Il Governo adotta uno studio sui motivi del passaggio dal servizio militare a quello civile
Ogni anno migliaia di persone lasciano il servizio militare per passare a quello civile.
Keystone / Christian Beutler
Dubbi sull'utilità dell'esercito e sulla conciliabilità fra vita militare e civile. Sono due delle principali ragioni invocate da chi lascia le forze armate per passare al servizio civile. Lo svela un'analisi realizzata dall'Aggruppamento Difesa, di cui mercoledì il Consiglio federale ha preso nota.
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Keystone-ATS
Ogni anno circa 11’000 persone lasciano l’esercito prima di aver terminato l’obbligo di servizio. Il 60% di queste passa al servizio civile.
Per comprenderne meglio i motivi “e adottare misure efficaci volte a garantire gli effettivi dell’esercito”, l’Aggruppamento Difesa, in collaborazione con l’Ufficio federale del servizio civile, ha come detto commissionato uno studio (sotto forma di sondaggio online). Il conflitto di coscienza non è stato oggetto della ricerca.
Dalle risposte è emerso che, rispetto al servizio civile, un impiego nell’esercito è percepito come meno utile. Solo il 48% dei civilisti ritiene infatti che il servizio militare offra attività interessanti. Per oltre tre quarti di loro, la mancanza di utilità percepita è stata un motivo, oltre al conflitto di coscienza, per presentare la domanda di passaggio al servizio civile.
Altro aspetto problematico evidenziato: l’85% dei civilisti con esperienza in seno all’esercito percepisce il servizio militare come meno conciliabile con la vita civile. Al contrario, oltre il 90% di chi presta servizio civile ritiene che i propri impieghi siano ben conciliabili con la vita privata.
Anche l’obbligo di avanzamento contribuisce alla riduzione dell’attrattiva del servizio militare. Tale motivo è stato indicato come particolarmente importante dalle persone che sono passate al servizio civile durante la scuola reclute.
A ciò si aggiunge lo stress psicologico subito durante la scuola reclute, giudicato da taluni troppo elevato. Gli intervistati hanno considerato in parte poco sensati e poco appropriati i contenuti e la metodologia dell’istruzione nell’esercito.
Rendere più difficile l’accesso al servizio civile
Sempre mercoledì il Consiglio federale ha fatto sapere di aver licenziato una revisione legislativa che renda più difficile l’accesso al servizio civile. L’Esecutivo rammenta che, secondo la Costituzione, non esiste libertà di scelta tra servizio militare e servizio civile sostitutivo.
Nel concreto, la nuova legge sul servizio civile prevede sei misure: un minimo di 150 giorni di servizio da prestare in ogni caso; l’applicazione anche per i sottufficiali e gli ufficiali del fattore 1,5Collegamento esterno per determinare i giorni di servizio civile ancora da prestare; escludere l’impiego dei medici, nel servizio civile, nel rispettivo settore specialistico; la non ammissione per i membri dell’esercito con zero giorni di servizio residui (si evita così che possano sottrarsi al tiro obbligatorio); l’introduzione di un obbligo d’impiego annuale a partire dall’ammissione; l’obbligo di prestare il cosiddetto “impiego di lunga durata” al più tardi nell’anno civile successivo all’ammissione se la domanda viene presentata durante la scuola reclute.
Queste sei misure corrispondono ai provvedimenti non contestati che figuravano nella modifica della legge federale sul servizio civile sostitutivo bocciata dal Parlamento nelle votazioni finali nella sessione estiva del 2020. I due punti maggiormente controversi non sono invece stati ripresi. Anche la soluzione della prova dell’atto senza valutazione del conflitto di coscienza, in vigore dal 2009, non viene messa in discussione.
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