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A Zurigo, una pizza Margherita costa in media 17 franchi

Strana pizza a forma di croce svizzera.
Un ristoratore svizzero ha depositato richiesta di brevetto per la prima pizza "alla svizzera". Keystone / Obs/neapolis - Le Taverne Di Luc

Un quotidiano ha stilato la classifica di quanto costi una classica pizza italiana nelle città della Svizzera tedesca.

Per l’appetitoso confronto, un giornalista del quotidiano svizzero di lingua tedesca Tages-Anzeiger ha utilizzato i prezzi indicati nei menu pubblicati da 1’542 ristoranti in un sito commerciale molto utilizzato nel Paese per farsi consegnare del cibo a domicilio. I dati sono stati estratti con un programma informatico, e poi analizzati. Il risultato è la classifica di quanto costi una classica pizza nelle regioni germanofone della Confederazione elvetica.

La pizza più cara

In media, secondo l’analisi del Tages-AnzeigerCollegamento esterno, la pizza più costosa sarebbe a Zurigo, con un prezzo medio di 17.30 franchi. Seguono Zugo (16.28), Basilea (16.06) e Berna (15.82). La meno cara, fra le dodici città prese in esame, è risultata essere Thun, con un prezzo medio di 14.23 franchi per una pizza. Il costo in assoluto più alto è stato individuato in uno specifico locale zurighese, di cui il giornale non menziona il nome, dove una Margherita raggiungerebbe i 22 franchi. Commenta il giornalista che il costo di lavoro e materie prime varia fra centri piccoli e grandi, e Zurigo è rinomata per essere una città piuttosto costosa. Resta che a cercare, per esempio, una pizza da farsi consegnare a domicilio a Roma, per una Margherita il prezzo si aggira sugli otto euro. Ricorda il Tages-Anzeiger, che l’eccezione elvetica ai prezzi medi mondiali è evidente anche nel “Big Mac Index” pubblicato ogni anno dal settimanale The EconomistCollegamento esterno. Dove si può leggere che il tipico prodotto globale in Svizzera costa quasi il 40% più di uno acquistato negli Stati Uniti.

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No, l’origano no

Tornando alla pizza “alla svizzera”, per ottenere informazioni paragonabili il Tages-Anzeiger ha ritenuto opportuno includere nella definizione di “pizza Margherita” solo pizze che quel nome portassero e che non contenessero “nient’altro che pomodoro, mozzarella, origano, basilico e olio di oliva”. Il campione finale così selezionato comprendeva 491 esemplari. Sulla ricetta, buongustaie e pizzaioli italiani avrebbero probabilmente da ridire. Perché nella madrepatria indiscussa della pizza tricolore, si ritiene che l’origano non appartenga alla ricetta. L’usanza, comunque, sarebbe diffusa in Germania – e a quanto pare, anche in Svizzera tedesca – un fatto che in un forum italiano dedicato alla pizza viene cortesemente tolleratoCollegamento esterno. Ma il Decalogo dell’Associazione verace pizza napoletanaCollegamento esterno non lascia spazio agli equivoci: nella Margherita ci va il basilico, e non l’origano.

Napoli, 2016, una pizza Margherita lunga due chilometri sul lungomare.
Napoli, 2016, una pizza Margherita lunga due chilometri sul lungomare. Keystone / Ciro Fusco

La regina delle pizze

La questione è considerata importante nella Penisola. La “Margherita” fu notoriamente messa a punto, e così battezzata, per celebrare la visita a Napoli della regina Margherita di Savoia nell’estate del 1889. In Italia, la disputa tuttavia non si è mai sopita su quale sia la vera e perfetta pizza. I puristi ritengono che in ogni caso sia quella fatta a Napoli, con il caratteristico “cornicione”, ovvero la crosta che deve essere alta alcuni centimetri. Dissente la cittadinanza di Roma, dove invece non si prevede nessun cornicione e la pizza, in generale, è tanto sottile da mangiarsi in pochi bocconi.

Napoli, 2009, festa in piazza per i 120 anni della creazione della pizza Margherita.
Napoli, 2009, festa in piazza per i 120 anni della creazione della pizza Margherita. Keystone / Ciro Fusco

La disfida internazionale

Nonostante sia divenuta uno dei piatti più venduti e consumati nel pianeta, la pizza è rimasta quanto meno “italiana” per principio, e come tale celebrata da giornate internazionali, concorsi gastronomici e un’infinita serie di marchi e associazioni dedicate. La Svizzera, vicina di casa e patria di tanta immigrazione italiana, ha fatto sua la tradizione. Prezzi a parte, è rimasta nelle cronache elvetiche la mossa di un ristoratore che nel 2019 ha registrato presso l’Istituto Federale della Proprietà IntellettualeCollegamento esterno (IPI) la pizza bizzarra che vedete nell’apertura di quest’articolo. L’ha chiamata “QuattroLingue” e con il numero ufficiale 142630 è definita “la prima pizza a forma di croce svizzera”Collegamento esterno. L’ideatore è un imprenditore napoletano.

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