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Corpo alla scienza, è boom di donazioni

La Svizzera italiana, nota nel Paese per la sua generosità nella donazione d'organi*, si distingue anche in quella di corpi alla scienza: l’Istituto di anatomia dell’Università Zurigo (UZH) riceve il 70% delle salme dal Ticino. 

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Una quota sorprendente, se si pensa che a questo Istituto fa riferimento anche tutta la regione nord-orientale della Svizzera -compresa la popolosa Zurigo- e che l’Università non sempre riesce ad accogliere tutte le donazioni.

In Ticino, i volontari registrati sono 4’000. Perché è importante che ci siano persone che lasciano il corpo alla scienza? Che ne è di loro durante e dopo le lezioni di anatomia e la pratica chirurgica? La trasmissione della Radiotelevisione svizzera RSI ‘il Quotidiano’ ha dedicato al tema un approfondimento.

Una parte essenziale della formazione degli studenti di medicina e dei futuri medici specialisti, spiega l’Istituto di anatomia in una nota, avviene con corsi pratici su cadaveri. I futuri medici e chirurghi possono così imparare a conoscere la complessità tridimensionale del corpo umano ed esercitarsi con corsi pratici.

Anche lo sviluppo di nuove tecniche chirurgiche, richiede che siano testate, prima di essere applicate su pazienti in sala operatoria. Lo studio e la ricerca fanno perciò affidamento sulla donazione di corpi.

“L’anatomia è una delle materie scientifiche più antiche, e alcuni pensano che non ci sia più nulla da imparare”, rileva il docente dell’UZH Oliver Ulrich. “Niente di più falso. Siamo tutti diversi gli uni dagli altri e le differenze vanno studiate, nell’ortopedia, nella chirurgia, nella neurochirurgia. Dobbiamo sapere come operare senza creare dei danni, o quali procedimenti seguire. E lo possiamo fare solo su un corpo umano vero”.

Docenti e futuri medici provano dunque una profonda gratitudine per chi, pensando alle generazioni future, decide di lasciare le proprie spoglie alla scienza. E un profondo rispetto.

“Ogni volta dobbiamo superare una sorta di ostacolo”, spiega il chirurgo ortopedico Karl Grob. “Quando lavoriamo copriamo la salma. Sentiamo che questo corpo è un involucro, ma ogni volta sentiamo anche che è stato un essere umano vivo e vegeto, da cui l’anima è partita. Questa sensazione ci aiuta molto a fare bene il nostro lavoro”.

Il primato della generosità ticinese si registra in Valle di Blenio: qui il tasso di donatori è del 10,4 per mille, contro –ad esempio- uno 0,39 per mille della città di Zurigo.

Non ci sono risposte chiare sul perché tanta disponibilità proprio a sud delle Alpi –tanta che, in alcuni mesi dell’anno, l’Istituto è costretto a rifiutare le donazioni- e perché proprio nelle regioni discoste. Non è neppure tema di studio.

Di certo, la decisione di donare il proprio corpo –personale- coinvolge la famiglia, poiché implica un distacco quasi immediato dopo la morte, senza elaborazione del lutto accanto al defunto, accompagnamento al cimitero o al crematorio.

La salma rimane a disposizione dell’Istituto per quattro anni, dopo i quali viene cremata e, a seconda delle ultime volontà, riconsegnato alla famiglia o sepolto a Zurigo.

Ogni anno, all’Istituto, studenti, medici e familiari si ritrovano per una cerimonia ecumenica di ringraziamento.


*cfr. Donazione organi, Ticino tra i miglioriCollegamento esterno


 

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