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Un governo per la “Soft-Brexit”

Dopo il terremoto scatenato dalle dimissioni dei ministri David Davis e Boris Johnson la premier britannica Theresa May ha completato martedì il rimpasto di governo e iniziato a preparare i prossimi appuntamenti a cominciare dalla pubblicazione, prevista giovedì, del Libro Bianco (White Paper) destinato a sancire nei dettagli la svolta 'soft' nei negoziati della Brexit.

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L’approccio “morbido” della May è stato denunciato da Davis e Johnson quasi come una resa all’idea di “una semi-Brexit” e che continua a suscitare molti malumori all’interno dello zoccolo duro euroscettico del gruppo parlamentare Conservatore. 

Ma May lunedì ha difeso dalle critiche alla Camera dei Comuni, negando qualunque tradimento del risultato del referendum del 2016. 

Primo piano di Jeremy Hunt.
Il neo ministro degli esteri Jeremy Hunt. Keystone

La linea dovrà essere portata sul tavolo di Bruxelles – dove l’accoglienza appare al massimo tiepida – anche dai due principali volti nuovi del gabinetto: il neoministro per la Brexit, Dominic Raab, e quello degli Esteri, Jeremy Hunt. 

Quest’ultimo occupava la funzione di ministro della Sanità ed è considerato meno indocile verso la May rispetto a Johnson. 

“Sono onorato – ha scritto Hunt in un Tweet – di essere stato nominato ministro degli Esteri in questo momento critico per la storia del nostro Paese. È tempo di sostenere il nostro Primo Ministro per ottenere un grande accordo per la Brexit: ora o mai più”.

Governo fragile ma non a rischio… per il momento

I media intanto sono concordi nel tratteggiare un governo ancor “più fragile e vulnerabile”. Ma senza sottovalutare le chance di sopravvivenza di May.

Su di lei, notano diversi commentatori, continua a pesare la spada di Damocle di una possibile mozione di sfiducia (i 48 deputati Tory sufficienti a formalizzare una sfida alla sua leadership sulla carta ci sono e la dura lettera di dimissioni di Johnson pare incoraggiarli).

E tuttavia la resa dei conti potrebbe essere rinviata, nel timore di spianare la strada a elezioni anticipate e a una vittoria del Labour di Jeremy Corbyn. Anche se, nel frattempo, osservano altri, la corrente dei ‘brexiteers’ resta in grado di far mancare la maggioranza su qualunque provvedimento.

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