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Non è più la Corleone di una volta

I commercianti, oppressi dalla crisi e dalle estorsioni, hanno iniziato a denunciare le cosche mafiose locali. Quattro arresti in un blitz dei carabinieri

Questo contenuto è stato pubblicato il 27 gennaio 2015 - 16:32

Conosciuta nel mondo come città di una delle cosche mafiose più temute e per aver dato i natali a boss del calibro di Luciano Liggio, Toto Riina e Bernardo Provenzano (nonché per la celebre saga cinematografica di Francis Ford Coppola del Padrino), Corleone finora era considerato un feudo impenetrabile di Cosa nostra. A sfatare il mito c'hanno pensato alcuni commercianti che, rompendo il muro di omertà, hanno iniziato a denunciare le estorsioni cui sono sottoposti dalle cosche locali.

E proprio grazie alle dichiarazioni delle vittima del racket i carabinieri, coordinati dalla DDA di Palermo, hanno condotto l'operazione che questa mattina ha portato nel comune siciliano all'arresto di 4 indiziati, tra i quali un pregiudicato vicino al boss Provenzano.

"È un ottimo segnale - ha detto il comandante dei militari di Monreale Pierluigi Solazzo - i commercianti, già stritolati dalla crisi, non possono più sopportare anche la pressione mafiosa". Agli autori delle estorsioni gli inquirenti erano arrivati grazie alle intercettazioni di quattro commercianti che, messi alle strette dai carabinieri, hanno finito per convincersi a raccontare tutto alle forze dell'ordine. Nel video un estratto delle intercettazioni.

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