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L’Onu nell’impasse per i corridoi umanitari in Siria

IL valico doganale siriano-turco di Bab al-Hawa.
Sono solo due i punti d’accesso, entrambi lungo la frontiera turco-siriana, attraverso i quali gli autocarri possono raggiungere le regioni ribelli di Aleppo e Idlib, dove vivono milioni di profughi siriani. Keystone / Str

Non si è giunti ancora a nessun accordo all’interno del Consiglio di sicurezza dell’ONU anche dopo cinque votazioni negli ultimi quattro giorni sulle proposte occidentali di prolungare i corridoi umanitari per la Siria. Russia e Cina, infatti, si sono opposte fermamente, bocciando ogni alternativa.

Questi corridoi autorizzati dalle Nazioni Unite dal 2014 permettono di portare cibo e altri mezzi di sussistenza. Sono rimasti attualmente due i punti d’accesso, entrambi lungo la frontiera turco-siriana, attraverso i quali gli autocarri possono raggiungere le regioni ribelli di Aleppo e Idlib, dove vivono milioni di profughi siriani.

Si tratta di una situazione non più accettabile per Mosca, secondo la quale è violata la sovranità nazionale dell’alleato Bashar al Assad e per questo chiede che almeno uno dei due passaggi sia chiuso. Washington però ritiene imprescindibile il mantenimento di entrambi i passaggi.

Da parte sua la Russia ha cercato di far approvare una risoluzione volta a limitare gli aiuti umanitari in Siria, ma il consiglio di sicurezza dell’Onu ha bocciato un primo poi un secondo tentativo. La risoluzione ha ricevuto l’appoggio solo di Cina, Vietnam, Sud Africa e della stessa Russia.

Un’ultima speranza d’intesa è nelle mani dei rappresentanti di Germania e Belgio, incaricati di gestire il dossier. Sarebbero del resto in corso trattative per giungere a una nuova votazione nel weekend, con lo scopo di mantenere almeno un valico percorribile mentre le organizzazioni umanitarie parlano intanto già di vergogna e di giornata nero per tutti i siriani.

Il servizio del telegiornale:

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tvsvizzera.it/fra con RSI

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