La 'giornata di riflessione' sabato alla vigilia del voto in Spagna impone il silenzio per le forze politiche, che hanno chiuso venerdì in serata una breve ma intensa campagna elettorale. E noi siamo andati in Catalogna per vedere come la regione affronta questo appuntamento elettorale.
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tvsvizzera.it/fra con RSI
A poche ore dalla chiamata alle urne resta l’incognita sulla possibilità reale di superare l’impasse che ha impedito la formazione del governo dopo la consultazione del 28 aprile scorso.
E se il leader socialista e premier ad interim Pedro Sanchez rimane determinato alla formazione di un governo monocolore e chiede per questo il mandato agli elettori, le novità nel panorama possono arrivare dall’ambizione dell’ultradestra di Vox guidato da Santiago Abascal e dalle speranze del Partido Popular di Pablo Casado.
Vox è un partito sì ‘giovane’ ma che ambisce a raccogliere l’eredità più tradizionale nella politica spagnola, proponendosi come “l’alternativa patriottica” e impegnandosi per una “Spagna unita”. L’ambizione su queste basi è di diventare la terza forza politica del Paese. Possibilità segnalata da alcuni che prevedono fino ad un raddoppio della presenza in parlamento dopo l’ingresso dei 24 parlamentari con il voto di aprile.
Intanto Pablo Casado spera: dopo la sconfitta cocente che vide il Pp ai minimi storici in primavera, i sondaggi segnalano una ripresa nei consensi e il leader dei popolari ne fa bandiera e punta, se non ad un numero di seggi decisivo, alla capacità di ottenere appoggio e sostegno a differenza di Sanchez. Il suo appello allora è a non frammentare il voto.
In Catalogna la storia è ben diversa. Vediamo come stanno le cose con questo nostro servizio.
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