo riunisce vari marchi del lusso nei comparti degli orologi, dei gioielli, delle penne e dei vestiti.
La società è quotata alla borsa svizzera: l’azione del gruppo figura nell’SMI, il listino dei 20 valori principali del mercato. Il titolo mostra spesso un andamento non costante: dall’inizio di gennaio ha guadagnato il 14%, ma sull’arco di un anno la performance è del -12%.
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