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La conservatrice Coney Barrett alla Corte Suprema

La giudice Amy Coney Barrett Keystone

A poche settimane dalle presidenziali USA Donald Trump ha scelto, secondo quanto riferiscono i media americani, il nome del nuovo giudice della Corte Suprema per il posto lasciato vacante da Ruth Bader Ginsburg, morta lo scorso 18 settembre.

Questo contenuto è stato pubblicato il 26 settembre 2020 - 15:51
tvsvizzera/ats/spal con RSI (TG del 26.9.2020)

La nomina presidenziale è caduta su Amy Coney Barrett, magistrato della corte d'appello di Chicago ed ex assistente del giudice dell'alta corte Antonin Scalia.

Con il suo arrivo la Corte Suprema è destinata a spostarsi ulteriormente a destra, con una maggioranza di sei giudici conservatori e soli tre democratici.

Amy Coney Barrett, 48enne di New Orleans, ha sette figli (di cui due adottati ad Haiti) ed è nota per essere una cattolica praticante con posizioni apertamente ultraconservatrici in tema di aborto, migrazione e armi.

Il servizio del TG:

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L'accelerazione sull'importante nomina è stata osteggiata dai democratici, soprattutto dopo le controverse dichiarazioni di Donald Trump che si è detto intenzionato a contestare una sua eventuale sconfitta alle urne il prossimo 3 novembre, in particolare in relazione alle procedure del voto per corrispondenza, rifiutandosi di garantire una transizione pacifica.

In una simile situazione diverrebbe fondamentale il ruolo della Corte Suprema su cui, sottolineano molti osservatori, potrebbero però intervenire i nuovi equilibri politici interni.

In questo inquietante scenario, del tutto inedito nella storia degli Stati Uniti, anche le rassicurazioni della Casa Bianca non hanno certo contribuito a fugare i timori, soprattutto dopo che la portavoce ha dichiarato che "il presidente accetterà i risultati di elezioni libere e giuste", ipotesi questa che lo stesso Trump ritiene irrealizzabile.

A conferma dell'eccezionalità della situazione vissuta negli Stati Uniti, il Senato (a maggioranza repubblicana) si è sentito in dovere di adottare una risoluzione (non vincolante) in cui è scritto che "non ci devono essere ostruzioni da parte del presidente o di qualsiasi persona al potere per rovesciare la volontà del popolo degli Stati Uniti".

Mentre il capo di Stato Maggiore Mark Milley ha precisato per iscritto che l'esercito non intende prender parte a possibili controversie riguardanti il risultato delle elezioni presidenziali.

tvsvizzera/ats/spal con RSI (TG del 26.9.2020)

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