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La Svizzera per ora non firma l’accordo quadro con l’Ue


Il Consiglio federale per ora non intende firmare l’Accordo istituzionale concluso con l’Unione europea. L’esecutivo ha inviato venerdì una lettera al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, nella quale chiede chiarimenti su protezione dei lavoratori, aiuti di Stato e direttiva sulla cittadinanza europea. Nell’attesa si attende il riconoscimento dell’equivalenza della Borsa svizzera oltre la fine di giugno.

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Nella missiva, firmata dal presidente della Confederazione Ueli Maurer e dal cancelliere Walter Thurnherr, il governo riafferma la sua volontà “di trovare con l’Unione europea delle soluzioni sulle questioni istituzionali e ritiene che il risultato dei negoziati sull’accordo istituzionale corrispondano in larga misura agli interessi della Svizzera”.

Prima di trasmettere l’accordo al Parlamento, il Consiglio federale afferma nella lettera di volere alcuni chiarimenti da Bruxelles. Berna vuole essere sicura che le disposizioni sugli aiuti di Stato non vengano applicate all’Accordo di libero scambio del 1972.

Sicurezza giuridica

Il Consiglio federale vuole anche una sicurezza giuridica in merito ad alcune disposizioni relative alla protezione dei salari in vigore in Svizzera. Nella lettera l’esecutivo afferma inoltre esplicitamente che “nessuna disposizione dell’accordo istituzionale potrà essere interpretata come un obbligo per la Svizzera di adottare la direttiva sul diritto dei cittadini Ue e i suoi sviluppi”. Una eventuale ripresa di tale direttiva potrà avvenire solo dopo un negoziato tra le parti, precisa ancora l’esecutivo.

Sostegno popolare

Nella lettera inviata a Juncker, il governo afferma ancora che, sulla base di questi elementi, è pronto a intavolare un dialogo con la Commissione europea “allo scopo di giungere a una soluzione soddisfacente per entrambe le parti”. Nella missiva il governo ha anche evidenziato l’importanza di rispettare le procedure interne elvetiche al fine di godere di un solido sostegno.

L’esecutivo non ha infatti nascosto che il testo attualmente “non permetterebbe di raccogliere una maggioranza”. Detto in altre parole, non supererebbe lo scoglio della votazione popolare.

Il Consiglio federale intende ora coinvolgere strettamente le parti sociali e i cantoni. Lo scopo è giungere a una soluzione sui tre punti controversi che soddisfi Berna e Bruxelles in modo da poter firmare l’accordo e trasmetterlo al Parlamento. Nel frattempo l’esecutivo si aspetta che l’Unione prolunghi il riconoscimento dell’equivalenza della Borsa svizzera.

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La reazione di Bruxelles

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