Diritti umani, progressi in Svizzera ma restano alcune ombre
Il rapporto annuale di Amnesty International critica Berna, in particolare per alcune limitazioni al diritto di manifestare e al diritto di ricongiungimento familiare delle e dei profughi.
Il rapporto annuale pubblicato mercoledì da Amnesty International (AI), che dal 1961 promuove il rispetto dei diritti umani ai sensi dell’ONU e si batte per prevenirne specifiche violazioni, dedica un capitoletto anche alla Confederazione in cui si evidenziano alcune luci e varie ombre.
L’organizzazione non governativa internazionale ha infatti certificato miglioramenti nella Confederazione ma segnala la persistenza di alcune lacune, in particolare in materia di libertà di manifestare o di rispetto dei diritti dei profughi, soprattutto di quelli minorenni.
Berna ha fatto i compiti
Tra le prime AI annovera la diffusa ostilità delle istituzioni al riconoscimento facciale automatico negli spazi pubblici. Nelle città di Zurigo, San Gallo e Losanna e nel Cantone di Basilea Città, i legislativi locali hanno adottato mozioni per queste limitazioni del diritto alla protezione della sfera privata. Mozioni analoghe sono in preparazione anche nei Comuni di Lucerna e Ginevra e nei Cantoni di Zurigo e Basilea Campagna.
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Stupri sanzionati più severamente
A giudizio di Amnesty la Confederazione ha guadagnato posizioni anche con la modifica del Codice penale relativa alla violenza carnale adottata dalle Camere la scorsa estate.
In futuro sarà quindi reato anche un atto sessuale compiuto contro la volontà della vittima (maschio o femmina e non più unicamente donna), e non solo se realizzato con uso della forza, minaccia o coercizione come avvenuto finora.
Un moderato giudizio positivo viene espresso pure per la creazione – anche se “dopo 20 anni di preparazione” – dell’Istituzione svizzera per i diritti umani (ISDU).
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Come si legge sul sito della Confederazione, l’ISDU, nata il 23 maggio, è un’entità indipendente che opererà con lo scopo enunciato nel suo nome, in collaborazione con le autorità federali, cantonali e comunali, oltre che con tutte le parti interessate. La cautela di AI è dovuta al fatto che, a suo dire, i finanziamenti destinati all’ISDU sono insufficienti e l’ente non è abilitato a ricevere denunce.
Iniziative popolari criticate
Ad Amnesty critica invece la riluttanza della Confederazione a garantire, come richiesto a Berna nell’esame periodico del Consiglio dei diritti umani dell’ONU, che le iniziative popolari siano pienamente compatibili con i diritti umani ai sensi delle Nazioni Unite prima di essere sottoposte al giudizio del corpo elettorale.
Dopo la recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) che ha condannato la Svizzera per violazione dei diritti umani a causa del suo insufficiente impegno in ambito ambientale, anche l’ong bacchetta la Confederazione, colpevole a suo dire di non aver attuato misure adeguate per eliminare tutti i combustibili fossili entro il 2030.
Diritto di manifestare minacciato
Un’altra fonte di critiche da parte di Amnesty sono i divieti temporanei di manifestare decisi in diverse città della Svizzera tedesca dall’inizio della guerra a Gaza.
In questo ambito viene denunciato espressamente il voto nel Canton Zurigo dello scorso 3 marzo, con cui il popolo ha accolto una norma che prevede che le dimostrazioni in pubblico dovranno essere sistematicamente sottoposte ad autorizzazione.
L’organizzazione deplora pure la lentezza nella creazione di un meccanismo indipendente in ogni Cantone per indagare e perseguire le accuse di violenza da parte della polizia e di violenza contro le persone in detenzione.
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Ricongiungimenti difficili
Non da ultimo, sono numerose le violazioni dei diritti dei profughi e delle profughe rilevate da AI, che condanna, analogamente a quanto già fatto dalla CEDU, le difficoltà in materia di ricongiungimento famigliare per le persone ammesse temporaneamente in Svizzera.
Amnesty punta poi il dito contro il proseguimento di trasferimenti di richiedenti asilo in Croazia, nonostante le prove di rimpatri sommari e le gravi carenze del sistema di protezione internazionale in quel paese. Berna viene anche bocciata per l’inadeguata assistenza delle e dei minorenni non accompagnati nei centri federali d’asilo.
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