La Svizzera vuole introdurre un nuovo strumento per gestire eventuali crisi che colpiscono le banche di importanza sistemica. Il Governo propone di adottare il "public liquidity backstop" (PLB), un meccanismo pubblico per garantire liquidità, utilizzato per Credit Suisse come misura di emergenza.
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tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS
Questo strumento fa già parte del quadro standard internazionale di gestione delle crisi bancarie. Nel marzo 2022, il Consiglio federale aveva già definito le linee guida per l’introduzione di tale sistema. Il salvataggio di Credit Suisse, tuttavia, ha accelerato il processo.
Dato che le garanzie statali di liquidità non sono disciplinate in Svizzera a livello normativo, lo scorso marzo il Consiglio federale è intervenuto emanando un’ordinanza, basata sul diritto di necessità, per porre le basi legali per il PLB, così da scongiurare il fallimento di Credit Suisse e permetterne l’acquisizione da parte di UBS.
Il progetto, annunciato giovedì e inviato in consultazione prima di sottoporlo al Parlamento, ha lo scopo di trasporre nel diritto ordinario, mediante modifica della legge sulle banche, il contenuto dell’ordinanza, ossia le disposizioni sul PLB e altre misure adottate a sostegno del matrimonio forzato fra i due leader elvetici del settore.
Rafforzare la fiducia
Il “public liquidity backstop”, spiega il Governo, entra in gioco quando la liquidità propria di una banca non basta più per soddisfare i suoi obblighi finanziari e, secondariamente, quando le possibilità della banca centrale di prestare aiuti in cambio di sufficienti garanzie sono esaurite. Inoltre, consente all’istituto d’emissione di predisporre ulteriori fondi liquidi garantiti dallo Stato. L’importo viene stabilito nel singolo caso e a seconda delle circostanze. Questo strumento intende contribuire alla fiducia degli investitori e della clientela anche in caso di crisi.
Il suo utilizzo è previsto per le banche di rilevanza sistemica, categoria della quale, in Svizzera, oltre ai promessi sposi Credit Suisse e UBS, fanno parte pure PostFinance, Raiffeisen e la Banca cantonale di Zurigo. Questo perché, ricorda l’esecutivo, una situazione di emergenza o un fallimento di una di esse può comportare notevoli squilibri nel sistema finanziario e gravi danni per l’economia svizzera.
Nel caso di Credit Suisse, acquisito da UBS per 3 miliardi di franchi, la Confederazione ha fornito una garanzia per i 109 miliardi di franchi messi a disposizione delle due banche, di cui 100 miliardi sotto forma di PLB. Oltre a queste garanzie statali, la Banca nazionale svizzera aveva già anticipato 150 miliardi di franchi di liquidità aggiuntiva, non garantita dallo Stato.
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