La televisione svizzera per l’Italia

Trump di fronte alla rabbia di Dayton ed El Paso

manifestanti con un cartellone sui cui sta scritto razzista, torna a casa
Ad El Paso e a Dayton, Donald Trump non è stato accolto proprio a braccia aperte. Copyright 2019 The Associated Press. All Rights Reserved.

Il presidente statunitense si è recato in visita mercoledì a Dayton e ad El Paso, teatro delle stragi che nel weekend hanno provocato 31 morti.

Donald Trump non era esattamente il benvenuto nelle città dell’Ohio e del Texas. O almeno non per tutti. Il suo arrivo è infatti stato accolto come previsto da molte proteste. Molti pensano che a causa della sua retorica incendiaria, l’inquilino della Casa Bianca sia in parte responsabile di quanto accaduto. E i democratici, ormai in piena campagna elettorale per le presidenziali del 2020, lo accusano di aver alimentato il razzismo e il suprematismo bianco.

La contestazione è stata dura soprattutto nella città texana al confine col Messico, dove il giovane killer Patrick Crusius, 21 anni, ha preso di mira la comunità ispanica dopo aver parlato sui social di “invasione del Texas”. Le stesse parole più volte usate dal Trump, che proprio di El Paso aveva fatto il centro della sua battaglia per costruire il muro, sfidando la volontà della popolazione locale.

Contenuto esterno

“Devi andartene”

Così il dolore ha lasciato presto il posto alla rabbia. All’arrivo del presidente e della first lady a Dayton (la Casa Bianca non aveva rilasciato i dettagli della visita proprio per ragioni di sicurezza) in centinaia si sono riversati in strada per manifestare la propria frustrazione per una presidenza considerata troppo accondiscendente verso l’ascesa di gruppi di estrema destra e troppo timida nell’affrontare la piaga delle armi da fuoco. Mentre Trump entrava nell’ospedale dove sono stati ricoverati i feriti scampati alla furia del 24enne Connor Betts, dalla folla si sono levate le urla di molti: “Basta odio”, “Fai qualcosa”, “Devi andartene”. Momenti di tensione anche per la presenza di alcuni sostenitori del tycoon.

Ancora più gente per le strade di El Paso, dove il messaggio dei manifestanti, in grandissima parte latinos, è stato più’ che esplicito: “Non sei il benvenuto”. In molti considerano la visita di Trump come “un’intrusione non necessaria” in una comunità che si sta sforzando di elaborare il lutto e sta cercando di reagire. Il sentimento è quello dell’ira per quanto accaduto ma anche di paura: “Ci sentiamo ormai come delle prede con qualcuno alle spalle che ci dà la caccia”, spiegava davanti alle telecamere delle tv uno dei tanti immigrati ispanici, soprattutto messicani, che popolano la variegata comunità della città texana.

“Nella mia città sono morte 22 persone per un atto di terrore ispirato dal suo razzismo. El Paso non starà mai zitta e nemmeno io!”
Beto O’Rourke, candidato democratico

Durissimo lo scambio con Beto O’Rourke, candidato democratico alla Casa Bianca che ad El Paso è di casa: “Stia zitto!”, aveva twittato il presidente statunitense, reagendo alle accuse di aver contribuito con la sua retorica anti immigrati a creare il clima della strage. Secca la replica di O’Rourke: “Nella mia città sono morte 22 persone per un atto di terrore ispirato dal suo razzismo. El Paso non starà mai zitta e nemmeno io!”.

“Fermeremo l’immigrazione illegale, anche col muro”

Trump ha però tirato dritto per la sua strada. E nonostante le autorità locali lo abbiano invitato a non alzare i toni prima di partire per i luoghi delle stragi ha ribadito con forza il suo mantra: “L’immigrazione illegale è una cosa terribile per questo Paese e la fermeremo, anche col muro”. Alla domanda se temesse l’ascesa del suprematismo bianco, il presidente ha risposto che a preoccuparlo “è l’ascesa di qualunque gruppo che inciti all’odio”.

Intanto l’Fbi indaga proprio sulle ideologie che hanno ispirato i due killer del fine settimana, trattando i due casi come “terrorismo interno”. Si scava soprattutto nella vita del killer di Dayton, rimasto a sua volta ucciso, che ora si scopre era ossessionato dalle sparatorie di massa. Un’ora prima della strage, come mostra un nuovo video, era nello stesso bar con degli amici e la sorella Megan che è stata una delle nove vittime.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR