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Berna corre in soccorso del Fondo per le vittime dell’amianto

lastre di amianto
Messo al bando in Svizzera nel 1990, l'amianto continua a mietere vittime. Keystone / Urs Flueeler

Il Governo svizzero vuole fare in modo che l'ente nazionale assicurativo contro gli infortuni possa finanziare un fondo al momento in difficoltà economica.

La Suva, l’istituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni, deve poter sostenere finanziariamente il Fondo per le vittime dell’amiantoCollegamento esterno (EFA).

È quanto auspica il Consiglio federale, che mercoledì ha posto in consultazione una modifica della Legge federale sull’assicurazione contro gli infortuni (LAINF), al fine di creare le basi giuridiche che consentano di effettuare questi versamenti.

L’EFA viene in aiuto a quelle persone che si ammalano per le conseguenze dell’esposizione all’amianto, ma che non sono per forza entrate in contatto con questo materiale durante la loro attività professionale. Quest’ultimo aspetto è indispensabile per poter usufruire in modo completo delle prestazioni dell’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni.

Nella casistica possono rientrare, ad esempio, persone che nella loro casa avevano lastre di amianto e che ne hanno inalato le fibre oppure che si occupavano di lavare gli indumenti di lavoro contaminati del coniuge.

La “fibra miracolosa”, come è stata soprannominata, ha raggiunto l’apogeo negli anni Settanta del secolo scorso. Sul mercato si trovavano circa 3’000 prodotti fabbricati con l’amianto.

La Svizzera è stato un centro importante dell’amianto. A Niederurnen, nel canton Glarona, aveva sede il gruppo Eternit della famiglia Schmidheiny. Nel periodo più fasto, la holding Schmidheiny Amiantus SA controllava dal villaggio glaronese fabbriche in 16 paesi nel mondo con alle loro dipendenze 23’000 persone.

Negli uffici della Eternit aveva sede dal 1929 anche la SAIAC, cartello dei produttori di cemento-amianto.

La Eternit aveva due stabilimenti in Svizzera: a Niederurnen e a Payerne, nel canton Vaud.

Fino a 170 vittime all’anno

Messo al bando in Svizzera il primo marzo 1990, l’amianto continua a mietere vittime, dato il lungo periodo di incubazione tra l’esposizione a questo materiale e la comparsa dei sintomi della malattia.

“Si stima che ogni anno fino a 170 persone continuino a sviluppare un mesotelioma maligno”, scrive l’Ufficio federale della sanità pubblica nella sua scheda informativaCollegamento esterno. Il mesotelioma è un tumore pleurico raro che colpisce le persone esposte all’amianto.

Tra di esse, da 20 a 30 persone non possono avvalersi della copertura assicurativa della Suva, ma soltanto delle prestazioni meno complete dell’assicurazione malattie obbligatoria e dell’assicurazione invalidità.

È per rimediare a questa situazione e venire quindi in aiuto alle persone malate e alle loro famiglie che nel 2016 è stata creata l’EFA.

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I finanziamenti privati languono

Il fondo non è alimentato con fondi pubblici, bensì tramite versamenti volontari di aziende che lavoravano l’amianto, del settore assicurativo, di aziende ferroviarie o commissioni paritetiche.

Dal 2016 ad oggi, nel fondo sono confluiti circa 26 milioni di franchi. Una somma “ben al di sotto delle aspettative” poiché “entro il 2030 avremo bisogno di circa altri 50 milioni supplementari”, ci risponde per iscritto Dani Ernst, responsabile della comunicazione dell’EFA.

“Ci siamo appellati al loro [degli operatori economici, ndr] senso di solidarietà a fine del 2021, sottolineava il presidente del Consiglio di fondazione Urs Berger nel rapporto d’attività 2022 dell’EFA. Speravo potesse portare a qualcosa in termini di aiuti, sostegni e possibilità e di poter affrontare le cose con più positività dopo la pandemia. Ma tutto questo non si è concretizzato. Tanti discorsi, tante parole di speranza, ma niente fondi”.

Nel 2022, ad esempio, nelle casse della fondazione sono entrati appena 369’000 franchi.

Una situazione che Dani Ernst spiega così: “La crisi del coronavirus non ha di certo aiutato per convincere interi settori o singole aziende a fare concessioni, anche se i contatti che abbiamo avuto sono stati positivi. Oggi questi attori sono confrontati con sfide economiche che li spingono a non effettuare pagamenti”.

Viste queste difficoltà, il Governo intende quindi intervenire, permettendo alla Suva di partecipare al finanziamento del fondo.

Risarcimento medio di 100’000 franchi

Un passo che l’EFA accoglie naturalmente con soddisfazione. “Se esaurissimo i fondi, non potremmo più risarcire le vittime dell’amianto. Accogliamo quindi con grande favore il fatto che siano state cercate soluzioni politiche e che sia stata proposta una soluzione che permetterà alla fondazione di adempiere al suo scopo per i prossimi dieci anni”, sottolinea Ernst.

Finora, l’EFA ha risarcito quasi 140 persone. Gli indennizzi complessivi sono ammontati a 14 milioni di franchi, per un risarcimento medio di 100’000 franchi.

A poter far capo al fondo non sono solo le persone residenti nella Confederazione: “La condizione è che abbiano avuto un contatto dimostrabile con l’amianto in Svizzera”, precisa Dani Ernst.

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