Ancora troppi camion sulle strade alpine, il Parlamento svizzero prova a correggere il tiro
Il Consiglio nazionale ha adottato martedì tre mozioni che dovrebbero permettere di dare una spinta al trasferimento del traffico pesante dalla strada alla ferrovia.
Trent’anni fa, l’elettorato svizzero aveva accettato un po’ a sorpresa di iscrivere nella Costituzione la protezione della regione alpina dalle ripercussioni negative del traffico di transito.
Da allora la cosiddetta Iniziativa delle Alpi e le relative leggi che la concretizzano sono il perno attorno al quale ruota la politica dei trasporti svizzera nell’area alpina.
L’obiettivo principale è di trasferire il traffico merci dalla strada alla ferrovia. In teoria, la legge stabilisce che il numero di camion in transito non dovrebbe essere superiore a 650’000 all’anno.
Dopo essere lentamente ma costantemente diminuito, il traffico pesante su gomma è rimasto stabile nell’ultimo triennio: 895’000 nel 2021, 927’000 nel 2022 e 916’000 l’anno scorso.
Il traguardo fissato nella legge, che avrebbe dovuto essere raggiunto nel 2018, appare una chimera.
Nello stesso tempo, nel 2023 il volume delle merci trasportate su rotaia è per la prima volta diminuito – di circa l’8% sull’arco di un anno – da quando è stata varata la politica di trasferimento nel 2000.
“L’obiettivo di trasferimento del traffico non potrà essere raggiunto senza ulteriori sforzi e senza intensificare la politica in materia”, ha sottolineato martedì il deputato socialista grigionese Jon Pult a nome della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni (CTT) del Consiglio nazionale, che si è occupata di esaminare il rapporto 2023 sul trasferimento del traffico.
Poiché “il rapporto del Consiglio federale non contiene nessuna misura concreta a corto termine per sostenere e portare avanti con successo il trasferimento nella difficile situazione attuale”, ha affermato Pult, che è pure presidente dell’Iniziativa delle Alpi, la CCT ha deciso di impugnare il toro per le corna e di presentare cinque atti parlamentari volti a “creare nuovi incentivi”.
Tre di essi sono stati approvati dalla maggioranza della Camera bassa.
Il servizio del TG sul tema:
Investimenti all’estero
La prima mozione accolta dal Nazionale chiede di realizzare un corridoio di quattro metri sulla linea ferroviaria della sponda sinistra del Reno, in Francia. Per Pult si tratta dell’unica opzione percorribile se si vuole impedire che la politica di trasferimento del traffico si areni o faccia addirittura un passo indietro, e ciò perché i lavori nei grandi cantieri aperti in Germania si protrarranno fino a dopo il 2045.
Altra misura auspicata: la creazione di binari tampone. L’obiettivo è realizzarne 15-20 a nord e 6-10 binari a sud. Quest’infrastruttura verrebbe utilizzata per parcheggiare treni merci in caso di perturbazioni. Lo scopo è evitare cancellazioni. Attualmente il 10-15% dei treni merci è infatti soppresso, un dato in crescita.
Il terzo atto parlamentare domanda di non destinare alle medie distanze parte dei fondi previsti per le lunghe distanze, così come auspicato dal rapporto sul trasferimento del traffico. La proposta avrebbe l’effetto di riportare sulla strada parte dei trasporti effettuati sulle lunghe distanze, ha detto Pult. Per questo motivo la mozione chiede un sostegno che venga da fondi supplementari (15 milioni).
Sono per contro stati respinti un postulato che chiedeva di esaminare l’impatto dell’introduzione di una tassa sui transiti alpini (TTA) e una mozione che domandava di adeguare interamente al rincaro la tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni (TTPCP).
“La situazione non è così terribile”
Durante il dibattito una minoranza, guidata dall’esponente dell’Unione democratica di centro (UCD destra conservatrice) Benjamin Giezendanner, ha chiesto di respingere tutti gli atti parlamentari. “La situazione non è così terribile come sembra”, ha sostenuto l’argoviese, peraltro titolare di una grossa impresa di trasporti su camion.
Il rapporto va da luglio 2021 a giugno 2023, e concerneva quindi in parte il lasso di tempo contraddistinto dalla pandemia. Il periodo in rassegna è inoltre stato segnato da scioperi nel settore ferroviario, sia in Francia che in Germania, ha ricordato il deputato dell’UDC.
Circa il limite di 650’000 camion, per Giezendanner andrebbe riconosciuto che questo è “probabilmente illusorio”. Dopo un certo numero di rapporti sul trasferimento modale, bisognerebbe forse ammettere che andrebbe aumentato, ha aggiunto sostenendo come la politica dei trasporti in Svizzera sia “esemplare” nel confronto europeo.
In merito ai cinque atti parlamentari, Giezendanner ha chiesto di respingere quello sul potenziamento della linea situata sulla sponda francese del Reno poiché prematuro. Non si conoscono i bisogni francesi, e in ogni caso occorrerebbe attendere un incontro tra il consigliere federale Albert Rösti, responsabile del settore dei trasporti, e il suo omologo francese. Decidere ora indebolirebbe la posizione della Svizzera, ha sostenuto.
Sui i binari tampone, per Giezendanner la Svizzera non deve diventare il posteggio dei treni europei. Chiedete ai cittadini di Basilea se sono d’accordo, ha aggiunto.
Concernente i finanziamenti per le medie distanze, l’argoviese ha ricordato come il fondo per le infrastrutture ferroviarie finirà i soldi nel medio-lungo termine. Non è quindi il momento di introdurre nuove uscite. Albert Rösti ha inoltre ricordato come si parli di una riduzione di circa 3 milioni di franchi all’anno su una spesa di poco inferiore ai 100 milioni. Da parte sua, Giezendanner ha anche messo in dubbio l’utilità della proposta visto che il trasporto su strada è più competitivo sulle distanze brevi e medie.
La tassa sui transiti non conforme all’accordo con l’UE
In merito alla TTA, Rösti ha sostenuto come questa non sia conforme all’accordo sul traffico terrestre concluso con l’Unione europea. La nuova tassa, ha inoltre avvertito il liberale radicale ticinese Alex Farinelli, andrebbe a colpire anche il traffico attraverso le Alpi da e per il Ticino.
Sull’aumento della TTPCP, in diversi hanno ricordato come la fattura finale andrebbe a carico dei consumatori. L’auspicato rincaro è inoltre ingiustificabile viste le difficoltà attuali del settore industriale svizzero, ha sostenuto Giezendanner. L’adeguamento della tassa sul traffico pesante si aggiungerebbe peraltro al già deciso incremento del 5%, ha aggiunto Rösti.
Le mozioni approvate passano ora all’esame del Consiglio degli Stati.
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