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I governi cantonali sostengono i nuovi accordi con l’UE

L'interno della cupola di Palazzo federale con le bandiere di tutti i Cantoni.
L'interno della cupola di Palazzo federale con le bandiere di tutti i Cantoni e la scritta "Unus pro omnibus, omnes pro uno". Keystone / Peter Klaunzer

La maggioranza dei Cantoni sostiene il nuovo pacchetto di accordi negoziati con l'Unione europea. "I risultati ottenuti dal Consiglio federale, così come le misure di attuazione a livello nazionale, sono conformi alle aspettative", afferma la Conferenza dei governi cantonali.

“Il pacchetto Svizzera-UE consente di stabilizzare durevolmente le relazioni bilaterali e di svilupparle ulteriormente, come i Cantoni hanno costantemente auspicato”, si legge in un comunicato pubblicato al termine dell’Assemblea plenaria straordinaria della Conferenza dei governi cantonali (CdC). Il parere favorevole è stato approvato con una maggioranza di 21 voti. Quattro Cantoni si sono detti contrari: Svitto, Nidvaldo, Sciaffusa e Ticino. Obvaldo si è astenuto, poiché il suo governo non si è ancora espresso, ha spiegato il presidente della CdC e consigliere di Stato argoviese Markus Dieth, in una conferenza stampa a Berna.

Nella loro analisi del 24 marzo 2023 e nella presa di posizione del 2 febbraio 2024 sul progetto di mandato negoziale, i Cantoni avevano formulato una serie di aspettative e principi. Essi constatano oggi che tali punti sono stati rispettati. Di conseguenza, “i Cantoni sostengono il pacchetto di accordi”, ha affermato Dieth.

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“Questi accordi non servono soltanto a consolidare le relazioni con i nostri vicini e principali partner economici, ma garantiscono anche alla Svizzera un accesso stabile e duraturo al suo più grande mercato di esportazione, oltre a promuovere forme di cooperazione in settori di grande importanza per il Paese”, ha sottolineato Dieth.

“L’aggiornamento e lo sviluppo degli accordi – ha proseguito – rafforzano le relazioni economiche dei Cantoni con i Paesi membri dell’UE, in particolare con le regioni di confine. Essi aumentano considerevolmente la sicurezza giuridica nell’ambito della cooperazione istituzionale”.

La presa di posizione non equivale tuttavia a un via libera incondizionato: gli accordi avranno infatti ripercussioni sui Cantoni, che si aspettano pertanto dalla Confederazione un sostegno per l’attuazione delle relative misure e formulano una serie di proposte per ottimizzare l’implementazione degli accordi.

A tale proposito, i governi cantonali sottolineano l’importanza di essere coinvolti nei vari processi, siano essi di politica estera o interna. “Questa partecipazione deve essere rafforzata e resa permanente. Solo così i nostri interessi, e più in generale quelli della Svizzera, potranno essere adeguatamente considerati nelle relazioni con l’UE e nell’attuazione degli accordi”, ha dichiarato il presidente della Commissione Europa della CdC e consigliere di Stato friburghese Olivier Curty.

Nel dettaglio, la CdC sostiene la soluzione proposta in materia di aiuti di Stato, a condizione che le richieste dei Cantoni riguardanti l’attuazione nazionale siano prese in considerazione come concordato. La Conferenza è inoltre favorevole alle modifiche dell’accordo sulla libera circolazione delle persone e alle misure di protezione salariale previste.

In caso di gravi difficoltà economiche o sociali, i Cantoni potrebbero chiedere al Consiglio federale di attivare la clausola di salvaguardia ed esigere misure di protezione cantonali o regionali. La CdC domanda anche di essere strettamente associata alla definizione degli indicatori e dei valori soglia.

I Cantoni hanno inoltre discusso la questione della natura del referendum: una maggioranza di quindici governi cantonali sostiene il referendum facoltativo (maggioranza semplice), mentre dieci – tra cui il Ticino – chiedono un referendum obbligatorio (che implica una doppia maggioranza di popolo e Cantoni). Il Canton Berna si è astenuto.

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