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Polemiche per i nuovi perdoni presidenziali di Trump

Trump con pollice alzato
A differenza di Obama, i cui perdoni hanno interessato soprattutto sconosciuti condannati per reati legati alla droga, Trump ha graziato personalità di spicco a lui molto vicine. Copyright 2020 The Associated Press. All Rights Reserved.

Delle persone la cui integrità è stata messa in causa durante l'inchiesta sulle interferenze russe nelle elezioni del 2016 e anche il padre di suo genero. I nuovi perdoni presidenziali concessi da Donald Trump hanno provocato indignazione anche nei ranghi del partito repubblicano.

La Casa Bianca ha svelato mercoledì sera una lista di quasi trenta misure, tra grazie e commutazioni di pena. Tra i beneficiari figurano Paul Manafort, ex direttore della campagna presidenziale di Trump nel 2016, e il suo ex consigliere Roger Stone, entrambi condannati nell’ambito della maxi-inchiesta sulle ingerenze russe nelle elezioni.

“Le parole non bastano per esprimere tutta la nostra riconoscenza”, ha scritto Manafort su Twitter. Quest’ultimo stava espiando una pena di sette anni e mezzo di prigione per diverse frodi venute a galla nell’inchiesta del procuratore Robert Mueller, due anni di indagini sulle possibili collusioni tra la Russia e l’equipe di Trump.

Trump è stato accusato, ancora una volta, di abusare del suo diritto di perdono. A fine novembre, la clemenza era stata concessa a Michael Flynn, suo ex consigliere per la sicurezza nazionale, anche lui implicato nel “Russia-gate”.

Molte critiche sono istantaneamente piovute sul presidente. “Trump ha appena graziato un’altra banda di criminali della sua gang”, si è indignato il deputato democratico Lloyd Dogget.

Ma la delusione non manca neanche tra i repubblicani. “Questo è marcio fino al midollo”, ha dichiarato il senatore repubblicano Ben Sasse commentando l’ultima serie di perdoni.

“È quello che ci si aspetterebbe se si desse la possibilità di perdonare a un boss mafioso”, ha twittato invece Andrew Weissmann, un membro del team di Mueller che ha partecipato all’incriminazione di Manafort.

I perdoni sono una sorta di tradizione della fine del mandato di un presidente e la scelta dei beneficiari dipende quasi esclusivamente dalla volontà del capo dell’esecutivo.

Durante l’amministrazione Obama, la maggior parte dei perdoni presidenziali sono stati concessi a persone incarcerate per reati legati alla droga e sconosciute al grande pubblico. Trump invece ha usato la sua facoltà per graziare persone di alto profilo a lui direttamente legate.

Un ulteriore esempio è il perdono concesso a Charles Kushner, il padre del suo genero Jared Kushner. Un immobiliarista che si è dichiarato colpevole anni fa di evasione fiscale e donazioni illegali a campagne politiche.

Secondo i procuratori, Kushner, dopo aver scoperto che suo cognato stava cooperando con le autorità, aveva concepito una vendetta che consisteva nell’ingaggiare una prostituta per attirare il cognato, registrare l’incontro e poi spedire il filmato alla sorella, la moglie dell’uomo.  

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tvsivzzera.it/Zz/reuters/afp con RSI (TG del 24.12.2020)

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