Le scritte si trovano su due edifici della Niederdorf.
Keystone / Gaetan Bally
La Città di Zurigo ha avuto il nullaosta dal Tribunale amministrativo cantonale per coprire le iscrizioni con riferimento ai mori che appaiono su alcuni edifici storici del nucleo storico.
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Keystone-ATS
Nuovo tassello nella vicenda delle iscrizioni con riferimento ai “mori” che compaiono su due edifici storici del Niederdorf a Zurigo. Il Tribunale amministrativo cantonale ha dato ragione alla città che vuole coprire le scritte.
La città di Zurigo intende coprire le iscrizioni perché considerate razziste, ma la sezione zurighese di Patrimonio svizzero (Heimatschutz) si è opposta con un ricorso, che è stato accolto in prima istanza dal Tribunale dei ricorsi in materia edilizia.
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Le scritte “Zum Mohrenkopf” e “Zum Mohrentanz”, presenti su due edifici di Zurigo e considerate razziste, restano dove sono (per ora).
La seconda istanza ha ora deciso in favore della copertura, argomentando che quest’ultima non sarà irreversibile e la natura degli edifici non sarà quindi intaccata. Anche questa decisione può ancora essere impugnata davanti al Tribunale federale. Heimatschutz ha fatto sapere che intende esaminare più a fondo la sentenza prima di prendere una decisione.
Le scritte risalgono al XX secolo
Le scritte “Zum Mohrenkopf” (Alla testa di moro) e “Zum Mohrentanz” (Al ballo dei mori) danno il nome a due edifici del XV e XVII secolo nel centro storico di Zurigo. In un rapporto pubblicato un anno fa, ricercatori del Politecnico federale di Zurigo (ETHZ) sono tuttavia arrivati alla conclusione che le iscrizioni non sono antiche, ma sono state create nel XX secolo in un processo descritto come la “reinvenzione della città vecchia”.
Si tratta in altre parole di scritte che dicono di più sui desideri dei committenti che sul passato. Il termine “Mohr” (Moro) – citato nel rapporto soltanto come parola-M – ha peraltro sempre avuto un’accezione peggiorativa. E secondo i ricercatori, la collocazione delle iscrizioni dovrebbe essere vista nel contesto di una “amnesia coloniale”. Lo studio è stato commissionato dalla città di Zurigo.
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