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Confermata multa di 157 milioni per BMW

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Il gruppo BMW dovrà pagare in Svizzera una multa di 157 milioni di franchi inflitta nel 2012 dalla Commissione della concorrenza (COMCO): il Tribunale federale ha respinto venerdì il ricorso del costruttore tedesco.

Questo contenuto è stato pubblicato il 10 novembre 2017 minuti
tvsvizzera.it/ri con RSI (TG del 10.11.2017)

L’azienda era stata condannata per aver vietato ai propri concessionari con sede nello Spazio economico europeo SEELink esterno di vendere automobili a clienti domiciliati in Svizzera. La sanzioneLink esterno è una delle più pesanti mai inflitte dalla COMCOLink esterno.

Con la clausola imposta ai venditori, aveva sentenziato nel dicembre 2015 il Tribunale amministrativo federale TAF, BMW ha infranto la Legge federale sui cartelli e altre limitazioni della concorrenza LCartLink esterno, che vieta gli accordi verticali di ripartizione geografica.

Sanzione lecita anche per fatti all'estero

I consumatori svizzeri, a causa di tale accordo, non hanno potuto beneficiare degli importanti guadagni di cambio in un periodo nel quale l’euro ha perso terreno nei confronti del franco.

La clausola contro l’esportazione figurante nei contratti dei concessionari era applicata dal 2003. L’indagine contro BMW è stata aperta nell’ottobre 2010. La COMCO si era mossa dopo la diffusione di un’inchiesta della trasmissione televisiva svizzero-tedesca Kassensturz. 

Numerosi consumatori avevano denunciato di aver tentato invano di acquistare all’estero un veicolo nuovo delle marche BMW e MINI.

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Per garantire l’efficacia del diritto, avevano osservato i giudici del TAF, la COMCO deve poter agire anche quando i fatti si svolgono all’estero, se hanno effetti in Svizzera.

Accordo illecito a prescindere dall'incidenza

Il Tribunale federale TFLink esterno condivide questo punto di vista, e osservando che una violazione della LCart è data anche se l’accordo in questione limita potenzialmente il mercato -non è quindi necessario esaminare le incidenze concrete- ha bocciatoLink esterno il ricordo del costruttore.

L’alta corte conferma che la clausola è illecita, e ritiene che il TAF non abbia violato il diritto federale valutando l’infrazione come di media gravità e calcolando la multa di conseguenza.

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